Ho sognatodi essere un esubero

di Paolo Ghezzi - NO

L'altra notte ho sognato di essere uno dei 95 operai che perderanno il posto, alla fabbrica dei frigoriferi.
"Esubero", mi chiamano. Ma dovrebbero chiamare le cose con il loro nome, invece di incartarle in parole ridicole, astruse, ipocrite. Io non sono un esubero: quel che sarò tra poco è un disoccupato, un  senza lavoro, uno scarto sociale. E non mi metteranno in "mobilità", mi cacceranno dalla fabbrica. E non riceverò "ammortizzatori sociali", come dicono i politici: mi daranno un assegno, mi regaleranno dei soldi per farmi sopravvivere purché me ne resti a casa. Improduttivamente a casa.
Non sono "adeguamenti di organico", sono licenziamenti. Ma perché non chiamano le cose con il loro nome? E i comunicati del principe di Trento? "Il presidente ha parlato con i responsabili dell'azienda. Gli hanno assicurato che il programma degli investimenti non si ferma". Ma il principe di Trento parla al massimo con il numero 1 di Varese, che conta come il due di bastoni quando la briscola è denari. Sono gli americani che decidono, e gli americani manco sanno chi è, il principe  di Trento. I capitalisti se ne fanno un baffo, dei prìncipi (e dei princìpi?).
Il boss dei boss, laggiù nel Michigan, è un americano ottimista. Si chiama Jeff, ha una faccia simpatica, a vederlo sul sito. Ma Jeff non sa che faccia ho io. Sa però che cosa guadagno: millecento  euro al mese, dopo vent' anni alla catena di montaggio. Se lavoro un sabato, aggiungo cento euro per due pizze con la famiglia (siamo in cinque), o una pizza e la ricarica del cellulare della mia figlia più grande, che però ultimamente - vista la crisi - si è data una calmata, e ha ridotto i suoi sms sotto i 50 di media giornaliera, povera stella.
Se non guadagnassi così poco, la società non farebbe tutti quegli utili che permettono di pagare gli azionisti, che poi sono i nostri padroni. Sono davvero una barca di soldi, quegli utili: e se calano del 7 per cento, come è successo nei primi tre quarti dell'anno, restano una gran barca di soldi: 163 milioni di dollari. A noi cinquemila esuberi ne basterebbe un millesimo, per il resto dei nostri giorni.
Come una gran barca di soldi la incassano i signori manager. Ora, io non dico che il boss dei boss, laggiù nel Michigan, dovrebbe prendere quanto me, mi va bene anche che prendesse dieci o trenta volte tanto, ma perché mille volte? La sua fatica vale davvero mille volte la mia alla catena? E poi lui ha le sue soddisfazioni, le sue segretarie, la sua favolosa buonuscita. Perché mille volte più di me? Ho sempre pensato che chi fa lavori stressanti ma di soddisfazione - il dirigente, il giornalista, il professore, l'avvocato, l'ingegnere, il medico, l'assessore - dovrebbero guadagnare un po' di più di noi operai, ma non tanto di più, perché loro hanno la soddisfazione che io in catena non trovo, a mettere la millesima mensola dentro il millesimo frigorifero. E il piacere di lavorare è impagabile.
Però, se calano gli utili, d'un colpo il mio basso stipendio è insopportabile per i piani alti. E annunciano subito "aggressive steps", passi aggressivi. Ma perché non chiamano le cose con il loro nome? Tagli ai posti di lavoro, sono. Tagli aggressivi. E allora il numero 1 dice al numero 2 che bisogna licenziare 5000 dipendenti in tutto il mondo, e il numero 2 lo dice ai numeri 3 e 4, che decidono come suddividere i 5000 tra America e resto del mondo, e poi lo dicono ai numeri  5  e  6, e il numero 6 decide come "spalmare" i licenziati in Europa e poi lo dice al numero 7, e il numero 7 lo comunica al numero 8 che lo annuncia ai sindacati e ai nostri delegati di fabbrica: a Trento fuori 95. A Varese è andata peggio: fuori 431. Out.
Dicono: è la crisi. Però i conti non mi tornano. Vendiamo meno frigoriferi perché la gente ha paura della crisi, e allora ci dicono che la gente dovrebbe ricominciare a comprare frigoriferi, perché sennò la crisi peggiora. Ma se mi licenziano, come faccio a comprare un frigorifero nuovo?
Ecco, mi pare un gatto che si morde la coda. I capitalisti vogliono che io consumi di più, ma mi trasformano in un esubero, e un esubero si deprime, non consuma più. Ho preso il forno a micro-onde con lo sconto aziendale del 20%, la lavastoviglie l'ho rivenduta a mia cognata e ci ho guadagnato il 10%, lo ammetto. Ma adesso il frigo non lo posso più comprare, perché sono un esubero.
Perché non chiamano le cose col loro nome? Dicono che a Trento produranno "alto di gamma": un modo per dire frigoriferi di lusso, ma lusso è una brutta parola, in tempi di crisi. Ma se la crisi dura tre anni, chi è che comprerà un "alto di gamma"? Io intanto mi sento basso fuori gamma, fuori quota, fuori onda.
Un altro gatto che si morde la coda: ci allungano l'età media, dicono che anche i maschi, in Italia, arriveranno tutti agli ottant'anni, e ci lasciano in pensione per trent'anni? Non dico che il mio ideale fosse arrivare ai 57 anni continuando a fare ogni giorno 8 ore di catena di montaggio, ma a 54 anni non mi vedo neanche passare i prossimi 26 anni a zappare l'orto, o a giocare a carte al bar, o a chiacchierare con altri esuberi sulle panchine dei giardini, o in biblioteca comunale dove ci sono i giornali gratis ma è pieno di arabi e di rumeni che leggono a sbafo, e mi sento anche lì fuori gamma, fuori quota, fuori onda.
Mia moglie mi guarda di sghembo e sbuffa: ti pagano per stare a casa fino alla pensione, non lamentarti; se vuoi c'è da fare in casa, ti insegno a fare la lavatrice (una sottomarca straccia, con la centrifuga che fa il rumore di un ordigno nucleare), e poi c'è l'orto, e mio fratello idraulico ha sempre bisogno di un aiutante, e il circolo degli alpini che fanno volontariato, e poi potrai accompagnare all'asilo il nipotino. Dai che andiamo al cinema, fa mia moglie, è dall'anno scorso che non ci andiamo. Fanno quel film con Di Caprio, che è sempre un bel vedere.
Ma vai al cine, vacci tu! sento la mia voce rispondere, antipatica e metallica, quasi non la riconosco. Ed è una voce stonata, è una voce da ultracinquantenne inutile, una voce da pensionato anticipato. Una voce da esubero, ecco cos'è. Ma perché non chiamano le cose con il loro nome? È un fantasma di operaio che parla, e non sa più che cos'è. È la voce di un fantasma.

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