Riva e Arco, fratelli coltelli

Il referendum per il Comune unico in val di Ledro e le vecchie ruggini che ancora dividono rivani e arcensi 

di Vittorio Colombo

Uniti è meglio, ma quanta fatica… E quanti remano contro. Domenica 30 novembre  si voterà per il Comune unico di Ledro; se tutto andrà come deve andare sarà un bell’esempio di collaborazione, superamento dei campanili, utilizzo razionale delle risorse, creazione di prospettive di crescita per la comunità.

Da sei Comuni ad un comune solo, ma non è così scontato come potrebbe sembrare; c’è chi non è d’accordo. E quello di non essere d’accordo è, sia chiaro, un sacrosanto diritto.

Ammettiamo dunque che anche uno solo dei Comuni non raggiunga il quorum, o che anche in uno solo dei Comuni i “no” all’unificazione vincano.

Sarebbe un bel pasticcio, ma è una prospettiva che rientra nelle probabilità. In quel caso andrebbe a ramengo l’intero referendum, perché nella scheda di votazione al cittadino di ogni Comune viene chiesto se vuole far parte del Comune unico con i cittadini di tutti gli altri cinque. Un solo “no” fa saltare, almeno in prima battuta, l’intero banco.

Se dovesse andare in questo modo si procederà con  un nuovo referendum portando, questa volta, alle urne i cittadini dei cinque Comuni che hanno votato “si”  in prima battuta e lasciando così al proprio destino, all’insegna del separatismo, l’unico Comune che ha detto “no” autoescludendosi.

La conclusione di questa ipotesi: in Valle in futuro ci sarebbero due Comuni, quello di Ledro forte dei cinque Comuni e, come contraltare, il solo Comune separatista.

Se in Val di Ledro si va a far prove di unità, nella Busa nonostante le buone intenzioni dichiarate Busa, tra Riva ed Arco che in futuro dovrebbero dar vita al Polo urbano (Rivarcoland, Rivarco, Arcoriva) e che , per questo, hanno attivato progetti Comuni (nella cultura, ma non solo), non corre proprio buon sangue.

Emblematico in caso del candidato del Pd di Riva il vicesindaco Adalberto Mosaner che ha ottenuto un buon risultato a Riva e in altri centri ma che ad Arco ha raccolto appena una manciata di voti: gli arcensi che pur hanno votato PD non hanno dato la preferenza al rivano Mosaner. Meglio non essere rappresentati in consiglio provinciale che portare acqua al mulino di un rivano; e la musica non cambia se si marcia in senso contrario (leggi Marco Benedetti, arcense sostanzialmente snobbato dagli elettori rivani).

Chissà se un giorno i cittadini di Riva e di Arco saranno chiamati alle urne per un refendum come quello che si terrà in Valle di Ledro, per il Comune unico di Rivarcoland?  Per ora siamo nel regno della fantascienza.

 
Appendìce facoltativa  

               RIVARCOLAND, IL RITORNO DEL RE

Il periodo di sonno elettorale aveva portato la Busa in pieno rigor mortis e le camionate di rifiuti trentini avevano sepolto, con la Maza, il castello di Arcoland e la rocca di Rivaland.

Re Claudio Molinaris, sovrano di tutti i Rivanolesi, convocò  ReNato Veronensis, sovrano di quasi tutti gli Arcolesi fatto salvo l’elefant prodige Maurus Ottobre, autore di un autentico exploit nelle file del Patt. Onde per cui le elezioni passarono alla storia come la Rivoluzione di Ottobre che offuscò quella russa.

Claudio Molinaris, sindacus senatorusque, tuonò: “Che cavolo mi combini morigerato ReNato? Perché gli arcolesi non misero nell’urna un sol voto per il mio vicesindaco Adalberto Mosaner?”

“Mosaner chi?” cadde dalle nuvole, slogandosi la mascella buona, ReNatus sovrano degli Arcolesi.

“Non piangere mio vicesindaco prediletto  - disse allora l’SS (sindaco e senatore) rivolgendosi al suo giubilato.- Nel 2010 mi succederai e la poltrona di sindaco di Rivaland sarà tua. Sarai il mio delfino!”.

Il designato Aldalberto ci ponzò su,.. meglio abbondare, e dunque chiese: “Delfino, mmm… potrei essere il tuo balenottero?”

Arcoland e Rivaland ripiombarono nel sonno dell’Avvento, quello che precede il Natale e che fa dire al sommo Dellai: “Il sonno della Regione genera i Nostri”. Che tradotto in soldini significa: “I Begaroi de la Busa i se grata le so rogne e a Trent ala carega che va sol i nosi”.

(Se qualcuno vuol continuare la storia faccia pure, ma tenga un atteggiamento di rispettosa moderazione sia nel vestire che nel dire..) 

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