E vissero infeliciperché costava meno

di Renzo Moser

Ho sempre pensato che per imporre (perché bisogna imporli, affidarsi alla buona volontà non basta) dei comportamenti corretti e civili, la strada più efficace sia quella di agire sul portafoglio. Qualche esempio: se voglio togliere i tir dall’autostrada e metterli sulla ferrovia, non bastano le agevolazioni che premiano gli operatori più virtuosi. Devo colpire, con delle tariffe molto più pesanti, il traffico su gomma, per rendere quel trasporto, se proprio non antieconomico, decisamente meno competitivo rispetto alla rotaia. E ancora: per contribuire a ridurre i rifiuti, devo colpire gli imballaggi in eccesso, ma con un’imposta aggiuntiva, non con delle campagne di sensibilizzazione.  
Lo stesso vale per il traffico nei centri urbani, e riprendo qui alcune considerazioni emerse nell’ultimo blog, quello sul caro parcheggi. Dunque, se vuoi parcheggiare in centro, devi pagare, e parecchio. Così la prossima volta ci penserai due volte, come alcuni lettori hanno scritto. Risultato: meno auto in città.
Giustissimo. Però... C’è un però: l’accesso a pagamento - sotto diverse forme - ai servizi e alle infrastrutture, l’accesso a pagamento, insomma, a una vita più comoda, rischia di riportarci nei fatti a una società per censo, molto lontana dall’ideale democratico. Nel caso delle auto in centro, per restare al nostro esempio, non sarebbe forse più giusto introdurre un divieto tout court, senza deroghe «al miglior offerente»? Di questo bisogna tener conto, ricordando le parole di Leo Longanesi: «Vissero infelici, perché costava meno».

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