Riva e Arco, elezioni con fantasma

di Vittorio Colombo

 

Mai così in basso. L’Alto Garda, definito a parole zona strategica per il futuro del Trentino, si trova dopo queste elezioni con le pezze sul sedere.
Mai così poveri. Non c’è uno straccio di rappresentante in consiglio provinciale, non un eletto, non una persona che in qualsivoglia partito, in maggioranza o all’opposizione, possa alzarsi e perorare un progetto, un intervento, una risposta ad una necessità, di Riva, Arco, Nago-Torbole, Tenno, e Ledro.

Si dirà, c’è Nerio Giovanazzi che è di Pietramurata e che può rappresentare l’Alto Garda. Nerio Giovanazzi, alla quarta elezione, c’è sempre stato ed è un caso a sé. Orami si è ritagliato un ruolo da leader e si muove cercando consensi in prospettiva provinciale.

Sono cadute, come frutti maturi, le teste degli uscenti, che sono diventati a tutti gli effetti “usciti”: a casa il Leale Marco Benedetti, già assessore paladino di Arco, l’altro Leale Enzo Bassetti, già bandiera di Riva del Garda, l’ex Pds ed ora Upt Giuseppe Parolari, portacolori della municipalità di Nago-Torbole, evitando poi di parlare poi del fatto che  il già consigliere di Forza Italia (che non si è ricandidato) Mario Malossini si presentava come rappresentante di Riva e dell’Alto Garda.

Giovanazzi c’era e Giovanazzi rimane, ma non è il caso di consolarci. In buona sostanza, queste elezioni provinciali la dicono lunga sul peso, sulla considerazione, che l’Alto Garda, con  le città in fiore di Riva e di Arco (una comunità che supera i 45 mila abitanti), ha in Provincia.

Peso specifico zero, considerazione zero.

Non c’è partito che abbia ritenuto di garantire una voce ad una zona che ha mille problemi, primi fra tutti quelli della viabilità e della sostenibilità ambientale a fronte di un assalto del cemento e della speculazione, non c’è rappresentanza locale che abbia battuto i pugni sul tavolo, come si faceva una volta, quando in politica Riva, Arco e l’Alto Garda non potevano essere buttati in discarica.

Cinque anni senza una voce che ci rappresenti. C’è proprio da stare allegri, una bella prospettiva considerato che, consiglieri ed assessori provinciali, quando se ne stanno seduti a Trento pensano a mantenere in splendida salute, a suon di prebende e attenzioni concrete, i propri collegi elettorali.

C’è un fantasma che si aggira, ad urne chiuse: ed è quello che rende desolatamente  patetica la rappresentatività dell’Alto Garda, ultima landa di un Trentino che altrove ha saputo ben fare astuti e lungimiranti conti.

Alto Garda, mortificata periferia dell’Impero Trentino. Ma quel che fa più male, in questo sistema trentino squilibrato, sia perché non omogeneo sia perché fuori di testa, è la dignità tradita di una zona che, per tradizione e vitalità, meriterebbe ben altro.

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