Due euro per 18 minutiIl parcheggio che vale oro

di Renzo Moser

Reduce dalle fatiche elettorali, ma richiamato all'ordine dagli immancabili impegni burocratici, questa mattina mi sono recato in città, a Trento, per sbrigare una faccenda. Una cosa rapida, una firma su un modulo. Di corsa, come al solito, per parcheggiare l'automobile ho scelto la soluzione più comoda e rapida: un bel parcheggio in centro, a due passi dagli uffici dove ero atteso. Sul biglietto, la macchinetta ha stampato l'ora d'ingresso: 9.55. Il tempo di uscire dal parcheggio, entrare nell'ufficio, firmare, un cappuccino al bar di fronte, ed eccomi alla cassa. Nuovo timbro sul biglietto, questa volta è l'ora di uscita: 10.13. In tutto, una sosta di 18 minuti. Costo: 1,90 euro!
Lì per lì non ci ho fatto caso, ho infilato la moneta da due euro e sono ripartito. Poi, però, ci ho ripensato. Ma come è possibile pagare un euro e novanta per appena 18 minuti di sosta? E' possibile perché, come spiega il tariffario del parcheggio, quella è la tariffa per la prima ora di sosta. Uno può restare anche 18 minuti, ma deve comunque pagare un'ora.
Bene, non contesto la tariffa in sé: parcheggiare in centro, senza fatica, è comodo e, giustamente, ha un costo. Quello che contesto è un'altra cosa: perché devo pagare un'ora se mi sono fermato solo 18 minuti? E' un vecchio vizio all'italiana: capita di ricevere delle bollette telefoniche in cui il costo del traffico, cioè delle telefonate effettivamente fatte, è di gran lunga inferiore a dei non meglio identificati costi fissi (canone, etc). Dovrebbe essere scontato, in un paese normale, ma non è così: perché non possiamo pagare quello che effettivamente consumiamo?

comments powered by Disqus