L'aldilà. Chi ci crede?E come sarà?

Nel brutto cimitero di Trento, a Ognissanti, i viventi vanno a trovare i morti. Ma la Chiesa parla più di sesso, che di vita eterna.

di Paolo Ghezzi - NO

Dopo tre giorni di pioggia fitta, a Ognissanti e a Tutti i morti - feste collettive, popolari e democratiche, feste di tutti e per tutti - è tornato provvisoriamente il sole. Resurrexit. Il cimitero di Trento, triste cittadella dei morti muti, si è riempito di viventi e parlanti. Le vedove sopravvissute ai loro compagni, di vita statisticamente otto anni più breve. Le figlie e i figli, con i nipoti di chi fu. Come ai giardini pubblici. Telefonini trillanti, anche, mentre sembra in declino la moda dei carillon sulle tombe (o li aveva spenti la pioggia?). Famiglie sciamanti serene, anche allegre (perché il tempo lenisce il dolore e lascia il dolce dei ricordi) tra le anonime lapidi lucide, gli angioletti tutti uguali, i distributori automatici dei lumini piazzati davanti agli orridi condominii dei loculi, grigio cemento, bruttura industriale che inscatola i defunti senza gentilezza, condannandoli all’anonimato metropolitano.
Tristezza e bruttura per i viventi, s’intende, visto che alla maggioranza degli “andati avanti” - dovunque essi si trovino - certo non importa nulla di sotto quale pietra gli si sbriciolano le ossa, dentro quale urna gli si conservano le ceneri.
Fortunati, però, coloro che possono andare a trovarli in un cimiterino di montagna, magari con le croci in ferro battuto come in Sudtirolo, o in un prato all’americana, dove il riposo eterno ha un’aria più poetica e consolante. All’ombra di una cima innevata. O di una betulla, di un salice. Dove assomiglia di più, speriamo, a ciò che sarà al di là: un luogo di bellezza, asciugato dalle brutture della vita, senza più fame né sete né ingiustizia né dolore.
Così ce lo raccontano. Ma ci crediamo ancora? Ci crediamo veramente? Quanti dei viventi di Ognissanti, al cimitero, sperano davvero di rivedere - un giorno, da qualche parte - gli assenti, i trapassati? Le statistiche dicono che in America, terra ancora giovane, ci credono sempre di più, mentre nella vecchia Europa la vecchia religione è in caduta verticale. Archiviata la pratica della cresima, la stragrande maggioranza dei ragazzi mette Dio in un cassetto: si può vivere benissimo senza.
Senza pensare a un oltre, senza confidare in un dopo.
Racconta Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio ucciso dalle Br, che qualche mese fa, all’uscita dai funerali del giornalista Rai Paolo Giuntella, in una chiesa di Roma, un passante lo fermò domandandogli la ragione di quel corteo di ragazzi, italiani e africani, che scendevano la scalinata cantando a piena voce, con le chitarre e i tamburi. “Siamo cristiani, crediamo nella resurrezione”, rispose Giovanni. E il passante, stupefatto, senza ironia: “Ma dite sul serio? C’è chi ci crede ancora? Che cosa straordinaria!”.
La resurrezione è rivoluzionaria, ma le vecchie Chiese non hanno più la forza di predicarla. Papa e vescovi sembrano dedicare molto più tempo ed energia ai precetti in materia sessuale o alla pastorale dei divorziati (eternamente esclusi dalla comunione) piuttosto che alla vita eterna e al paradiso. Chi lo racconta più, il cielo, con lo slancio di un Paolo Giuntella, che immaginava una grande tavola imbandita, multietnica e musicale, davanti alla taverna del Vecchio d’Israele, che mesce vino rosso e leggero nell’allegria di un abbraccio ritrovato? Dove reincontri tuo padre, tuo fratello, ma anche Anna Frank e Nick Drake, Dostoevskij e De André, le voci che hai amato a distanza, leggendole o ascoltandole, e che ritroverai come volti viventi. Se è vero che vivremo in eterno...  
Ci credono molto gli islamici (a volte troppo, come insegnano i terroristi martiri suicidi), sempre meno i cristiani d’occidente, malinconici e stanchi. Eppure, ai funerali dei ragazzi morti giovani, i loro compagni li chiamano per nome, gli scrivono lettere belle e ingenue: “Non sei morto, resterai sempre con noi. Sei una stella. Guardaci da lassù. Sei vivo nel nostro cuore”.
Parole autoconsolatorie, rassicuranti: ma ci credete davvero? Riuscite ancora a pensarlo, un aldilà? E come lo pensate, se lo pensate? Domande fondamentali e inattuali. Non è cosa da blog, ma all’ombra di un blog, una volta all’anno, è liberante buttarle lì, le antiche domande sull’aldilà, nell’affannata modernità dell’aldiqua.

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