I media italiani al rimorchio di quelli Usa sulle elezioni.

di Fabrizio Franchi

Tra poche ore sapremo chi avrà vinto negli Stati Uniti lacorsa presidenziale. Questa volta, adifferenza del 2004, i giornali e le tv di casa nostra hanno provato ad andarepiù in profondità nei cambiamenti in atto negli Usa, raccontandoci con maggioridettagli e più attenzione cosa sta avvenendo nella pancia dell’elettoratoamericano. La volta scorsa i giornalisti italiani avevano – con poche eccezioni– pronosticato una sconfitta di George Bush, minando la propria credibilità.

Del resto la pigrizia è stata storicamente uno dei difettidegli inviati italiani. Un difetto che in molti resiste ancora. Fateci caso:molti giornalisti italiani ci raccontano ancora un Paese straniero usando le tve i servizi giornalistici del luogo, invece di andare a guardare di persona, abucare il velo delle superfici. Fare il corrispondente dagli Usa èsempre stato un bel Bingo: grazie alle massicce coperture giornalistiche americane24 ore su 24, e al fuso orario, ci si limitava a dare un resoconto di ciòtrasmetteva la Cnn o di ciò che raccontava il New York Times, senza dover faregrandi sforzi. Ancora adesso molti corrispondenti si comportano così. Qualcosaperò sta cambiando e sono diversi i giornalisti che in questa lunga e difficilecampagna elettorale americana hanno saputo dare elementi in più e forse èl’indicazione di un mutamento.

Comunque, cosa succederà martedì notte? Se i giornali questavolta hanno letto i segnali della società americana in modo serio e corretto,la vittoria di Barack Obama dovrebbe essere sicura, nonostante tutto ,nonostante i colpi bassi, nonostante il furore che ha scatenato negli ambientidella destra conservatrice americana, ma anche in quella italiana. Al di là dicome ognuno la pensi , comunque, la vittoria di Obama, anche se non cambierà il mondo e gli States, avràsicuramente una tale valenza simbolica che metterà in grosse difficoltà irazzisti di tutto il mondo, anche quelli di casa nostra.

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