Italia / Tragedia

I familiari dei migranti annegati a Cutro: causa civile contro il governo italiano per omissione di soccorso

Lo ha annunciato uno di loro nel corso di una conferenza stampa a Crotone: si procederà  una volta conclusa l'inchiesta penale coordinata dalla Procura di Crotone che vede indagati anche dei militari

UN ANNO FA Peluche e candele in spiaggia per ricordare le vittime di Cutro: lo strazio dei superstiti

CROTONE. Le famiglie di vittime del naufragio di Steccato di Cutro ed alcuni superstiti faranno una causa civile risarcitoria nei confronti del governo per omissione di soccorso e per i danni subiti in conseguenza della tragedia.

Lo ha annunciato uno dei familiari nel corso di una conferenza stampa a Crotone. Il ricorso, ha spiegato l'avvocato Stefano Bertone,che insieme ai colleghi Marco Bova e Enrico Calabrese assiste una cinquantina di famiglie e alcuni superstiti, sarà presentato una volta conclusa l'inchiesta penale coordinata dalla Procura di Crotone e riguarderà la presidenza del Consiglio ed i ministeri degli Interni e dell'Economia.

La Procura della Repubblica di Crotone ha aperto un'inchiesta sulle presunte carenze nelle catena di soccorso in occasione del naufragio del caicco Summer Love del 26 febbraio scorso che provocò la morte accertate di 94 persone.

Su questo filone di indagine, gli indagati attualmente sono sei, tra i quali tre tra ufficiali e sottufficiali dei reparti aeronavali della Guardia di finanza di Vibo Valentia, Crotone e Taranto. Degli altri tre niente è filtrato dal riserbo investigativo.

Nel corso delle indagini, la Procura ha disposto una serie di perquisizioni e di acquisizione di atti, negli uffici dei comandi territoriali della Guardia di finanza, della Guardia costiera e anche di Frontex un cui aereo avvistò l'imbarcazione la sera prima dello schianto.

Obiettivo dell'indagine è accertare i motivi del mancato intervento di soccorso dei migranti e se sia stata rispettata la normativa che imponeva, comunque, un intervento, a prescindere dalle singole competenze e responsabilità. Quella notte, dopo la segnalazione dell'aereo di Frontex, la vicenda del barcone fu gestita come operazione di polizia e non fu dichiarato l'evento Sar, di ricerca e soccorso, tant'è che intervenne soltanto la Guardia di finanza, due unità navali della quale uscirono in mare senza però riuscire ad individuare l'imbarcazione con i migranti a bordo.

Venti giorni fa, intanto, il gup del Tribunale di Crotone Elisa Marchetto ha condannato a 20 anni e 3 milioni di multa Gun Ufuk, il cittadino turco di 29 anni accusato di essere uno dei quattro scafisti, l'unico a chiedere il giudizio con rito abbreviato.

Ufuk è stato riconosciuto colpevole di tutti i reati che contestati: favoreggiamento della immigrazione clandestina, naufragio colposo, morte come conseguenza di altro delitto.

Il gup ha quindi accolto le richieste del pm Pasquale Festa che nella sua requisitoria ha sottolineato la convergenza delle testimonianze, "18 persone hanno detto che Ufuk conduceva la barca". Secondo la Procura di Crotone "c'è una sua perfetta partecipazione nell'organizzazione del viaggio tanto che lui era su una barca che doveva partire successivamente e va a sostituire quella in avaria". "L'intento del viaggio - ha rimarcato il pm - era di sbarcare in una spiaggia ma è stata violata ogni regola di navigazione davanti ad una costa sconosciuta e questo è responsabilità di tutti i membri dell'equipaggio".

Un'accusa che l'imputato ha cercato in tutti modi di mitigare definendosi, nel corso dell'interrogatorio che ha preceduto la requisitoria, un perseguitato politico che si era solo prestato a fare il meccanico della barca non avendo il denaro per pagarsi il viaggio verso l'Italia: "Non ho mai guidato la barca. Mi dispiace tanto per il dolore causato ai familiari delle persone morte", la sua difesa.

A suo dire, in Turchia era stato arrestato nel 2019 perché ritenuto parte del movimento che aveva tentato il golpe del 2016 e per "chi è considerato golpista non è facile vivere in Turchia" ha detto. La sua tesi, però, non ha convinto il giudice che gli ha inflitto 20 anni di reclusione. Il giudice ha anche disposto il risarcimento del danno alle parti civili costituite dai familiari delle vittime, il mistero dell'Interno e la Regione Calabria.

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