Europa / Il caso

Budapest, Ilaria Salis trascinata in aula in catene. Tajani: l'Ungheria rispetti i diritti Ue

Interveniene nuovamente il ministro degli esteri sulla drammatica vicenda dell'italiana incarcerata con l'accusa di aver aggredito dei neonazisti. La Farnesina parla di "violazione delle norme comunitarie". Il padre della donna: «Mia figlia viene trattata come un animale». Si teme una lunga detenzione, la prima udienza subito aggiornata al 24 maggio

TRENTO. Interveniene nuovamente il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sulla vicenda di Ilaria Salis, l'italiana portata in aula in tribunale in catene a Budapest: "Questa volta mi sembra che si sia ecceduto": si tratta di "violazione delle norme comunitarie" e non è "in sintonia con la nostra civiltà giuridica", ha detto in un'intervista a Radio Anch'io Rai.

Tajani invita la Ue «a vigilare sui diritti» e ha convocato l'ambasciatore ungherese «per un passo di protesta».

Secondo Tajani, "gli avvocati devono chiedere gli arresti domiciliari in Italia", e ha detto anche che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha incontrato il padre di Ilaria, Roberto, e sta seguendo da vicino il caso. 

In aula in catene per tre ore e mezzo: è stata un'immagine choc quella di Ilaria Salis all'udienza del processo in Ungheria, dove la 39enne milanese è detenuta da quasi un anno.

«Una immagine pazzesca. Ci aveva detto che veniva sempre trasferita in queste condizioni ma vederla ci ha fatto davvero impressione», ha riferito all'Ansa Eugenio Losco, uno dei suoi avvocati presenti in aula.

La vicenda drammatica sta svelando all'opinione pubblica italiana le condizioni dello stato di diritto nell'Ungheria guidata dalla destra sovranista di Viktor Orban, già finita nel mirino dell'Unione europea proprio in materia di diritti civili e indipendenza della magisatratura.

La rabbia del papà Roberto: «Mia figlia viene trattata come un animale».

Il ministro Carlo Nordio, davanti a quella che definisce «una fotografia molto dura», spiega: «Ci stiamo attivando attraverso i canali diplomatici, facendo tutto il possibile per attenuare le condizioni rigorose in cui è detenuta».

facendo tutto il possibile per attenuare le condizioni rigorose in cui è detenuta».

Salis intanto dovrà rimanere ancora a lungo in cella, visto che la prima udienza si è chiusa e subito è stata aggiornata al 24 maggio.

Lei, accusata di aver aggredito due neonazisti nella capitale ungherese, si è dichiarata non colpevole. Scelta diversa per un altro coimputato tedesco, che si è dichiarato colpevole e è stato condannato a 3 anni di reclusione.

Nell'aula era presente anche un funzionario della nostra ambasciata e oggi i legali e suo padre Roberto avranno un incontro con l'ambasciatore italiano a Budapest.

Il comitato Liberiamo Ilaria Salis: "In Ungheria trattata come un animale in carcere"

"Visti i rapporti Meloni-Orban, non sarebbe difficile chiedere un trattamento giusto". Si è aperto ed è stato aggiornato al 24 maggio il processo che si celebra a Budapest a carico di Ilaria Salis, l'italiana accusata di aver aggredito due estremisti di destra nella capitale ungherese. Salis è comparsa in aula in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da ceppi di cuoio con lucchetti. Una donna delle forze di sicurezza la trascinava per una catena. "È stato choccante, un'immagine pazzesca", dice Eugenio Losco, uno degli avvocati italiani della donna. Il padre Roberto: "mia figlia trattata come un animale". Il ministro Tajani all'Ungheria: "Rispettare i diritti di Ilaria Salis". La Farnesina ha convocato l'ambasciatore ungherese in Italia.

«Adesso lo Stato italiano non può davvero più continuare a ignorare una situazione carceraria e processuale che vìola le nostre leggi», ha detto l'avvocato Losco. Anche perché «Ilaria si è dichiarata non colpevole ma ha spiegato di non aver mai potuto leggere gli atti, che non le sono stati mai tradotti, e di non aver ancora visto le immagini su cui sostanzialmente si fonda l'accusa. E quindi ha riferito di non poter presentare nessuna memoria, cosa che è ammessa nel processo ungherese».

Per questo, ha insistito, «Ilaria deve essere trasferita ai domiciliari in Italia e il governo deve fare subito qualcosa perché questa situazione deve finire subito».

«Chiediamo al governo ungherese - ha scritto su X il ministro Tajani- di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie, della cittadina italiana Ilaria Salis detenuta in attesa di giudizio».

Un possibile spiraglio viene dall'Ue: il commissario alla Giustizia Didier Reynders ha fatto sapere che «la Commissione è sempre disponibile ad aiutare nel quadro di questi contatti bilaterali che sono stati presi dall'Italia con l'Ungheria». Ieri mattina in tribunale - dove oltre alla Salis erano presenti altri due coimputati, un uomo e una donna tedeschi - la pm ha presentato Ilaria come l'imputata principale, che avrebbe partecipato a più aggressioni causando lesioni corporali aggravate, in «associazione per delinquere» con due persone.

Il magistrato poco prima aveva esposto l'atto di accusa che ha portato al rinvio a giudizio secondo il quale gli imputati farebbero parte di un'organizzazione estremista di sinistra, formata in Germania che, oltre partecipare a manifestazioni e dimostrazioni, avrebbero pianificato di lottare con aggressioni fisiche contro simpatizzanti di estrema destra di ideologia neonazista e neofascista.

Dalla politica sdegno e rabbia: per il dem Piero Fassino le catene e i ceppi «violano ogni norma di civiltà e le convenzioni internazionali sul rispetto dei detenuti». Sollecita il governo la senatrice Ilaria Cucchi e Peppe De Cristofaro di Avs chiede all'esecutivo di spingere affinché Salis possa essere processata dall'Italia.

Salis intanto dovrà rimanere ancora a lungo in cella, visto che la prima udienza si è chiusa e subito è stata aggiornata al 24 maggio.

Lei, accusata di aver aggredito due neonazisti nella capitale ungherese, si è dichiarata non colpevole. Scelta diversa per un altro coimputato tedesco, che si è dichiarato colpevole e è stato condannato a 3 anni di reclusione.

Nell'aula era presente anche un funzionario della nostra ambasciata e oggi i legali e suo padre Roberto avranno un incontro con l'ambasciatore italiano a Budapest.

«Adesso lo Stato italiano non può davvero più continuare a ignorare una situazione carceraria e processuale che vìola le nostre leggi», ha detto l'avvocato Losco. Anche perché «Ilaria si è dichiarata non colpevole ma ha spiegato di non aver mai potuto leggere gli atti, che non le sono stati mai tradotti, e di non aver ancora visto le immagini su cui sostanzialmente si fonda l'accusa. E quindi ha riferito di non poter presentare nessuna memoria, cosa che è ammessa nel processo ungherese».

Per questo, ha insistito, «Ilaria deve essere trasferita ai domiciliari in Italia e il governo deve fare subito qualcosa perché questa situazione deve finire subito».

«Chiediamo al governo ungherese - ha scritto su X il ministro Tajani- di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie, della cittadina italiana Ilaria Salis detenuta in attesa di giudizio».

Un possibile spiraglio viene dall'Ue: il commissario alla Giustizia Didier Reynders ha fatto sapere che «la Commissione è sempre disponibile ad aiutare nel quadro di questi contatti bilaterali che sono stati presi dall'Italia con l'Ungheria». Ieri mattina in tribunale - dove oltre alla Salis erano presenti altri due coimputati, un uomo e una donna tedeschi - la pm ha presentato Ilaria come l'imputata principale, che avrebbe partecipato a più aggressioni causando lesioni corporali aggravate, in «associazione per delinquere» con due persone.

Il magistrato poco prima aveva esposto l'atto di accusa che ha portato al rinvio a giudizio secondo il quale gli imputati farebbero parte di un'organizzazione estremista di sinistra, formata in Germania che, oltre partecipare a manifestazioni e dimostrazioni, avrebbero pianificato di lottare con aggressioni fisiche contro simpatizzanti di estrema destra di ideologia neonazista e neofascista.

Dalla politica sdegno e rabbia: per il dem Piero Fassino le catene e i ceppi «violano ogni norma di civiltà e le convenzioni internazionali sul rispetto dei detenuti». Sollecita il governo la senatrice Ilaria Cucchi e Peppe De Cristofaro di Avs chiede all'esecutivo di spingere affinché Salis possa essere processata dall'Italia.

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