Politica / L'incontro

Elon Musk la pensa come Fratelli d'Italia: "Gli immigrati non bastano, bisogna fare i figli"

Il patron della Tesla sul palco della manifestazione Atreju del partito della premier Giorgia Meloni che era in sala ad ascoltare. Intanto fra maggioranza e opposizione è polemica sul taglio dei fondi per gli asili nido nella revisione del Pnrr varata dal governo

ROMA

ROMA. "L'immigrazione" non può risolvere il calo della "demografia" dei paesi industrializzati. Lo ha affermato Elon Musk nel suo intervento ad Atreju, citando il caso della Cina che perderà il 40% "della sua popolazione". Il patron della Tesla è salito sul palco della kermesse di FdI con uno dei suoi numerosi figli in braccio.

"Il mio consiglio a tutti i leader di governo e alle persone è: assicuratevi di avere bambini per creare una nuova generazione", ha aggiunto. Ad ascoltare l'intervento di Musk, in sala, la premier Giorgia Meloni, insieme al primo ministro dell'Albania Edi Rama e a presidente di Vox, Santiago Abascal.

Come noto, uno dei pèroblemi principali riguardanti la bassa natalità in Italia sono le condizioni di lavoro delle donne, i servizi insufficienti (recentemente sono stati stralciati dal Pnrr fondi per gli asili) e una diseguale distribuzione dei carichi familiari che obbligano spesso le mamme al part-time o a occuparsi seolo della casa e dei figli.

La revisione del Pnrr taglia oltre 100mila posti per gli asili nido.

Ma va anche a toccare i finanziamenti ai comuni, mentre preoccupano le risorse destinate alle imprese. L'analisi delle modifiche approvate venerdì dalla Commissione Ue fa insorgere le opposizioni, che vanno all'attacco dell'esecutivo e sulla scia dell'onda fucsia denunciano: è un altro colpo alle donne. Il governo però non ci sta e rilancia, assicurando che si continuerà ad investire sugli asili, per i quali sono in arrivo due nuovi Piani.

La modifica approvata dalla Commissione rivede il target finale degli asili nido e delle scuole dell'infanzia, portandolo da 264.480 posti a 150.480. Oltre centomila posti in meno. Una rimodulazione resasi necessaria, spiegano fonti di governo - ricordando anche che si tratta di progetti ereditati -, per due motivi: da una parte i costi delle materie prime, cresciuti - stando ai dati di fine giugno - di almeno il 50% rispetto alle stime del 2021; dall'altra il fatto che Bruxelles non ha ritenuto ammissibili come nuovi posti gli interventi di messa in sicurezza, demolizione e ricostruzione, nonché i centri polifunzionali, selezionati nel 2021-2022 dal precedente governo.

Inoltre, la commissione non ha riconosciuto ammissibili le spese per l'avvio della gestione del servizio, operando un taglio di 900 milioni. Nonostante la sforbiciata, però, dal governo assicurano che non sarà definanziato nessun intervento già aggiudicato, così come saranno mantenute le risorse in conto corrente già assegnate ai comuni. Si continuerà inoltre ad investire in asili nido per aumentare il numero dei posti, per raggiungere il 33% di copertura entro il 2026 e per garantire il target finale.

Verranno infine adottati due Piani per gli asili, uno da circa 530 milioni con le risorse già finanziate nel decreto Caivano e un secondo Piano con i 900 milioni di risorse nazionali rimodulate da altri piani di edilizia scolastica. Il taglio però allarma le opposizioni. Un colpo alle donne e alle famiglie, è il coro di critiche. Che per giunta arriva da una donna premier, osserva la Dem Chiara Braga. Da un governo che promette investimenti sulla natalità, aggiunge da Azione l'ex ministra per la famiglia Elena Bonetti. E in un'Italia in cui i posti negli asili bastano solo per il 28% dei bambini, osserva Raffaella Paita (Iv).

Un "tradimento" che fa perdere un'occasione al paese, aggiunge Avs. Ma a farsi sentire sono anche i comuni, con l'Anci che attende di capire quale sarà la nuova forma di finanziamento dei progetti spostati e avverte: "i nostri bilanci sono a rischio". Mentre la politica esprime preoccupazione sulle risorse per le imprese: "Il governo dice che ci sono 12,5 miliardi in più, se è così si vada avanti "rapidamente a finanziare Impresa 5.0", chiede Carlo Calenda.

Dal governo ricordano i numeri già forniti venerdì: per le imprese sono previsti 12,4 miliardi, di cui 6,3 per Transizione 5.0. Tanta carne al fuoco in vista delle cabine di regia di martedì, con istituzioni e categorie, per fare il punto sulla revisione. La linea del governo è rassicurare: parlare di tagli è "fuorviante", spiegava già venerdì in conferenza stampa il ministro del Pnrr Raffaele Fitto, "il problema non è quale sia la fonte di finanziamento, noi stiamo garantendo la copertura finanziaria".

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