Italia / La tragedia

I cinque operai investiti e uccisi dal treno, la Procura: emerse gravi violazioni di sicurezza

La procuratrice capo di Ivrea, Gabriella Viglione, sulle indagini dopo il dramma di Brandizzo: "Ci sono profili di responsabilità per i quali saranno a breve indagate alcune persone"

LE VITTIME Identificati i cinque operai travolti e uccisi nella notte dal treno
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TORINO. "Dalle prime indagini emergono gravi violazioni della procedura di sicurezza al momento dell'incidente. Ci sono profili di responsabilità per i quali saranno a breve indagate alcune persone". Così la procuratrice capo di Ivrea, Gabriella Viglione, sulle indagini relative all'incidente alla stazione di Brandizzo, nel Torinese, che nella notte tra mercoledì e ieri è costato la vita a cinque operai travolti da un treno in corsa. La procura non esclude il dolo eventuale per i reati di omicidio e disastro.

"Gli accertamenti proseguono per verificare se può essere considerata sicura la procedura complessiva. Quanto accaduto ha reso palese che il meccanismo di garanzia non era sufficiente a tutelare un lavoro così delicato in una sede pericolosa come quella dei binari ferroviari", ha sottolineato la procuratrice Viglione.

LE VITTIME

Il più giovane aveva 22 anni, il più anziano 52. I cinque operai travolti e uccisi da un treno la notte scorsa sulla linea ferroviaria Milano-Torino mentre lavoravano su un binario della stazione di Brandizzo, nel Torinese, si chiamavano Kevin Laganà, 22 anni, Michael Zanera, 34, Giuseppe Sorvillo, 43, Giuseppe Saverio Lombardo, 52 e Giuseppe Aversa, 49. Erano tutti dipendenti della Sigifer, impresa leader nel settore di costruzione e manutenzione degli impianti ferroviari.

Kevin, di origini messinesi, era stato assunto dell'azienda due anni fa. «È sempre stato un grande lavoratore, da quando aveva 18 anni, con un sorriso brillante, educato e con tanta voglia di vivere», così, in lacrime, lo ricorda la cugina Cinzia. Era molto legato al padre Massimo, che chiamava sui social «il mio eroe» e al fratello Antonino. Da Melania, compagna del padre, che lo ha cresciuto, viene descritto come «solare». «L'abbiamo visto mercoledì sera a cena come quasi tutti i giorni. Siamo distrutti», aggiunge la donna.

A Vercelli abitava anche Zanera. «Era un ragazzo sveglio, intelligente, gli piaceva troppo quel lavoro - racconta Marco Faraci, lo zio di Michael - Un ragazzo in gamba, volenteroso, anche se sapeva che certe cose non andavano bene faceva finta di nulla, andava avanti sul lavoro». Nome proprio in comune per gli altri tre morti. Giuseppe Aversa era di Chivasso, nel Torinese, ma da dieci anni viveva a Borgo D'Ale (Vercelli). Lascia la madre, la compagna e la sorella.

«Con l'intera comunità borgodalese ci stringiamo intorno alla famiglia», commenta il sindaco della cittadina vercellese, Pier Mauro Adorno. Giuseppe Sorvillo mercoledì, prima di andare a lavorare, aveva salutato - per l'ultima volta - la moglie e i suoi due bimbi piccoli. Viveva a Brandizzo, ma era originario di Capua (Caserta). Amava la montagna e raccontava delle sue gite con la famiglia attraverso le foto sui social. Giuseppe Saverio Lombardo era nato a Marsala (Trapani). Sposato e padre di un figlio, aveva vissuto in Sicilia fino al 2001, poi si era trasferito in Piemonte, a Vercelli.

«È stato terribile apprendere questa tristissima notizia. Non si può continuare a morire mentre si lavora», è stato il commento del sindaco di Marsala Massimo Grillo, mentre a Vercelli, dove viveva solo, la voglia di parlarne mancava.

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