Politica / Il caso

Savoi si dimette dall’Ufficio di Presidenza regionale: «Ma non mi metteranno a tacere»

Il consigliere leghista, che ha dato delle «troie» alle ex consigliere del Carroccio, molla la poltrona ma avverte: «mi ricandiderò alle elezioni provinciali anche nel 2023. Andrò avanti altri dieci anni. Il leone continuerà a ruggire».
PERSONAGGIO Dai giornalisti culatoni alle zecche rosse
IL FATTO Ambrosi e Rossato lasciano la Lega, Savoi: "troie"

di Luisa Maria Patruno

TRENTO. «Ho deciso di dare le dimissioni, le avevo pronte da mesi: non sono attaccato alle poltrone». Il consigliere provinciale della Lega, Alessandro Savoi, finito nella bufera per le parole offensive e sessite, che ha rivolto nei confronti delle colleghe Alessia Ambrosi e Katia Rossato, ree di aver deciso lasciare il Carroccio per passare a Fratelli d'Italia, annuncia il passo indietro e lasciare l'ufficio di presidenza del consiglio regionale.

«Alea iacta est (il dado è lanciato). Non voglio essere io - spiega Savoi - il motivo di una situazione di stallo per la elezione del presidente del consiglio regionale. Dirò in aula, nella prossima seduta del consiglio regionale, quello che ho da dire. Ma è ora di tornare ad occuparci di cose serie. È questo che ci chiedono».

Si chiude così una polemica che, in effetti, aveva prodotto il risultato di mettere la Lega in un cul de sac , dopo l'iniziativa promossa dalla consigliera altoatesina Brigitte Foppa (Verdi) e sottoscritta da altri 24 consiglieri trentini e altoatesini di minoranza, con cui si condizionava proprio alle dimissioni di Savoi il via libera alla staffetta di metà legislatura per la presidenza del consiglio regionale, prevista dallo Statuto di autonomia, tra il presidente di lingua italiana Roberto Paccher (Lega) e l'attuale vice Josef Noggler (Svp).

Forti del fatto che per l'elezione del presidente è necessaria la presenza in aula di due terzi dei consiglieri regionali e che senza i 25 consiglieri di minoranza sul totale di 70 l'elezione non è valida, le opposizioni regionali - non ha aderito solo Fratelli d'Italia - nell'ultima seduta del consiglio, il 26 maggio, hanno mostrato compattezza nella propria rivendicazione, stoppando l'elezione di Noggler, visto che la Lega aveva risposto picche alla richiesta di invitare Savoi a fare un passo indietro.

Anche dal Patt, che in Regione è in giunta, e da Forza Italia era arrivata una garbata sollecitazione a prendere atto della situazione. Ma non era bastato.

Nei giorni successivi, però, la difesa di Savoi è definitivamente crollata quando anche la Svp, ai massimi livelli, ovvero con le parole dell'Obmann, Philipp Achammer, e del presidente della Provincia, Arno Kompatscher, ha preso posizione definendo indegne le parole di Savoi e di fatto avallando la tesi delle minoranze per cui non avrebbe potuto continuare a rappresentare tutto il consiglio regionale nel suo ruolo nell'ufficio di presidenza come segretario questore.

A questo punto la Lega si è ritrovata isolata e il presidente trentino Maurizio Fugatti messo in un angolo nella sincera volontà di sostenere il consigliere del suo partito e amico personale, pur condannando le parole da lui pronunciate, che lo aveva indotto in questi mesi a continuare a difendere Savoi anche a rischio di bloccare la staffetta regionale.

Ieri, la svolta, con la decisione del consigliere leghista di dimettersi dall'ufficio di presidenza, così come a marzo si era dimesso da presidente della Lega Trentino, subito dopo aver utilizzato in un post su Facebook le parole ingiuriose nei confronti di Ambrosi e Rossato, per togliere dall'imbarazzo il partito, vista l'eco anche nazionale che l'episodio aveva avuto.

«Ho sbagliato - conferma Savoi - e ho chiesto scusa. Ma non è stata la Lega, che anzi ringrazio, a chiedermi le dimissioni. Ho deciso io per evitare questa situazione di stallo. Non pensino però che così mi metteranno a tacere. Continuerò a fare politica, mi ricandiderò alle elezioni provinciali anche nel 2023 per fare vincere ancora Fugatti. Andrò avanti altri dieci anni. Il leone continuerà a ruggire».

Soddisfazione per le dimissioni sono state espresse, con un comunicato congiunto, da 25 consiglieri regionali di minoranza, che hanno mantenuto il punto chiedendo dal principio un passo indietro e convincendo alla fine anche la Svp (in maggioranza con la Lega) a smarcarsi e prendere posizione. "Si conclude così un episodio, sgradevole sotto tutti i punti di vista, che aveva preso il via con le inqualificabili dichiarazioni di Savoi alle sue colleghe. Poco accettabile è stata anche la durata della difesa di Savoi da parte della coalizione di governo Svp-Lega Salvini", scrivono i firmatari, rilevando come una sua permanenza nell'Ufficio di presidenza avrebbe significato che "nella nostra regione è permesso insultare le donne". 

Le firme: 

Myriam Atz Tammerle 

Lucia Coppola 

Filippo Degasperi 

Piero De Godenz 

Riccardo Dello Sbarba 

Peter Faistnauer 

Sara Ferrari 

Brigitte Foppa 

Sven Knoll 

Paul Köllensperger 

Andreas Leiter Reber 

Alessio Manica 

Alex Marini 

Diego Nicolini 

Alessandro Olivi 

Alex Ploner 

Franz Ploner 

Sandro Repetto 

Maria Elisabeth Rieder 

Ugo Rossi 

Hanspeter Staffler 

Giorgio Tonini 

Josef Unterholzner 

Paolo Zanella 

Luca Zeni 

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