Mottarone / La tragedia

Funivia, si indaga sul cavo tranciato e sul mancato funzionamento del freno di sicurezza

Inquirenti al lavoro per stabilire cause e responsabilità dell'incidente di ieri in cui hanno perso la vita 14 persone. A Torino in ospedale c'è un cauto ottimismo sulle condizioni dell'unico sopravvissuto, un bimbo di 5 anni che forse si è salvato perché suo padre lo ha abbracciato poco prima dello schianto
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I LUTTI Tragedia della funivia del Mottarone, cinque famiglie sterminate: 14 morti

VERBANIA. Cavo tranciato e mancato funzionamento del sistema frenante di sicurezza.

Sono questi i due punti cardine dell'indagine aperta dalla Procura di Verbania per accertare le cause della tragedia della funivia del Mottarone in cui hanno perso la vita 14 persone, tra cui due bambini di due e cinque anni.

Unico sopravvissuto il fratellino di quest'ultimo, ora ricoverato in gravissime condizioni all'ospedale Regina Margherita di Torino.

Il giorno dopo il terribile incidente che ha distrutto cinque famiglie, il procuratore della repubblica Olimpia Bossi, che sarà affiancata dal pm Laura Carrera, ha aperto formalmente un fascicolo per omicidio colposo plurimo, disastro colposo con messa in pericolo della sicurezza dei trasporti e lesioni gravissime.

E nelle prossime ore, non appena il quadro delle società e degli enti coinvolti nella gestione e manutenzione dell'impianto sarà preciso, si procederà alle iscrizioni nel registro degli indagati. Un atto dovuto come primo passo di una inchiesta tecnica, necessario per poi procedere con una consulenza che avverrà con la forma dell'accertamento irripetibile.

L'incarico verrà affidato «a esperti in trasporti a fune, ingegneri altamente specializzati - spiega il procuratore Bossi - del Politecnico di Torino». Accertamento a cui anche gli esperti nominati dagli indagati potranno partecipare.

Al momento gli inquirenti e i carabinieri, impegnati fino alle 5 di questa mattina per raccogliere le prove nell'area dov'è avvenuto il distacco della cabina della funivia, oltre ad aver sentito una serie di testimoni, stanno ricostruendo società, competenze e ruoli: ci sono Ferrovie del Mottarone srl per la gestione, la Leitner di Vipiteno per la manutenzione, una società di Gallarate incaricata della revisione annuale con tanto di legali rappresentanti e, per lo meno, i responsabili della sicurezza. Un nodo da sciogliere è chi sia l'attuale proprietario della funivia.

«Era della Regione Piemonte - ha precisato il magistrato - e ora dovrebbe essere il Comune di Stresa, ma non si sa se è avvenuto il passaggio di proprietà».

Passaggio che, ha assicurato il sindaco del comune Marcella Severino, non «è ancora completato, per cui la proprietà è ancora regionale».

Potrebbe dunque essere questione di ore il passaggio dell'inchiesta da ignoti a noti. «Sarà una indagine tecnica e documentale e non sarà lampo - ha proseguito - preferiamo muoverci con cautela». L'ultima revisione dei cavi è del novembre 2020 e il 3 maggio scorso, come ha affermato in una nota la Leitner, sono stati effettuati «manutenzione e controllo delle centraline idrauliche di frenatura dei veicoli»; non sarà facile capire perché la fune d'acciaio trainante si è spezzata e il freno a ganasce non si è attivato.

Per questo verranno esaminati i documenti sequestrati presso la società Ferrovie Mottarone, compresi i report relativi alla revisione, che per legge vanno trasmessi a un ufficio periferico del Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture. Verranno inoltre analizzati i filmanti delle telecamere di sorveglianza, sequestrate anch'esse con l'intero impianto, che riprendono arrivo e partenza della teleferica. Non solo quelli di domenica, ma anche quelli precedenti, per capire se emergano eventuali anomalie. Intanto Leitner ha fatto sapere di essere a disposizione della magistratura, precisando che «i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento d'esercizio e dal manuale di uso e manutenzione sono in carico al gestore».

E nell'elenco dell'attività svolta negli ultimi mesi «secondo le prescrizioni della normativa vigente, sulla base del contratto di manutenzione sottoscritto con la società di gestione Ferrovie del Mottarone», c'è anche quello di tre settimane fa sulle centraline idrauliche di frenatura di quella cabina che è schiantata al suolo le cui lamiere sono il simbolo di questa tragedia.

A Torino, intanto, c'e un cauto ottimismo per il bambino di cinque anni, l'unico sopravvissuto, ricoverato all'ospedale infantile Regina Margherita. Resta molto grave, ma la risonanza di ieri pomeriggio non ha evidenziato danni neurologici a livello celebrale né del tronco encefalico. Un esito che induce i medici ad avere più speranze sulle possibilità di recupero.

«Questo - ha spiegato il direttore generale della Città della Salute Giovanni La Valle - ci autorizza nella giornata di domani a cominciare un cauto risveglio».

Sarà importante vedere la risposta del piccolo, che ora è sedato, che nella tragedia ha perso il papà Amit Biran, 30 anni, studente di medicina che lavorava per la sicurezza della comunità ebraica di Milano, la mamma Tal Peleg, 27 anni e il fratellino Tom di due. Insieme a loro sono morti anche i bisnonni del piccolo, Barbara Cohen Konisky e Itshak Cohen, nonni di Tal, arrivati in Italia da Israele per trascorrere una breve vacanza. Una famiglia distrutta, che risiedeva nel Pavese, ma che ha continuato a tenere rapporti con la propria terra d'origine, come ha ricordato Guido Haspaij, presidente della Comunità Ebraica di Milano, che conosceva bene Amit «Un bel ragazzo, generoso, che non sapeva dire di no. Era sempre sorridente». 

A quanto si apprende il bimbo non avrebbe subito traumi al volto e non darebbe l'idea di essere precipitato nella cabina da una quindicina di metri.

Si fa così largo l'ipotesi che il padre per proteggerlo e farlo sopravvivere al terribile impatto l'abbia abbracciato. Un ultimo atto d'amore. Come è un gesto d'amore quel peluche che una madre ha lasciato in ospedale per il bambino. Con un biglietto: «Ti lascio il pupazzo di mio figlio per giocare e dormire con lui. Ti voglio bene». Firmato «Una mamma».

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