Chiusure / La protesta

Commercianti in piazza in molte città italiane per chiedere le riaperture

Proseguono da Nord a Sud le iniziative di ristoratori, commercianti e ambulanti dopo la turbolenta manifestazione di ieri a Roma davanti al Parlamento. Il grido collettivo è "fateci lavorare"

ROMA. Proseguono da Nord a Sud, in molte città d'Italia, le proteste di ristoratori, commercianti e ambulanti dopo i tafferugli ieri a Roma davanti al Parlamento.

A Torino dietro lo striscione "Siamo tutti necessari" protestano a Santa Rita gli ambulanti di generi non alimentari mentre a Pistoia è stato allestito in piazza Duomo un finto mercato ma senza merce esposta.

A Napoli i commercianti sfilano con le croci contro le restrizioni imposte dal governo.

A Taranto sit in e gilet gialli per chiedere le riaperture. "Aperture ci saranno, soprattutto da maggio, forse qualcosa già dal 20 di aprile si potrà riaprire", ha detto Gelmini, ministra per gli Affari regionali e le autonomie agli Stati generali del settore Matrimoni ed eventi privati organizzato da Unanime, confederazione che raccoglie le associazioni della filiera.

Mattinata di protesta degli ambulanti di generi non alimentari nei mercati torinesi contro la prolungata chiusura per le norme anti Covid.

Tra le manifestazioni quella organizzata a Santa Rita ha visto la partecipazione anche di numerosi negozianti, compresi quelli di attività aperte. "Siamo tutti necessari", la scritta sullo striscione sventolano dai manifestanti, una sessantina in tutto; "Vogliamo lavorare ", lo slogan ripetuto. "Non possiamo più aspettare". I manifestanti hanno incontrato, sul posto, l'assessore comunale al Commercio, Alberto Sacco.

"Ero già qui alle 8 del mattino - ha detto - spero possiate riaprire al più presto possibile. La vostra situazione ci e ben chiara, capisco e spero vivamente che si possa tornare arancione. Abbiamo trasmesso tutti i vostri problemi e le vostre richieste al prefetto affinché venga interessato il Governo".

Sacco è stato brevemente interrotto da qualche ambulante che ha urlato "al 28 non ci arriviamo, moriamo prima", poi ha potuto concludere il suo intervento. "I nostri poteri sono limitati, decide Roma", ha aggiunto l'assessore.

La protesta, sotto il controllo delle forze dell'ordine, ha parzialmente bloccato corso Orbassano.  La manifestazione è proseguita tutta la mattinata con un corteo nelle vie e piazze del quartiere. Molti i cartelli di solidarietà appesi sulle vetrine dei negozi con il permesso di tenere aperto, dove invece le serrande sono state abbassate. "Dietro ogni negozio chiuso - ha detto uno speaker - c'è una famiglia che non ha più soldi per dare da mangiare ai loro figli. La nostra attività garantisce strade sicure e pulite, noi paghiamo tasse per la scuola, per i trasporti, per le pensioni".

"Siete un esempio, una categoria responsabile che chiede solo di esercitare un diritto: poter lavorare". Così il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, incontrando in piazza Galimberti, nel centro di Cuneo, gli ambulanti di generi non alimentari dei mercati. "E' giusto chiedere prospettive e tempi certi - aggiunge il governatore piemontese -. Piuttosto di moratorie e ristori, sarebbe meglio cancellare un anno di tasse. Incontrerò il premier Mario Draghi e presenterò le vostre istanze".

Protesta degli ambulanti anche in piazza Duomo a Pistoia, dove hanno allestito un finto mercato con i loro furgoni, ma senza merce esposta, per manifestare contro la mancata riapertura dei mercati in zona rossa.

"La nostra richiesta è di poter lavorare - ha spiegato Antonio Gualtieri, portavoce degli ambulanti del mercato di Pistoia -, perché i ristori non sono sufficienti e a non tutti arrivano, quindi abbiamo assoluto bisogno di lavorare. Noi oltretutto lavoriamo in sicurezza, perché siamo all'aperto, quindi non si capisce perché dobbiamo rimanere chiusi".

Per Gualtieri, "il problema, per quanto riguarda i ristori, è che chi ha cambiato la società o chi è stato fermo in precedenza per altri motivi, non ha ricevuto niente. Io, per esempio, sono uno di quelli: nel 2019 avevo affittato la licenza a mia moglie, nel 2020 me la sono ripresa, quindi ai fini dei ristori sembra che io non abbia avuto redditi nel 2019 e nel 2020 e perciò non ho ottenuto niente".

Altro fronte quello delle tasse che non sono state congelate. "Io, come molti altri - conclude Gualtieri -, ho pagato 8mila euro di Inps e poi tutte le altre tasse, che purtroppo non sono state sospese. Soltanto la tassa suolo pubblico qualche comune l'ha sospesa o ha fatto pagare solo uno o due mesi, ma tutto il resto arriva da pagare come prima della pandemia".

"Il futuro non (si) chiude": è la frase riportata su uno dei manifesti esposti dai titolari delle imprese del terziario aderenti a Confcommercio di Taranto, che questa mattina hanno tenuto un sit-in in sulla Rotonda del Lungomare per protestare contro il protrarsi delle chiusure disposte dai decreti governativi per l'emergenza epidemiologica.

I manifestanti hanno testimoniato l'urgenza, condivisa da tutte le categorie associate, di consentire - è stato spiegato - la ripartenza delle attività nel rispetto delle regole e dei protocolli di sicurezza e di prevedere indennizzi e sostegni adeguati alle perdite. Al centro della Rotonda del Lungomare sono stati posizionate buste nere della spazzatura con la scritta "un sacco di debiti" perchè, ha detto uno dei commercianti intervenuti, "in questo anno il governo ci ha dato solo tanta immondizia piuttosto che ristori, assistenza e certezza sulle vaccinazioni. Noi continuiamo ad andare avanti con una protesta civile, tutti con la mascherina, rispettando le distanze di sicurezza.

C'è una esasperazione dilagante - ha aggiunto - che speriamo non sfoci in manifestazioni ben più dure. Ce lo auguriamo perchè vorrà dire che il governo sarà intervenuto finalmente con provvedimenti seri per il commercio e per tutte le categorie che sono state dimenticate da Dio". Per questo pomeriggio, dalle 17, è stata annunciata una nuova iniziativa. I commercianti appenderanno simbolicamente un gilet giallo davanti ai propri negozi e faranno sentire, hanno precisato, il loro "grido di dolore".

Quindici croci di legno in piazza a testimoniare il calvario di altrettante categorie commerciali. La rappresentazione è andata in scena a Napoli, ma non c'entrano i riti pasquali. A protestare sono gli aderenti alla Confesercenti di quindici categorie merceologiche (benzinai, ambulanti, orafi e gioiellieri, moda, esercenti pubblici, imprese balneari, guide turistiche e interpreti, case vacanza e ostelli, parrucchieri ed estetiste, federazione turismo, sindacato delle discoteche tra le altre) riunitisi in centinaia in piazza del Plebiscito, sede della Prefettura, per chiedere la riapertura immediata dei loro esercizi.

Tra i più arrabbiati gli ambulanti: "Non capiamo la differenza tra chi vende alimenti e chi no - spiega uno di loro mentre gli altri scandiscono lo slogan "libertà, libertà". Apriamo tutti da domani, senza distinzioni, non ce la facciamo più. Oppure presentiamoci in massa alla Mostra d'Oltremare per fare i vaccini. E se non ci sono non è certo colpa nostra".

Baristi, ristoratori, titolari di negozi di abbigliamento e scarpe, di salumerie, agenti di viaggio, fioristi, panificatori e venditori ambulanti: tutte le categorie del commercio aderenti a Confesercenti sono scese in piazza della prefettura a Caserta, tramite i loro rappresentanti, per chiedere al governo "di riaprire subito e tutti" e di avere "ristori più cospicui e veloci".

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