Covid / Vaccinazioni

Il Trentino avanza anche senza AstraZeneca ma scende nella classifica delle dosi usate, Bolzano è seconda

In provincia quasi 66mila somministrazioni e ora Pfizer anche per gli over 75. Giovedì il verdetto Ema sul farmaco sospeso. La Ue: forniture confermate

Fra stop and go, caso AstraZeneca e altri intoppi nelle forniture, prosegue la campagna vaccinale anche in Trentino e questa mattina è stata raggiunta quota 65.777, comprese 22.855 seconde dosi e altre 7.521 riservate a ospiti delle case di riposo.

L'Apss e la Provincia oggi hanno rassicurato i residenti in Trentino: a fronte della sospensione dei vaccini AstraZeneca,  da domani a venerdì agli over 75 già prenotati saranno riservate dosi di PfizerBiontech e Moderna.

Dunque l'appello è a non disdire assolutamente gli appuntamenti presi.

Le verifiche dell’Agenzia europea per i medicinali

Sui sospetti di una sovraesposizione a effetti collaterali gravi per chi riceve il vaccino AstraZeneca, oggi l'Agenzia europea dei medicinali ha diffuso altre dichiarazioni rassicuranti, pur sospendendo il parere definitivo in attesa di aver esaminato tutte le cartelle cliniche di persone morte negli ultimi giorni dopo l'inoculazione del farmaco.

Dopodomani, giovedì, l'Ema dovrebbe comunicare l'esito finale di queste indagini.

Frattanto, l'Italia si avvia verso quota 7 milioni di dosi somministrate (stasera il report ufficiale ne indica 6.883.378).

La classifica regionali per percentuale di dosi utilizzate

Nella classifica regionale per percentuale di dosi utilizzate rispetto a quelle disponibili, svetta ancora la valle d'Aosta (91, 1%), tallonata dall'Alto Adige (90,6%) e dalla Puglia (86,9%).

Il Trentino con il 77,8% resta nella parte bassa della tabella: da settimane si trova in posizioni che variano fra il 10° e il 15à posto attuale.

Nell'attesa che si chiarisca la vicenda AstraZeneca, la Ue ha contrattato fra l'altro un anticipo con Pfizer della fornitura di dieci milioni di dosi nel secondo trimestre 2021.

Ue: confermato l’obiettivo di 300 milioni di dosi nel secondo trimestre

E stasera la commissione ha confermato l'obiettivo di 300 milioni di dosi disponibili da aprile a giugno, a prescindere: "È ragionevole dire che restiamo sull'obiettivo perché Pfizer produce molto di più, e perché Johnson & Johnson ha un nuovo accordo con un sito in Germania, per il 'fill and finish'", ha detto il vicepresidente Margaritis Schinas.

Le dichiarazioni preliminari dell'Ema, dunque, sono incoraggianti.

In caso di conclusione positiva dell'analisi, Roma e Parigi si sono dette sono pronte a far ripartire speditamente la somministrazione di AstraZeneca.

Lo si apprende da fonti di Palazzo Chigi, dopo la telefonata di questo pomeriggio tra il premier Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron.

L'Unione europea, intanto, rivela che tutti i Paesi hanno assicurato che si allineeranno alla valutazione dell'Ema sui casi di trombosi sospette che hanno portato 15 stati dell'Ue e dello Spazio economico europeo (fra i quali la Norvegia) a sottoporre a restrizioni di vario tipo le somministrazioni di AstraZeneca.

Lo ha spiegato questa sera Maria Temido, ministra della sanità portoghese e presidente di turno del Consiglio Ue salute.

"Gli stati hanno preso decisioni diverse, alcuni hanno bloccato alcuni lotti, altri hanno sospeso tutte le somministrazioni - ha detto Temido - ma tutti hanno comunicato le loro decisioni in modo trasparente".

Le critiche alla Germania per lo stop con effetto domino

Il Belgio stamattina aveva criticato gli altri paesi Ue per decisioni prese "senza consultazione reciproca".

L'accelerazione sulle chiusure è arrivata ieri in seguito alla decisione tedesca: in Germania le autorità sanitarie giustificano la decisione precauzionale con un'incidenza di trombosi molto superiore alle attese, per quanto bassa in termini assoluti.

Berlino ha somministrato finora 1,6 milioni di AstraZeneca e ha registrato sette casi di trombosi venosa cerebrale con deficit piastrine (trombocitopenia) e sanguinamento. Le previsioni erano di meno di due casi ed è appunto questo aumento rispetto alle attese a preoccupare gli esperti tedeschi, che ipotizzano “una possibile connessione tra la vaccinazione con AstraZeneca e alcuni di questi casi, anche fatali, perciò è necessario fare degli approfondimenti".

In realtà, la decisione tedesca non ha mancato di scatenare polemiche.

Infatti, aumenta la pressione su Jens Spahn, il ministro della Salute tedesco, che ieri ha annunciato la sospensione del vaccino AstraZeneca. Per il capogruppo dell'SPD del Nordereno-Vestfalia, Thomas Kutschaty, che ritiene la mossa "disastrosa", il giovane ministro della Cdu dovrebbe a questo punto lasciare. "Spahn non è all'altezza del suo lavoro", ha attaccato.

"Un ministro della Salute del genere in una fase storica come questa non è più sostenibile. Angela Merkel adesso deve agire velocemente", ha aggiunto.

Fra i socialdemocratici, c'è anche chi ha apertamente sostenuto che sarebbe stato meglio continuare a vaccinare con il prodotto anglo-svedese: è di questo avviso l'esperto della Salute socialdemocratico, Karl Lauterbach, voce piuttosto ascoltata in Germania.

Fonti governative hanno però affermato alla Bild che non si sarebbero potute prendere altre decisioni: non sospendere AstraZeneca avrebbe reso l'istituto Paul Ehrlich, che ha cambiato le indicazioni sul vaccino, consigliando nuove verifiche sui possibili effetti collaterali, attaccabile sul piano legale.

 L'opposizione non ha preso bene neppure l'iniziativa di spostare il vertice sui vaccini previsto domani, fra Bund e Laender, a venerdì prossimo. In molti hanno infatti obiettato che, proprio alla luce della profonda insicurezza generata dal temporaneo stop del vaccino, un summit sarebbe stato importante. "È il momento di consultarsi di più non di meno", ha commentato ad esempio Christian Lindner.

Aifa: vaccinare anche chi ha avuto il covid

Frattanto, arriva un documento Inail-Iss-Aifa-ministero, secondo cui le persone con pregressa infezione da SARS-CoV-2 confermata da test molecolare, indipendentemente se con COVID-19 sintomatico o meno, "dovrebbero essere vaccinate".

 

"È possibile considerare la somministrazione di un'unica dose purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dall'infezione e entro i 6 mesi dalla stessa". Fanno eccezione le persone con condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici, che, anche se con pregressa infezione da SARS-CoV-2, "devono essere vaccinate quanto prima e con un ciclo vaccinale di due dosi".

 

Per Iss, ministero Salute, Aifa e Inail su prevenzione e controllo in tema varianti e vaccinazione, anche chi è vaccinato contro Sars-CoV-2 dopo un' esposizione ad alto rischio con un caso Covid, "deve adottare le stesse indicazioni preventive valide per una persona non sottoposta a vaccinazione, a prescindere dal tipo di vaccino ricevuto, dal numero di dosi e dal tempo intercorso dalla vaccinazione". Il vaccinato considerato 'contatto stretto' deve osservare, purché sempre asintomatico, 10 giorni di quarantena dall'ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo al decimo giorno o 14 giorni dall'ultima esposizione.

Anche i soggetti vaccinati, "seppur con rischio ridotto, possono andare incontro a infezione da SARS-CoV-2 poiché nessun vaccino è efficace al 100% e la risposta immunitaria alla vaccinazione può variare da soggetto a soggetto. Inoltre, la durata della protezione non è stata ancora definita", ha rilevato il nuovo documento Iss-Inail-Aifa-ministero.

A fronte della circolazione di varianti del virus SarsCov2, per il distanziamento fisico un metro rimane la distanza minima da adottare ma sarebbe opportuno aumentarla "fino a due metri, laddove possibile e specie in tutte le situazioni in cui venga rimossa la protezione respiratoria come, ad esempio, in occasione del consumo di bevande e cibo", evidenzia il nuovo documento 'Indicazioni ad interim sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni da SARS-CoV-2 in tema di varianti e vaccinazione', realizzato da Inail con Iss, Ministero della Salute e Aifa.

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