Draghi al Quirinale per il mandato. Si cerca una maggioranza larga per un governo istituzionale "di alto profilo"

di Zenone Sovilla

Ieri sera il presidente della Repubblica ha convocato l'ex presidente della Bce, Mario Draghi, per oggi alle 12 al Quirinale, dopo aver richiamato tutte le forze politiche alla responsabilità, chiedendo di sostenere un governo di unità nazionale.

L'annuncio del capo dello stato dopo il breve colloquio con il presidente della Camera, Roberto Fico, che gli ha riferito della mancata intesa in maggioranza per il rientro di Italia Viva i cui  voti sono necessari al Senato.

L'alternativa sarebbero solo elezioni anticipate, lasciando tuttavia il Paese per un lungo periodo nell'incertezza, ha detto il capo dello Stato ricordando che dopo le urne ci vogliono parecchi mesi per ripartire con un governo, mentre l'Italia oggi ha di fronte scandenze ravvicinate.

Si tratta di gestire la pandemia, di preparare il piano dei progetti da finanziare con i fondi europei del Next Generation Eu, di far fronte alla crisi economica a poche settimane dalla fine del blocco dei licenziamenti (prevista a marzo).

Il punto di caduta con l'ipotesi di un governo istituzionale guidato da Mario Draghi era fra quelli evocati da Matteo Renzi quando ha rotto con il governo Conte ("la sua azione non è adeguata alle sfide del momento") proponendo un esecutivo più forte..

Ora si tratterà di capire quale scenario parlamentare accoglierà un eventuale "tecnico" come premier incaricato.

Si prevede che il Pd sarà favorevole, malgrado il profilo politico basso e l'appoggio incondizionato a Conte manifestato in questi giorni a fronte delle manovre renziane.

Qualche dubbio in più si potrebbe avere sulla compattezza di fronte all'ipotesi Draghi dell'altra forza di maggioranza, Liberi e uguali (come noto formata sia da ex Pd sia da Sinistra italiana).

Probabilmente anche Forza Italia e realtà moderate minori potrebbero appoggiare un esecutivo istituzionale, in questa fase delicata per il Paese.

La stessa Lega non ha chiuso completamente la porta («vediamo il programma di Draghi», ha detto Salvini), pur chiedendo una prospettiva di voto sui cui tempi, probabilmente è disposta a qualche ragionamento.

Negative le prime prese di posizione del movimento Cinque stelle, che è la principale forza parlamentare. Il capo politico Vito Crimi annuncia che «già durante le consultazioni, aveva rappresentato che l'unico governo possibile sarebbe stato un governo politico. Pertanto non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi. Una tale tipologia di esecutivi è già stata adottata in passato, con conseguenze estremamente negative per i cittadini italiani».

Tuttavia anche all'interno del M5S non manca un'ala più possibilista e già da ieri sono in corso riposizionamenti e appelli per una correzione di rotta rispetto a un eventuale governo istituzionale.

Infine, continua a parlare di elezioni come via maestra ma apre qualche minimo spiraglio («per il bene del Paese») Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia.

Insomma, si vedrà nei prossimi giorni quali saranno le opzioni in campo e con quali sostenitori, oppositori o quantomeno "non belligeranti".

Sarà un governo "istituzionale" ma dal marcato profilo europeista, sullo schema della maggioranza che sostiene la commissione Ue? O sarà un esecutivo più propriamente tecnico, votato da una maggioranza diversa?

Ieri sera il presidente Mattarella ha ribadito che la crisi sanitaria ed economica «richiede un governo nella pienezza delle sue funzioni e non un governo con l'attività ridotta al minimo».
 
Sul tempi, per spiegare perché il voto adesso sarebbe un problema grave, ha ricordato che dallo scoglimento delle Camere del 2013 sono trascorsi quattro mesi, mentre nel 2018 l'attesa era durata cinque mesi.
 
«Si tratterebbe di tenere il nostro Paese con un governo senza pienezza delle funzioni in mesi cruciali. Tutte queste preoccupazioni sono ben presenti ai nostri concittadini, che chiedono risposte urgente».
 
Da qui la scelta di chiamare l'ex numero uno della Bce, per «un incarico di alto profilo per formare un governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili».
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