Nascite giù, bonus bebé nel mirino dei sindacati

Contro la crisi demografica in atto in Trentino servono misure strutturali, mentre i bonus, come quello bebé approvato pochi giorni fa dalla giunta provinciale non servono. A dirlo sono i sindacati e il Pd

Contro la crisi demografica in atto in Trentino servono misure strutturali, mentre i bonus, come quello bebé approvato pochi giorni fa dalla giunta provinciale non servono. A dirlo sono i sindacati e il Pd, per bocca dell'ex assessore provinciale al lavoro, Alessandro Olivi. Intanto, la Provincia prepara la riforma dell'assegno unico provinciale nella parte che dovrà dialogare con il nuovo assegno unico familiare varato con la finanziaria nazionale alla fine dell'anno appena passato. Se si farà come con il reddito di cittadinanza, la Provincia potrà integrare l'assegno nazionale, che diventerà il principale sostegno per le famiglie con figli fino ai 21 anni di età. E per le famiglie trentine ci sarà una corsa all'Isee, visto che, dati 2019, a livello locale secondo il rapporto annuale dell'Inps ci sono state circa 30.000 dichiarazioni Isee, mentre quelle Icef superano le 150.000 solo per la domanda unica per i servizi per i figli. Nel 2020 dei 4.239 nati, il 42% ha richiesto l'assegno unico provinciale e potrebbero essere coloro che avranno anche il bonus bebè. «Un aumento delle domande per l'Isee c'è stato con il bonus vacanze - spiega Morena Facchini del Caf Acli - probabilmente accadrà lo stesso con l'assegno nazionale. Ma prima servirà capire come si muoverà la Provincia». 

Dalla giunta, l'assessore Stefania Segnana spiega che prima si guarderà come sarà l'importo del nuovo assegno nazionale, visto che si parte da luglio. Appena si saprà come sarà la misura, si vedrà come comportarsi. Rispetto al calo della natalità, Segnana sottolinea come «purtroppo il lockdown non ha aiutato a fare figli, la paura del futuro non è stata positiva per pensare a mettere su famiglia. Con l'arrivo del vaccino e della speranza, si auspica ci sia cambio. Un calo delle nascite per il 2020 l'avevamo messo in conto, anche perché chi ha perso il lavoro o chi non aveva la sicurezza per i mesi successivi non pensava certo a far figli. Le misure per aiutare lavoratori e imprese servono anche per sostenere chi vuole avere una famiglia. Per quanto riguarda i 10 anni di residenza per l'accesso al bonus bebé, ci siamo adeguati a quanto prevede la norma nazionale sull'accesso al reddito di cittadinanza» conclude l'assessora.

Contro le scelte della giunta arriva l'altolà dei sindacati. «I primi dati sulla natalità in Trentino nello scorso anno confermano la tendenza alla riduzione dei nuovi nati. Nel corso del 2020, infatti, negli ospedali trentini sono venuti alla luce solo 3.900 bambini, record negativo degli ultimi vent'anni. Con questi numeri il tasso di natalità si avvicina a quello nazionale che nel 2019 era fermo a 7 nati ogni 1.000 abitanti e si consolida il trend degli ultimi sei anni: il saldo naturale della popolazione anche nel 2020 resterà negativo, in quanto il numero dei morti supererà quello dei nati. Senza immigrazione quindi la popolazione trentina, e quindi anche la forza lavoro, è destinata a contrarsi inesorabilmente» sottolineano Cgil, Cisl e Uil. Per i sindacati la tendenza in atto è allarmante. «La diminuzione progressiva della natalità che dura da vent'anni - sostengono i segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti - ha diversi risvolti tutti negativi, tra cui il progressivo invecchiamento della popolazione e la riduzione dei giovani presenti sul mercato del lavoro. Di fronte ad una situazione come questa, servono politiche integrate perché i bonus bebè hanno dimostrato di fallire nell'obiettivo di invertire la tendenza». Sul bonus bebè annunciato dalla giunta Fugatti per il 2020, i sindacati sono critici. «Siamo sempre stati scettici rispetto a misure di questo tipo - spiegano i sindacalisti - perché nessuno fa un figlio perché per tre anni riceve un premio. A nostro avviso invece bisogna puntare sulla valorizzazione del lavoro femminile e sul potenziamento dei servizi all'infanzia, aumentandone la qualità, la flessibilità e la diffusione sul territorio a tariffe sempre più contenute». 

C'è poi il tema dell'integrazione dei cittadini stranieri come ulteriore occasione per aumentare il tasso di natalità. «Quasi un quarto di tutti i bambini nati nel 2020 sono figli di cittadini stranieri. Anche per questo bisognerebbe investire sulla loro integrazione. Ma su questo fronte la giunta leghista ha dimostrato tutta la propria mancanza di lungimiranza. Basti pensare alla vergogna di aver introdotto nell'assegno di natalità il requisito di residenza di 10 anni. Così la Provincia, invece di ridurle, si fa promotrice di nuove discriminazioni fin dalla culla, colpendo i soggetti più indifesi: i bambini e le loro famiglie».

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