Il Messaggero sui numeri del covid «In Trentino l’epidemia nascosta Tamponi fantasma e dati fasulli»

di Redazione Web

Si intitola «Covid, l’epidemia nascosta di Trento: tamponi fantasma e dati fasulli» un articolo pubblicato oggi dal quotidiano romano Il Messaggero, che mette il dito nella piaga dei conteggi dei tamponi antigenici.

«C’è uno spicchio d’Italia - scrive il giornale - libera dall’epidemia. O, meglio, dove per miracolo il Sars CoV-2 gira pochissimo e ha colpito appena lo 0,45% della popolazione, meno della metà dell’1,1% registrato ieri dalla media italiana e ben quattro volte meno dello stesso dato del Veneto o della Campania».

Il nodo messo in evidenza la decisione provinciale di non comunicare le positività al nuovo coronavirus rilevate dai test antigenici rapidi, malgrado si sia deciso da inizio novembre di trattarle a tutti gli effetti come contagi (dunque di formalizzare l'obbligo di quarantena) e di non confermarle con l'immediata esecuzione di un tampone molecolare (l'unico dato, quest'ultimo, che poi viene inviato per l'inserimento nelle tabelle ufficiali del ministero).

Va da sé che in questo modo un gran numero di soggetti positivi sono rimasti fuori dalla registrazione epidemiologica nazionale, con tutte le relative ricadute sul sistema di indicatori utilizzato per definire la fascia di rischio in cui inserire un'area amministrativa, nella fattispecie la Provincia autonoma di Trento, rimasta così sempre in zona gialla.

Ciò, malgrado una situazione ospedaliera critica, con una forte pressione sui reparti (che prosegue tuttora) e una mortalità particolarmente elevata (a ieri i decessi dall'inizio della pandemia sono stati 819).

L'articolo, dunque, stigmatizza questa procedura trentina e sottolinea che le altre Regioni si comportano diversamente e, come ha più volte sottolineato per esempio il presidente veneto Luca Zaia, confermano sempre il test rapido con quello molecolare, dunque quel soggetto finisce regolarmente nelle statistiche del ministero. Non solo: in Veneto anche i contatti stretti vengono sottoposti a questa procedura di analisi.

In Trentino le cose funzionano diversamente e la giustificazione addotta da piazza Dante si richiama agli obblighi di comunicazione previsti dal ministero, che si limitano ai test molecolari. Ma, ovviamente, vien fatto di chiedersi quale sia lo scenario visto da Roma se invece dei tamponi molecolari si eseguono su molti casi sospetti i test rapidi e basta. Questa prassi modifica la fotografia del quadro generale.

Inoltre, questi "positivi fantasma" individuati col tampone rapido rientrano poi nelle liste ufficiali comunicate da Trento a Roma nella veste di persone guarite, dopo la verifica di fine periodo effettuata con tampone molecolare.

Il quotidiano romano riferisce anche il commento dell'ex rettore trentino Davide Bassi, che da tempo contesta, numeri alla mano, le comunicazioni provinciali ritenendole significativamente sottostimate: «'È uno scandalo indegno di una società europea, come quella trentina, con la trasparenza nel dna. Tre domande chiedono una risposta: chi deve pagare per la maggiore mortalità provocata dal basso allarme diffuso nel Trentino? Quali danni sono stati fatti a Regioni limitrofe che si sono comportate correttamente chiudendo scuole o attività economiche? E perché il ministero e l’Istituto Superiore di Sanità si fanno prendere per il naso?».

La questione cromatica trentina disturba anche la giunta provinciale altoatesina, che ieri si è vista confermare la fascia arancione da Roma, mentre si attendeva il passaggio in quella gialla: «È assurdo: si tratta solo ed esclusivamente di una decisione politica, senza alcuna base scientifica. Non è possibile andare avanti così: all'Alto Adige serve maggiore autonomia. Non ne faccio una questione etnica, ma di sostanza. Noi abbiamo tutti gli indicatori migliori rispetto al Trentino. Eppure loro sono gialli, noi ancora arancioni: è una tragedia», commenta caustico l'assessore alla sanità, Thomas Widmann.

Sul tema stasera in conferenza stampa ha replicato il presidente trentino, Maurizio Fugatti, spiegando che la Provincia non ha comunicato i dati dei test rapidi «perché il governo non li chiedeva, ora vengono richiesti e li comunichiamo».

Quanto al test molecolare di conferma da fare immediatamente dopo quello rapido, in caso di positività, Fugatti ha citato una circolare ministeriale del 30 ottobre secondo la quale «non è necessario procedere subito con il secondo test, basterà farlo entro il decimo giorno. E in Trentino - ha sottolineato Fugatti - la persona viene subito posta in isolamento per garantire la salute pubblica. Questo è fondamentale».

E su questo argmento, ha aggiunto Fugatti, va ricordato che le Regioni si muovono un po' in ordine sparso perché al momento non esiste una regolamentazione precisa sulla gestione dei tamponi rapidi.

«Chi ha scritto quell'articolo sul Messaggero se ne assumerà le responsabilità. Per parte nostra vedremo se il ministero ci chiederà qualcosa in proposito. Io so che la nostra gestione della crisi funziona ed è guidata da professionalità di alto livello.

Oggi nella conferenza con il ministro della salute - ha concluso il presidente - abbiamo saputo che le autorità internazionali hanno riconosciuto ufficialmente il test antigenico, ora vedremo se  il governo italiano procedertà con l'equiparazione dei due esami».

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