La Ue chiede agli Stati di accordarsi sui test covid ufficialmente riconosciuti

L'Unione europea è al lavoro per arrivare al più presto a una strategia comune sulla gestione della pandemia.

In particolare si sta cercando, come primo step, di arrivare a una condivisione dei test ufficialmente riconosciuti.

«In caso contrario si causerà un serio ostacolo per i viaggi in Europa. Ho chiesto a tutti gli Stati membri di presentare strategie nazionali sui test nelle prossime due settimane, in modo da poter vedere dove sono le lacune e cosa può essere migliorato», ha detto oggi la commissaria alla salute, Stella Kyriakides.

Dopo i confini blindati di marzo e aprile, in questa seconda ondata i viaggi restano consentiti nell'area Ue e Schengen (salvo eccezioni), anche se in qualche caso vengono sconsigliati dalle autorità sanitarie nazionali.

Per consentire la circolazione delle persone si ricorre, in qualche caso, come il sistema italiano, al test rapido in aeroporto (o comunque all'obbligo di tampone entro 24 ore o nelle 72 precedenti) per persone in arrivo da aree estere ritenute a rischio, anche solo singole regioni.

In prospettiva si auspica un'armonizzazione massima della gestione epidemica, in modo da minimizzare l'impatto sulla mobilità interna.

Parallelamente si continua a rinforzare il dispositivo di sorveglianza sanitaria dei confini esterni dell'Unione, per evitare l'ingresso di soggetti contagiosi.

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