Toninelli contro gli aumenti dei pedaggi autostradali. Ma li aveva firmati lui quando era ministro

Clamoroso autogol dell’ex ministro Danilo Toninelli (5 Stelle) che ha attaccato l’aumento delle tariffe autostradali. Ma si è dimenticato che quell’aumento l’aveva firmato lui, quando era ministro.

«Le uniche Regioni dove sono aumentati i pedaggi sono Lombardia e Veneto, le uniche amministrati dai “bravissimi” leghisti. Una delle concessioni autostradale che ha predisposto aumenti è, per esempio, quella del Veneto di Luca Zaia. Gli aumenti sono scattati perché il modello di gestione alla base delle concessioni è sbagliato» afferma, in un video su Facebook, il senatore ed ex ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.

«Nelle autostrade leghiste gli aumenti ci sono perché sono talmente in perdita non c’è alternativa. Ci dicevano “dite no” a tutto e invece oggi possiamo dire che dicevano no alle opere troppo costose. Gli aumenti sono prova del mal governo della Lega», conclude.

Immediata la smentita (con figuraccia): «Forse l’ex ministro Toninelli dimentica di aver firmato lui, nelle vesti di membro del governo Conte I, a fine 2018, il decreto di aumento delle tariffe dei pedaggi di Cav entrato in vigore il 1° gennaio 2019. Inoltre pare aver dimenticato che Cav è una società concessionaria pubblica, dove il 50 per cento è in mano ad Anas, che esprime anche l’amministratore delegato». Così l’assessore regionale alle infrastrutture del Veneto, Elisa De Berti, replica alle affermazioni.

«Cav (Concessionaria Autovie Venete) - ricorda De Berti - è un caso unico nel panorama nazionale, l’unica società concessionaria a gestione pubblica con bilanci sanissimi. Se il modello di gestione di Cav è sbagliato, se “nelle autostrade leghiste gli aumenti ci sono perchè sono talmente in perdita”, come afferma inopinatamente l’ex ministro, perchè allora firmare un anno fa il decreto con l’aumento dei pedaggi? O forse l’allora titolare pentastellato del dicastero alle Infrastrutture non si è reso conto di ciò che firmava?».

«Con questa uscita il senatore Toninelli - conclude De Berti - conferma ancora una volta, semmai ce ne fosse stato bisogno, di non sapere neppure di cosa parla».

 

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