Le analisi sul populismo e sulle alternative alla crisi Non solo il rischio autoritario

«Il populismo delegittima il sistema e le forme di rappresentanza, e così apre la strada all’autoritarismo», ha detto Pippa Norris, politologa docente ad Harvard, intervenuta al Festival dell’economia di Trento.

«Il populismo - ha aggiunto - si scaglia contro le élites e la corruzione. Nasce dalla stagnazione economica ed è dappertutto».

Per la studiosa anglosassone, ogni politico può adottare una retorica populista, non solo i partiti possono farlo.

«Nel Regno Unito l’ha fatto Farage, ma anche Corbin, la stessa May, Boris Johnson. Bisogna vedere quali sono i valori associati al populismo, serve sempre un aggettivo per definirlo».

«La democrazia - ha detto Norris rispondendo a una domanda del pubblico - scivola, declina, se c’è una cattiva situazione economica. L’acido che corrode la fiducia dei cittadini-elettori li porta all’astensionismo o al populismo. Le campagne elettorali sono sempre più costose e i media tradizionali sono spesso restii a concedere spazi a tutti.

Perciò chi ha più risorse veicola il populismo su web e social network. I populismi traggono vantaggio dai social».

Secondo il professor Carlo Ruzza, sociologo dell’università di Trento, intervenuto in un incontro al Festival in cui ha presentato i risultati di una ricerca sul populismo. «Il populismo presenta una mitologia alternativa, basato su cose come la riscoperta della nazione, l’appartenenza territoriale, la necessità di liberarsi dalla politically correctness. Forse ora siamo sulla soglia di una nuova fase, caratterizzata da un ritorno dei valori europeisti. Nelle ultime elezioni hanno sì vinto i populismi ma anche i Verdi e i Liberali».

«In generale comunque - ha aggiunto Ruzza - fra gli schieramenti vi è scarsa legittimità reciproca. Per i populisti la classe politica europeista gode di privilegi ingiustificati, costituisce una èlite che si è impadronita delle istituzioni per svuotarle dai valori tradizionali e perseguire i suoi obiettivi, manifesti e occulti».

«Quando i populisti arrivano a loro volta nelle istituzioni europee si comportano in maniera diversificata: in generale - ha sottolineato Ruzza - oscillano fra la non-collaborazione, la critica della realtà e l’espressione della propria collera, e l’impegno per strappare dall’Europa risorse con cui realizzare i propri programmi e gratificare la propria base».

Guarda agli scenari generali, proiettandoli anche nel futuro, Donatella Della Porta, docente di scienze politiche e sociologia alla Scuola Normale superiore di Firenze, intervenuta al Festival dell’economia ad un incontro dedicato alla globalizzazione.

«È tempo di crisi, di conflitti, di ripoliticizzazione. Siamo in un momento di interregno gramsciano dove possono nascere mostri. Al contempo siamo in un tempo di altri mondi possibili e infatti un elemento sottolineato da più parti è quello di tempi di ripoliticizzazione, ritorno al politico, persino le elezioni europee rimobilitano, perchè si sono sviluppati i conflitti».
Sicuramente in questi conflitti c’è una forte politicizzazione. La nuova generazione, quella di Greta Thumberg, si mobilita già da teen-ager, ha aggiunto Della Porta che ha parlato di «un’altra globalizzazione che parta dal basso e sia più inclusiva».

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