Spinelli lancia il forum sulla ricerca (che doveva partire a febbraio) e spinge per una facoltà roveretana

di Domenico Sartori

Dove sono finiti gli «stati generali» della ricerca? A metà gennaio, l’assessore provinciale allo sviluppo economico, ricerca e lavoro, Achille Spinelli, aveva dato rassicurazioni: «Partiranno in febbraio. Dobbiamo individuare tre-quattro ambiti prioritari». Siamo a metà marzo e degli «stati generali» non c’è traccia.
Cos’è successo, assessore Spinelli?
«C’è un ritardo, ma non siamo rimasti fermi. Stiamo imbastendo la selezione dei soggetti che parteciperanno ai tavoli degli stati generali. Diciamo che che ho appena concluso la formazione del gabinetto, ora sto lavorando alla segreteria: sono stato un po’ solo nell’attività in queste settimane».
Come vengono scelti questi soggetti?
«Sarà un nucleo di scienziati ed esperti del mondo dell’economia e dell’innovazione...».
Già individuati?
«Alcuni sì. Alcuni sono già presenti in Trentino, altri sono chiamati da fuori. Ci serve una visione il più aperta possibile e libera da vincoli. Chi opera qui tende alla conservazione dell’esistente, come farebbero tutti».
In gennaio, aveva fatto capire che, visti i risultati ottenuti, gli ambiti prioritari della ricerca su cui la Provincia dovrebbe investire sono la genetica e le biotecnologie, l’intelligenza artificiale applicata ai dati... Conferma?
«Chiaro che dovremo investire sulle cose che funzionano, cercando però di innovare e trovare una “clientela” nuova per la nostra ricerca. L’ho detto al Senato accademico dell’Università: fate benissimo la ricerca di base, teorica, anche grazie ai fondi della Provincia. Ma non basta. All’Ateneo ho detto: apritevi, fate come in California dove i professori universitari sono anche imprenditori, fondano imprese e ricerca».
In Trentino, dal 2016, c’è Hit, il consorzio tra UniTn, Fem, Fbk e Trentino Sviluppo che si occupa di trasferimento tecnologico.
«Sì, ma è debole, ha fatto poco. Su Hit stiamo ragionando».
Gli stati generali della ricerca, al dunque, quando partiranno?
«Entro 15-20 giorni formerò il gruppo che lavorerà per due mesi, promuovendo alcune sedute plenarie».
Organizzate come?
«Ci saranno esperti trasversali, economisti, industriali, ricercatori che seguono di più Pmi e startup innovative».
Con quale obiettivo?
«Focalizzare, come detto, tre, quatto, cinque ambiti prioritari su cui indirizzare gli investimenti nella ricerca. Ma anche definire un metodo: come si fa, come si organizza, come si trasferisce la ricerca... Che è poi quello che conta. Ripeto quello che ho detto al Senato accademico: la ricerca solo teorica non serve. Ci serve la ricerca che produca reddito ed economia. Il che non vuol dire che gli ambiti della cultura non siano importanti. Dico però che ci vuole più ricerca legata alla committenza».
Assessore, il «bisturi genomico» scoperto dal Cibio, che ora diventa business, era ricerca di base.
«Sì, ma io dico che non ci basta la ricerca che finisce pubblicata su riviste scientifiche. Il Cibio è riuscito a fare un passo ulteriore, anche se non ha una committenza chiara. Se c’è ad esempio un casa farmaceutica che chiede di sviluppare alcuni prodotti, sarebbe molto più produttivo».
L’ipotesi, per il Cibio, è di trovare una sede provvisoria a Mattarello?
«A Mattarello ci dovrebbe fare una permuta immobiliare tra Università e Trentino Sviluppo. Ma il ragionamento che stiamo facendo è più ampio, su quale sia la dislocazione migliore per sviluppare le biotecnologie su cui l’Università di Trento è brillantemente impegnata».
Lei vorrebbe trasferire il Cibio a Rovereto, nel polo della Manifattura?
«No, non è questione di Cibio. Quello che mi preoccupa è la concentrazione di attività su Trento. Sto lavorando per fare sì che una facoltà possa insediarsi a Rovereto. Con i miei collaboratori ci stiamo ragionando, ma non è interessato il Cibio».
A proposito di collaboratori, Laura Pedron, dal dipartimento del servizio istruzione e formazione universitaria, dove si occupava di ricerca, è passata a dirigere l’Agenzia del lavoro. Chi la sostituirà?
«Bella domanda. Al dipartimento ci sono professionalità valide in grado di subentrare. Ma il dipartimento non dipende da me (dall’assessore Bisesti, ndr), anche se la ricerca fa capo a me».
Tra le fondazioni, la Mach è quella che ha una più bassa produzione di brevetti...
«La Mach ha anche avuto un calo di produzione scientifica, per più ragioni. Il problema di fondo, vale non solo per la Mach, è che è un mondo chiuso, quando invece il successo dipende anche dal far sapere e comunicare quello che si fa. Ne sono convinto».

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