Il Consiglio d'Europa boccia Roma «Violazione indebolire le Province»

Dopo la bocciatura nel voto referendario del 4 dicembre scorso, arriva dall’Europa un altro colpo al disegno dei governi italiani di ridimensionare e abolire le Province ordinarie, com’era nell’intento della legge varata tre anni fa che porta il nome del ministro Graziano Delrio, politicamente orientata a indebolire i livelli di mediazione fra territori e Stato e a spostare poteri dall'area vasta ai singoli Comuni principali. Una legge peraltro approvata con entusiasmo anche da gran parte dei parlamentari eletti in aree a Statuto speciale, come il Trentino Alto Adige.

La riforma ha creato anche gravi disagi nei servizi quali gestione strade, trasporti e edilizia scolastica. Inoltre, il dimezzamento del personale - con mobilità obbligatoria verso altri enti pubblici - ha aggravato la situazione (solo nlle Province interamente montane il calo è stato contenuto al 30%).

Il Consiglio d’Europa ha approvato in seduta plenaria una raccomandazione rivolta all’Italia dal Congresso dei poteri locali e regionali sul tema delle Province: Roma viene esortata a rivedere le sue politiche ostili nei riguardi di questo livello dell’organizzazione democratica previsto dalla Costituzione.

L’Italia deve «rivedere la politica di progressiva riduzione e di abolizione delle province, ristabilendone le competenze, e dotandole delle risorse finanziarie necessarie per l’esercizio delle loro responsabilità», si legge nel rapporto di monitoraggio sulla situazione italiana stilato dal Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa.

Il rapporto è il frutto delle visite del Congresso condotte in Italia, l’ultima lo scorso marzo, anche in seguito a sollecitazioni venute dalla vicina provincia dolomitica di Belluno, che proprio sul tema della valorizzazione dell’ente di area vasta e dello sviluppo dell’autunomia locale celebrerà un referendum popolare domenica, 22 ottobre.

Oltre a richiedere un pieno ripristino delle province, «il cui futuro, dopo la bocciatura del referendum sulla riforma costituzionale lo scorso dicembre, è incerto», il Congresso raccomanda di «ristabilire l’elezione diretta per gli organi di governo delle province e delle città metropolitane» e di «fissare un sistema di retribuzione ragionevole e adeguata dei loro amministratori».

Inoltre chiede che sia introdotta «la possibilità di votare una mozione di revoca o di censura all’interno dei consigli provinciali e metropolitani nei confronti dei loro presidenti o sindaci, per rafforzarne la responsabilità politica».

Per quanto riguarda invece le Regioni, si raccomanda all’Italia di «rivedere le norme e i principi finanziari di quelle a statuto ordinario, per rafforzare la loro autonomia di bilancio e aumentare l’aliquota delle loro entrate proprie».
E si domanda anche di riformare il sistema perequativo per compensare i divari tra le risorse finanziarie a disposizione delle Regioni, ritenuto ora «inefficace».

Positivo il commento del vicepresidente dell’Unione Province italiane, Carlo Riva Vercellotti: «La raccomandazione è molto chiara: a causa dei tagli iniqui ai bilanci delle Province queste istituzioni hanno a diposizione risorse non sufficienti per assicurare lo svolgimento delle loro funzioni.

Il governo è richiamato, nel rispetto della Carta europea delle autonomie locali che il nostro Paese ha sottoscritto nel 1999, a rivedere i tagli effettuati in modo da garantire alle Province che le loro risorse siano commisurate alle responsabilità.

I risultati del monitoraggio effettuato dalla Commissione del Congresso in Italia non fanno che confermare la necessità e urgenza che nel nostro Paese si ripristinino le prerogative costituzionali delle Province, prime fra tutte l’autonomia finanziaria e l’autonomia organizzativa.

Il Governo ha l’occasione della Legge di Bilancio 2018 per porre rimedio a questa situazione e assicurare alle Province le risorse necessarie per assicurare i servizi essenziali, come la manutenzione e la messa in sicurezza di strade e scuole superiori.

La delegazione italiana - conclude il vicepresidente Upi - ha chiesto al Congresso di avviare una interlocuzione urgente con il Governo italiano, prima dell’approvazione definitiva della Legge di Bilancio».

Positivo anche il commento del movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti, che questa mattina sull’argomento ha tenuto una conferenza stampa per ribadire la necessità che di fronte a uno scenario ormai ben chiaro, lo Stato metta finalmente in atto iniziative legislative per ripristinare le dinamiche democratiche, garantire i servizi e avviare un processo di autonomia che nelle aree montane non a Statuto speciale è urgentissimo anche per invertire una deriva socioeconomica oggi evidente anche nel progressivo spopolamento dimolte vallate dolomitiche bellunesi.


 

IL RAPPORTO
Il presente rapporto fa seguito alla terza visita di monitoraggio effettuata in Italia dopo la ratifica della Carta europea dell’autonomia locale da parte del paese nel 1999. Rileva con soddisfazione che il principio autonomista è saldamente radicato nell’ordinamento statale, in virtù della Costituzione.

Il rapporto plaude ugualmente agli sforzi compiuti dal paese per promuovere il decentramento. I relatori esprimono tuttavia preoccupazione per la generale carenza di risorse finanziarie degli enti locali, e in particolare delle province, e per l’assenza di effettive consultazioni sulle questioni finanziarie che li riguardano direttamente. Si evidenzia altresì il fatto che gli enti locali non dispongono in pratica di personale adeguatamente qualificato.

I rappresentanti delle province e delle città metropolitane non sono eletti a suffragio universale diretto e non sono retribuiti in modo appropriato per l’esercizio dei compiti di loro competenza.

Si riscontrano infine divari tra le risorse finanziarie a disposizione delle regioni a statuto speciale e quelle a statuto ordinario.

Il Congresso esorta le autorità italiane a riesaminare, tramite consultazioni, i criteri per il calcolo dei tagli al bilancio e a revocare le restrizioni finanziarie imposte agli enti locali, per garantire loro risorse sufficienti, proporzionate alle loro responsabilità.

Raccomanda altresì di chiarire le competenze delle province e città metropolitane, introducendo nuovamente l’elezione diretta dei loro organi di governo, prevedendo una retribuzione appropriata dei loro amministratori e riesaminando le attuali restrizioni imposte in materia di risorse umane a livello locale. Il Congresso raccomanda infine alle autorità italiane di vigilare affinché le regioni a statuto ordinario dispongano di una maggiore autonomia finanziaria di entrata e di spesa

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