«Barcellona riprende a vivere» I trentini nella città in lutto

Il giorno dopo nelle vie di Barcellona la vita torna piano piano a scorrere nonostante la presenza delle forze dell’ordine in ogni angolo, che non passa di certo inosservata. La normalità aiuta ad assorbire il dramma e allontanare i ricordi del furgone impazzito contro la folla di persone. Almeno così pensa Michele Zotta, 29 anni, di Trento, che è arrivato nella città spagnola tre giorni fa, per ripartire poi mercoledì prossimo.

Lui, insieme alla fidanzata Sara Forti, era sulla Rambla pochi minuti prima dell’attentato che ha fatto 13 morti, tra cui due italiani. «Oggi sembra che non sia successo nulla - dice Michele - a parte che ci sono ovunque camionette della polizia, diversi negozi sono chiusi e lungo la Rambla hanno posto fiori e candele nei punti in cui si è verificato l’impatto del mezzo».

Lo slogan che Barcellona ha fatto proprio è «Non abbiamo paura», e così anche i turisti che in questi giorni la affollavano: «No, paura non ne abbiamo, rispetto a ieri (giovedì, ndr). Oggi anche razionalmente viene spontaneo pensare che i controlli saranno molto superiori, ci si sente al sicuro. Ed è quasi paradossale che la città viva, vada avanti, come nulla fosse successo: positivo, nonostante tutto quello che è successo».

Resta grande l’impressione generata dai morti, turisti e famiglie: «Sono rimasto colpito dalle vittime italiane, perché erano pressapoco miei coetanei. Comunque ora camminiamo sulla Rambla, proprio di fronte al negozio che ci ha accolti e riparati l’altra sera durante l’attacco, e che oggi è aperto».

A Barcellona, alloggiato a pochi metri dalla Rambla, c’era anche Dimitri Santuari (suo il video in basso), presidente del Basket Pergine, in vacanza con moglie e figlie.

«Al momento dell’attentato stavamo risalendo dalla spiaggia, e avremmo percorso proprio la Rambla se all’improvviso non fossimo stati anticipati da sirene e lampeggianti - racconta - un grande dispiegamento di forze. Ci hanno bloccati e fatti fare il giro per tornare nell’appartamento che abbiamo affittato poco distante da lì. Era nella zona rossa, per cui chiunque entrasse o uscisse veniva scortato dalla polizia. Per qualche ora le persone che si avevano cercato rifugio non sono uscite dall’area, e stavano lì, aspettando di potersene andare accompagnati dalle forze dell’ordine».

Alla fine, Dimitri e la famiglia arrivano a casa: «Per il resto della serata, poi, non siamo più usciti».
Il giorno dopo ha un sapore amaro per il presidente della società sportiva perginese, che oggi ha il volo di ritorno in patria: «Il mercato della Boqueria è chiuso, così come sono chiusi tanti negozi e i chioschi lungo la zona pedonale della Rambla». Fiori, candele, peluche: lo stesso agrodolce arredo urbano temporaneo visto già altre volte in altri luoghi, sempre in occasione di morti.

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