Nyt: ultradestra Usa dietro l'attacco hacker a Macron

Attacco informatico con furto di documenti privati del candidato presidente Macron

Ci sarebbe l’azione coordinata di militanti dell’ultradestra Usa dietro alla diffusione sul Web dei documenti piratati nel massiccio attacco hacker alla campagna di Emmanuel Macron: è quanto afferma il New York Times.

Il giornale in un articolo scrive che «dopo mesi di tentativi di spostare in favore di Marine Le Pen l’ago della bilancia delle presidenziali francesi, attivisti di estrema destra americana hanno gettato il loro peso in appoggio all’hackeraggio di Macron, nel tentativo di spargere il dubbio su un’elezione fondamentale non solo per la Francia ma per il mondo intero».

Alcuni esperti, citati dal quotidiano Usa, ritengono che alcuni dei documenti diffusi potrebbero essere collegati alla Russia.

Secondo il giornale, «questo tentativo è stato il punto di arrivo di una campagna durata mesi contro Macron», iniziata cioè quando la candidatura di quest’ultimo «ha iniziato a guadagnare terreno, all’inizio dell’anno».

Da allora, scrive il Nyt, «attivisti della rete negli Stati Uniti e altrove» hanno iniziato «a condividere tattiche, consigli e trucchi dove internet parla inglese e francese.

Appena poche ore dopo che i documenti sono stati resi pubblici - scrive ancora il New York Times - l’hashtag #MacronLeaks ha iniziato a diffondersi globalmente, aiutato da attivisti di estrema destra negli Stati Uniti che avevano cercato di spostare il voto francese a favore della Le Pen».

Infine, il Nyt osserva che, «mentre non ci sono prove che questo recentissimo hackeraggio contro la campagna di Macron sia stato organizzato da questo gruppo di militanti fra loro solo in parte collegati, gli attivisti americani si sono regolarmente ritrovati su siti come 4Chan e Discord, che sono stati in precedenza utilizzati per coordinare l’appoggio alla campagna presidenziale di Donald Trump».

Una delle tattiche, ricorda il giornale, sono stati i cosiddetti «Twitter raid», azioni per dirottare gli hashtag più diffusi e gli argomenti sui social media e iniettare materiale propagandistico anti-Macron e in favore della destra.

Comunque sia, secondo Vincent Jauvert, inviato speciale del settimanale L’Obs, «Macronleaks non cambierà il risultato delle elezioni come fece invece l’hackeraggio delle mail di Hillary Clinton, che regalò qualche decina di migliaia di voti decisivi a Trump.

In Francia dovrebbero spostare milioni di preferenze, e non succederà.

Ma da lunedì, il nuovo presidente può essere destabilizzato perchè rischia di trovarsi fin dall’inizio travolto da una valanga di sospetti. Veri o falsi non si sa, bisognerà verificare».

Jauvert, scrittore ed esperto di servizi segreti e relazioni diplomatiche, da tempo avvertiva sul suo blog di un imminente tentativo dei russi di intervenire nelle presidenziali francesi contro Emmanuel Macron, favorendo Marine Le Pen.

Oggi spiega che «un’azione come questa non può essere compiuta da un solo hacker, dietro ci può essere soltanto uno Stato».

«La vera domanda - continua - non è chi diffonde i file, ma chi ha la capacità tecnica di piratare gli account email della squadra di Macron che sono blindati da settimane.

Non ci sono hacker indipendenti con una competenza tale da poter superare tali barriere».

Lo staff del candidato di En Marche! ha denunciato a più riprese hacker russi durante la campagna elettorale, fino al punto di non accreditare più alcuni giornalisti di Mosca al seguito della campagna elettorale».

Jauvert aggiunge di avere notizie di «analisti che hanno rilevato tracce del gruppo Apt28, pirati informatici legati ai russi, nell’hacking delle email dello staff di Macron».

«Il motivo di un’azione del genere - aggiunge - può essere o quello di influenzare in extremis il voto, ma qui i candidati non possono fare niente e i giornali non possono parlare dei documenti rubati. Oppure di destabilizzare il Macron neoeletto.

Da lunedì la stampa si lancerà sul contenuto dei file, con un effetto probabile di destabilizzazione.

Il problema non sono i conti alle Bahamas, quelli sono evidenti fake, documenti manipolati.

Sono migliaia di giga di email private, che sono vere e fra le quali si troveranno cose sgradevoli, compromettenti, comunque da discutere.

Se poi il “colpo” è stato fatto da professionisti, come nel caso di Trump sulle email della Clinton, hanno potuto aggiungere qualsiasi cosa, e questo potrà avere un effetto ancora più destabilizzante per l’inizio della presidenza Macron o per la campagna delle politiche di giugno».

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