Trentino e Alto Adige, tra Stato e Regione Ugo Rossi: clima pesante per l'autonomia

di Luisa Maria Patruno

I governi provinciali di Trento e di Bolzano avevano sostenuto la riforma costituzionale - poi bocciata dal referendum del 4 dicembre scorso - confidando sul fatto che l'introduzione nella Costituzione del principio dell'«intesa» per modificare lo Statuto di autonomia avrebbe potuto dare un concreto impulso alla riforma della Carta fondamentale, sapendo di poter avviare l'iter, che è sempre insidioso, confortati da una regola in grado di evitare modifiche non concordate con la Regione e le due Province. 
Statuto d'autonomia, rischio stallo.
Ora, la necessità di adeguare lo Statuto per ricomprendervi le norme di attuazione, che si sono succedute negli anni e che hanno ampliato le competenze dell'autonomia, ma anche per ridefinire le competenze concorrenti come primarie, così da limitare il rischio di «invasioni» da parte del potere statale e i conseguenti conflitti davanti alla Corte costituzionale, resta urgente. Ma l'assenza di una garanzia come l'intesa rende tutto più difficile a Roma ed esposto ai marosi di una situazione politica oggi sempre più incerta. Al di là del quadro nazionale - più o meno favorevole a un progetto di revisione - il «nodo» principale riguarda la volontà e la capacità di trovare un accordo fra il Trentino e l'Alto Adige sui contenuti del nuovo Statuto e in particolare sul futuro della Regione sul quale le posizioni restano diverse, nonostante gli sforzi di dialogo degli attuali governatori Ugo Rossi e Arno Kompatscher, decisi a venirsi incontro. Emblematica è stata nell'ottobre scorso l'intervista di Arno Kompatscher all' Adige in cui il Landeshauptmann si era spinto a dire che autodeterminazione non vuol dire secessione e che: «Finché saranno mantenuti i patti, la nostra autodeterminazione è l'autonomia». Aveva aggiunto poi che: «L'Autonomia del Trentino non si può mettere in dubbio, perché fa parte del Tirolo storico». Rossi, da parte sua, invita ad avere «pazienza e comprensione» verso i cugini sudtirolesi, mentre in Trentino molti si dicono preoccupati perché si è dato vita a due commissioni separate - la Consulta a Trento e la Convenzione a Bolzano - per elaborare una proposta di revisione, proprio a causa della visione di fondo diversa, che faticherà a venire a sintesi. Questa è una delle principali sfide che Rossi e Kompatscher hanno assunto, anche se nell'unico anno che resta di mandato, potranno ormai solo costruirne le basi.
Gli accordi finanziari con lo Stato.
Nei rapporti con Roma e la difesa delle prerogative e delle finanze dell'Autonomia, fin dalla loro elezione Rossi e Kompatscher hanno seguito le orme dei predecessori Lorenzo Dellai e Luis Durnwalder cercando con il Governo la firma di un nuovo patto finanziario, sul modello di quello di Milano, sottoscritto nel 2009, che definisse in modo concordato il «do ut des» almeno fino al 2023, evitando le solite incursioni annuali ad ogni legge di stabilità. Il cosiddetto «patto di garanzia» è stato firmato nell'ottobre 2014. Le due Province si sono impegnate a fare la loro parte per il risanamento dei conti dello Stato, ma il «patto» ha rivelato di non riuscire a dare quella «garanzia» di blindatura totale dei bilanci provinciali, che si sperava. E si sono resi necessari nuovi bracci di ferro davanti alla Corte costituzionale, proprio quei contenziosi che si puntava ad evitare, mentre le minacce sono sempre in agguato.
Il futuro di Autobrennero.
Una delle partite più importanti sia in termini economici che di «sovranità» sul territorio regionale riguarda l'autostrada del Brennero e il mantenimento della concessione in capo alla società A22 spa, oggi controllata dalla Regione e dalle due Province autonome. Nel gennaio dell'anno scorso, dopo anni di trattative, il Governo e i soci pubblici hanno firmato un protocollo d'intesa che prevede un rinnovo trentennale della concessione - evitando la gara - a fronte dell'uscita dei soci privati da A22, così da rispettare le prescrizioni europee nel caso di assegnazioni di concessioni alle società in house. Ma proprio l'Ue ha chiesto chiarimenti paventando l'apertura di una procedura di infrazione rischiando di fare saltare l'accordo.

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