Riforma delle agenzie fiscali migliore distinzione dei ruoli

Più autonomia gestionale, più efficienza nella governance, meno duplicazioni tra vari organismi.

Sono queste le linee guida su cui si muoverà il prossimo ddl di riforma delle Agenzie fiscali, atteso entro l’inizio di aprile. Il disegno di legge di iniziativa parlamentare dovrebbe ridefinire gli ambiti di competenza e la mission delle Agenzie sulla falsariga delle indicazioni arrivate dall’Ocse e dal Fondo monetario nei mesi scorsi, mantenendo come linee guida gli obiettivi di compliance che, agendo contemporaneamente su più fronti (dall’abbandono degli studi di settore alla dichiarazione precompilata), stanno progressivamente rivoluzionando il sistema fiscale italiano.

Presentando i rapporti richiesti dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che hanno in parte ispirato anche il decreto fiscale collegato alla manovra, Ocse e Fmi avevano entrambi insistito innanzitutto sulla necessità di «ripristinare urgentemente l’autonomia delle Agenzie», approfittando della riforma della pubblica amministrazione.

L’Ocse aveva suggerito in particolare che le agenzie avessero la libertà di decidere come realizzare i tagli di bilancio necessari e di procedere con maggiore autonomia all’assunzione e promozione del personale, «come originariamente previsto quando le agenzie sono state istituite». Un punto non indolore soprattutto per l’Agenzia delle Entrate, dopo le ferree regole di spending review, i concorsi bloccati e il caso dirigenti, e che il ddl dovrebbe quindi recepire.

L’organizzazione parigina, da dove non a caso Padoan proviene, invitava inoltre a «modificare gli obiettivi delle agenzie dando maggiore enfasi all’adempimento spontaneo», introducendo ad esempio incentivi per il personale non legati all’ammontare delle entrate riscosse a seguito di controlli e verifiche, ma piuttosto ai risultati e agli indicatori di alto livello legati alla voluntary compliance. Punto anche questo del tutto in linea con la nuova impostazione dell’amministrazione fiscale.

Questione aperta resta inoltre quella della frammentazione e sovrapposizione di ruoli e responsabilità tra le istituzioni coinvolte nella gestione fiscale.

Equitalia è stata già eliminata dal decreto fiscale (sparirà il primo luglio con la nascita dell’Agenzia della riscossione) ma i ruoli degli attori in campo, dal Dipartimento delle Finanze all’Agenzia delle entrate alla Guardia di finanza, dovrebbero essere meglio definiti.

Da verificare è inoltre anche la durata degli incarichi dei direttori. Nel 2003 è stato ridotta da cinque a tre anni e nel 2006 le cariche sono divenute soggette allo spoil system, con il termine di 90 giorni dalla formazione del nuovo governo.

In assenza di nuova nomina, chi occupa la carica continua a ricoprire quel ruolo. Una delle problematiche sta però nel fatto che durante il periodo di una eventuale rinomina da parte del nuovo governo, le decisioni operative sono limitate unicamente alle questioni di più immediata importanza al fine di non vincolare l’amministrazione subentrante.

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