Incontri alla Leopolda, scontri anti Renzi in piazza

L'eco degli scontri arriva alla Leopolda solo quando il sindaco di Firenze Dario Nardella sale sul palco per denunciare la violenza dei manifestanti.
Tafferugli con lancio di pietre, bottiglie, reti metalliche, ortaggi, ma anche grossi petardi, forse bombe carta, e cariche della polizia in occasione della manifestazione «No a Renzi, no al referendum» svoltasi in mattinata nel capoluogo toscano (nella foto) e alla quale ha preso parte un migliaio di persone giunte da tutta Italia (cinquemila secondo gli organizzatori). Il bilancio è stato di 12 agenti feriti tra le forze dell'ordine che hanno fatto ricorso alle cure mediche, ma anche di qualche contuso tra i manifestanti. Uno di loro è stato portato in questura.
Niente è sembrato però rompere il clima di entusiasmo nella kermesse che Matteo Renzi definisce, con i suoi, una delle più belle di sempre. Il referendum alle porte galvanizza i leopoldini, tra applausi a Maria Elena Boschi e fischi a Massimo D'Alema, e dà fiducia al premier che ieri, con il documento sull'Italicum, strappa Gianni Cuperlo alla minoranza interna. «Adesso non ci sono più alibi» è la soddisfazione del leader Pd, ormai deciso a lasciare per la loro strada i bersaniani schierati per il No.
Ieri, secondo i fedelissimi del premier, sono andate in scena due visioni di Italia: dentro la Leopolda, ministri e cittadini a discutere delle riforme del governo, fuori dalla Leopolda chi non vuole cambiare il Paese. «Non ci faremo fermare da chi dice no per bloccare tutto» afferma Renzi per caricare i supporter il premier, ormai in piena campagna per la volata finale al referendum.

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