Roma, scontro Renzi-M5S Muraro querela il premier

L’assessore capitolino all’ambiente, Paola Muraro, ha querelato per diffamazione il premier Matteo Renzi per gli «indebiti accostamenti fatti con l’inchiesta su Mafia Capitale».

Oggi l’avvocato Alessio Palladino, uno dei difensori della Muraro, ha depositato a piazzale Clodio l’atto.
«La mia assistita - dice il penalista - si è posta da tempo a disposizione degli inquirenti, ma speculare sulla sua vita privata o rappresentare fatti non veri è solo indice, a nostro parere, di una azione diffamatoria».

L’interrogatorio dell’assessore «non è stato predisposto, quindi non c’è una data fissata», si apprende frattanto da fonti di piazzale Clodio, dove viene smentita la data del 12 ottobre prossimo, come riportato da alcuni quotidiani, per l’esecuzione dell’atto istruttorio.

Le stesse fonti riferiscono che l’ipotetico interrogatorio non è stato neanche oggetto di consultazione tra i pm ed i difensori della Muraro.

L’assessore all’ambiente è indagata per reati ambientali ed abuso d’ufficio nel quadro degli accertamenti del pm Alberto Galanti su presunti illeciti legati alla gestione dello smaltimento dei rifiuti nella capitale.

Non si placa dunque la bufera.

Ieri Muraro è stata attaccata frontalmente, e con violenza senza precedenti, dal premier Matteo Renzi in persona: «In fondo la svolta della Raggi è dare la gestione dei rifiuti a un donna collegata totalmente a Mafia Capitale, a quelli che c’erano prima...».

La sindaca Virginia Raggi, che ribatte a tono rispedendo le accuse al mittente, sulla Muraro resta sulle sue posizioni: vuol valutare il da farsi sulla base delle carte giudiziarie, non degli articoli di giornale. Eppure dal M5S qualche imbarazzo filtra e c’è chi comincia a pianificare le contromosse, dalla resistenza fino alla exit strategy.

Dal Campidoglio interviene il capogruppo del movimento Cinque stelle, Paolo Ferrara, a nome di tutti i 29 consiglieri di maggioranza: «Nessun pressing per mandare via l’assessore. Non c’è alcun caso Muraro. Non ci sono pressioni, il gruppo sta lavorando ed è unito. Non c’è neanche un consigliere che sta ponendo la questione».

Insomma il caso sembra completamente nelle mani della sindaca, responsabile delle sue decisioni. Che in materia di nomine non sempre sono state coincidenti con gli umori prevalenti tra i pentastellati.

Tra gli esponenti nazionali del movimento interviene in risposta all’affondo di Renzi Luigi Di Maio, non entrando però nel merito della vicenda Muraro.

Lo aveva fatto sabato, avvallando in sintesi la linea attendista della sindaca.

«Aspettiamo almeno di capire quali siano i capi di imputazione - aveva detto Di Maio -. Da noi non funziona che aspettiamo il terzo grado di giudizio, ma ancora non c’è nemmeno un avviso di garanzia...».

È la scuola di formazione del Pd, ma il premier la «lezione» prova a darla a M5S e alla sindaca di Roma sul caso dell’assessora all’Ambiente indagata. Ed è subito scontro a distanza. «In fondo la svolta della Raggi è dare la gestione dei rifiuti a un donna collegata totalmente a Mafia Capitale, a quelli che c’erano prima», attacca Matteo Renzi, «pensate che avrebbero detto se Muraro fosse del Pd?».

Per il presidente del consiglio nel movimento 5 stelle «c’è una doppia morale» sulla giustizia «che fa ridere i polli».

Poi il sarcasmo su Virginia Raggi. La foto della sindaca sul tetto del Campidoglio? «Mi suscita simpatia, è una boccata d’aria fresca, non dobbiamo fare polemica su questo - dice il leader Pd -, il problema non è quello che la Raggi fa sul tetto, è quello che fa quando scende».

Passano poche ore e la sindaca replica su Twitter. «Affari con Mafia Capitale? Mica siamo il Pd. I cittadini sanno che quel sistema l’hanno creato loro. Noi lo combattiamo». Poi su Facebook, in un post preceduto dall’immagine di una piovra sulla capitale e la scritta ‘Fuori la mafia da Romà. «Attendiamo ancora di sapere cosa ha fatto (Renzi) con i fondi delle cene elettorali con Buzzi - scrive Raggi -. Il Pd non crederà mica che l’abbiamo dimenticato?».

«Il premier quando è in difficoltà - ultimamente capita spesso - prova a distogliere l’attenzione e a cambiare argomento - aggiunge -. Forse è nervoso perchè si avvicina la data del referendum sulle finte riforme. E i confronti in tv lo vedono in grossa difficoltà. Piuttosto si concentri sul disastro economico del governo - conclude -, sui dati della disoccupazione giovanile, sulla fallimentare politica estera, sull’emergenza migranti. Buon lavoro».

Lo scontro è su Paola Muraro, ma in controluce c’è il referendum costituzionale del 4 dicembre e Renzi alza il tiro contro M5S, l’avversario più temibile per il sì, visto il consenso e la forza di attrazione di cui gode.

La sfida è a tutto campo e il premier prova a sparigliare. «La butta in caciara», dice Di Maio.

«È in difficoltà, specie dopo le bacchettate di Napolitano sull’Italicum - afferma - e accusa noi di accordi per Mafia Capitale. Si dimentica che Mafia Capitale sono loro del Pd».

«Credo che Renzi dovrebbe cominciare a contare tutti guai giudiziari all’interno del suo partito», così il capogruppo M5S in Campidoglio, Paolo Ferrara.
Il senatore Pd Stefano Esposito: «L’imbarazzo della Raggi sulla Muraro è evidente, ma è costretta a difenderla ad oltranza perchè è l’asse portante della sua alleanza con gli alemanniani, con Panzironi, Cerroni e con i poteri forti».

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