Data e quesito del referendum il comitato del no critica Renzi

Il fronte del no referendario attacca il premier Mattero Renzi accusandolo di non voler giocare una sfida trasparente ma di tentare di condizionare gli elettori sia con la formulazione «ammiccante» del quesito che troveranno sulla scheda, sia con la scelta di una data così lontana (il 4 dicembre) che consentirà al governo di utilizzare le sue numerose «armi propagandistiche».

A criticare il quesito referendario, ora è anche il presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti: «È a dir poco fuorviante rispetto alla portata della riforma della Costituzione: esso presenta, in modo alquanto tendenzioso e chiaramente parziale, solo alcuni degli aspetti toccati dallo stravolgimento della Carta costituzionale. La domanda posta agli elettori inficia la consultazione».

«Non pochi giuristi e presidenti emeriti della Corte costituzionale - spiega Ciambetti - avevano già da tempo manifestato forti perplessità, visto che era pressochè impossibile sintetizzare in maniera corretta e onesta la materia referendaria.
Le loro preoccupazioni vengono ora confermate e onestamente, se qualcuno vorrà sostenere che si sta giocando sporco, in maniera scorretta e sleale, difficilmente lo si potrà contestare: quando si ricorre a questi mezzucci, a sotterfugi e furberie, sottovalutando lo spirito critico dei cittadini, si commette un grande errore perchè si prendono in giro gli elettori.

Quando si tenta di raggirare il corpo elettorale, si dimostra nei fatti in quale conto si tiene la democrazia: da solo questo quesito smaschera il piano reazionario, orchestrato da banche e agenzie di rating, appoggiato da ambasciatori e capi di governo stranieri, con cui si vuole instaurare un sistema oligarchico in cui ceti medi e classe lavoratrice, mondo artigiano e delle piccole imprese, insegnanti e liberi professionisti non avranno alcun peso, nè potere contrattuale davanti allo stato.

Chiunque ha a cuore le sorti del Paese - conclude Ciambetti - deve mobilitarsi e denunciare la situazione, spiegare cosa sta succedendo e quale sia la partita in gioco».

Per parte sua, - in un'intervista al Corriere della Sera - Guido Calvi, giurista che presiede il Comitato per il no costituito da Massimo D’ Alema, vede nella scelta della data nel’ultimo giorno utile un segnale di debolezza di Renzi.

«Finalmente si è decisa la data del referendum. Si era partiti con ottobre e siamo arrivati a dicembre. Evidentemente è stato necessario guadagnare tempo per provare a recuperare una situazione non favorevole alla presidenza del consiglio».

Quanto alla formulazione del quesito referendario, Calvi osserva che il testo è «profondamente segnato da un favore al sì. Ma sono piccole spie di debolezza e difficoltà del fronte del sì: se fossero sicuri di vincere non ne avrebbero bisogno.
E, comunque, la formulazione non avrà influenza, perché chi andrà alle urne saprà già come votare».

Calvi ritiene che la decisione della Consulta di rinviare il giudizio sull’Italicum sia stata «assolutamente corretta, saggia e apprezzabile: stabilisce un rapporto diretto fra revisione costituzionale e modifica della legge elettorale. Il che era evidente, anche se qualcuno voleva tenere divise le due cose.

Anzi, la riforma del sistema di voto è un'aggravante di quella della Carta». Perché «l'unica Camera abilitata a dare fiducia al governo avrebbe un premio di maggioranza sproporzionato: con il 20% dei consensi, si prenderebbe il 54% dei deputati. Neppure la legge truffa di De Gasperi si era spinta a tanto: assegnava un premio soltanto a chi superava il 50% dei voti».

A difendere la linea del governo e la riforma è da Buenos Aires la ministra Maria Elena Boschi: con la scelta della data del referendum «si apre una nuova fase, si entra nel vivo della campagna referendaria. Da qui al 4 dicembre abbiamo settimane importanti per discutere il merito delle riforme, per cercare di parlare di come il sì al referendum può cambiare il nostro Paese. Abbiamo tolto dal tavolo tutti gli argomenti che il fronte del no ha cercato di mettere sul referendum, e che niente avevano a che vedere con il referendum», e cioè il «quesito referendario troppo semplice, la mancanza della data, la legge elettorale: credo che c’è la data, abbiamo chiarito che non si vota il referendum sulla legge elettorale - ma volendo il Parlamento aprirà un confronto sull’Italicum - abbiamo chiarito che il quesito è così semplice perchè riporta il contenuto della riforma costituzionale, non si vota sul governo, non si vota sulle sorti di questo esecutivo ma si vota per cambiare l’Italia».

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