Referendum con patto sull'autonomia? Bressa gela gli autonomisti: sciocchezze

Il sottosegretario agli affari regionali Gianclaudio Bressa gela le aspettative di chi, come il senatore del Patt Franco Panizza, ritiene che dal governo Renzi possa arrivare un impegno formale a rafforzare le autonomie speciali di Trento e di Bolzano in cambio di un sì al referendum costituzionale.

Bressa, che presiede la commissione tecnica («tavolo») sulle procedure di revisione degli statuti di autonomia delle Regioni a statuto speciale, ne ha parlato tre giorni fa, a margine dell’incontro degasperiano in Tesino con la letio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Su eventuali accordi referendari fra Roma, Trento e Bolzano, Bressa, in parlamento da vent’anni, eletto in Sudtirolo per il Pd, è lapidario: «Evitiamo di dire sciocchezze», spiega in risposta alla posizione del Patt che vincola l’impegno per il sì al referendum costituzionale ad un confronto per ottenere garanzie dal governo:

«Non è previsto alcun incontro specifico, né alcun documento di garanzia. L’unica cosa che andrebbe fatta è quella di votare sì al 110 per cento al referendum, proprio perché la riforma prevede per la prima volta in Costituzione il meccanismo dell’intesa».

Insomma, insiste il sottosegretario, «Renzi o Boschi non firmeranno alcun documento di garanzia perché lo chiede Panizza per ragioni di politica tutta interna al suo Patt».

Bressa poi spiega: «Ad Aosta, un anno fa, ci siamo posti il problema, visto che la revisione degli statuti non ha alcuna procedura definita, di porre su un piano di parità Parlamento, cui non si può togliere il potere costituzionale di revisione e attuazione, e assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome.

Da lì la bozza che stabilisce che, se non c’è composizione nella commissione paritetica, in Parlamento ci deve essere la maggioranza dei tre quinti. Sia chiaro: non è una riforma centralistica. Chi lo afferma, come Peterlini e Durnwalder in Alto Adige, dovrebbe spiegare dov’è il vulnus per le regioni speciali».

Il sottosegretario agli affari regionali aggiunge: «Vero che non ci sarà più la legislazione concorrente, ma ci sarà un Senato, espressione delle Regioni, che concorrerà a fare le leggi, con poteri di richiamo. Un Senato co-protagonista, e ciò vale cento volte la legislazione concorrente».

Il presidente trentino Ugo Rossi commenta senza enfasi le parole del sottosegretario: «Ha ragione Bressa a dire che un documento non serve, ma è bene che nella campagna referendaria il governo affronti il tema del dispositivo referendario. La revisione dello statuto è politica, e a noi interessa che venga fatta in senso amplificativo e non riduttivo dell’autonomia.

La rappresentanza dei nostri parlamentari ha votato la riforma, ma è chiaro che nel momento in cui si chiede ai rappresentanti del governo come interpretare il post riforma, ci si aspetti una risposta».

«Trentino e Alto Adige - aggiunge Rossi - sono con la riforma costituzionale più tutelati rispetto a prima, perché è previsto il principio dell’intesa.
Ma il giorno dopo il referendum va riempito di contenuti, e noi chiediamo di definirlo prima».

Sarcastico il commento della Lega Nord: «Le parole del sottosegretario Bressa hanno dimostrato la totale irrilevanza del partito autonomista trentino tirolese nelle trattative della riforma costituzionale che riguardano la autonomia trentina. Il senatore Panizza chiede garanzie prima del voto referendario per poter votare si e Bressa risponde categoricamente ?sono sciocchezze?».

«In pratica - prosegue una nota del Carroccio - il Patt deve votare favorevolmente al referendum senza battere ciglio, come già Panizza ha votato sì in Parlamento alla riforma costituzionale, e nessuna garanzia verrà data alla nostra Autonomia prima del voto. E il Ministro Boschi non firmerà nessun documento con Rossi» conclude la Lega».

Intanto i segretari dei partiti della coalizione, Patt, Upt e Pd si trovano d’accordo sulla richiesta di un vertice col governo.

A spingere maggiormente è Panizza che ripete come «non si tratti di un ricatto» ma anzi «di un favore che come Trentino facciamo al governo, visto che i sondaggi danno il no in vantaggio, il fatto di avere delle garanzie politiche serve a noi come partito, ma anche ai cittadini trentini per essere rassicurati ed essere quindi convinti ad andare a votare per il sì senza tentennamenti».

Anche Tiziano Mellarini, segretario provinciale dell’Upt, chiarisce come «è importante che sia la coalizione a chiedere la garanzia, perché l’intesa è un passo, ma dobbiamo essere all’erta e chiedere un incontro con Renzi o la Boschi per avere la garanzia politica: oggi il presidente Rossi parla di coalizione e questo ci soddisfa, perché non va bene andare avanti singolarmente, ma la coalizione deve presentarsi in maniera unitaria all’esterno anche su questi temi».

Italo Gilmozzi, segretario del Pd trentino, premette che il «partito democratico in Trentino è per un sì senza se e senza ma. Poi è chiaro che se viene chiesto un incontro con il governo, non è una cosa negtiva, perché può contribuire a tranquillizzare ulteriormente sul futuro dell’autonomia. Ma non è che si può dire al governo: o ci dai questo o non votiamo sì al referendum». Gilmozzi chiarisce come «le parole di Mattarella sono andate in senso giusto e sottolineano come l’autonomia non sia un privilegio ma un modello che serve anche al resto del Paese».

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