50 morti in Turchia: «Il kamikaze era un ragazzo tra i 12 e i 14 anni»

Un attentatore suicida, poco più che bambino, ha compiuto una carneficina ad una festa di nozze nel quartiere curdo della città turca di Gaziantep: almeno 50 morti, e un'ottantina di feriti. Aveva tra i 12 e i 14 anni, secondo quanto ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, affermando ancora una volta che i terroristi "non prevarranno".

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Ancora non è chiaro quale sia la matrice della cintura esplosiva ritrovata sul luogo della strage. Probabilmente è dello Stato islamico. Ma in fondo, secondo Erdogan, non ha molta importanza. Perché, ha detto, "non c'è differenza tra il (partito indipendentista curdo) Pkk, l'organizzazione terroristica di Gulen (l'imam accusato di aver orchestrato il golpe del 15 luglio) e l'attacco terroristico potenzialmente dell'Isis a Gaziantep", una città di un milione e mezzo di abitanti ad una sessantina di km dal confine con la Siria.

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Rivendicazioni non ce ne sono state, finora. Ma certo l'Isis è l'indiziato numero uno. Anche perché avrebbe più di un "movente". A cominciare dal fatto che le milizie curde portano avanti contro i miliziani del "califfo" una guerra senza quartiere e, ancora di recente, hanno avuto un ruolo determinante nella riconquista della strategica città siriana di Mambij. E non a caso l'Isis ha messo a segno molti attentati contro i curdi in Turchia.

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Il ragazzino kamikaze di ieri è entrato in azione verso le 11 di sera. La festa di nozze, che secondo una tradizione piuttosto comune nel Sud della Turchia veniva celebrata in strada, era quasi finita, molti invitati stavano già andando via. Molte persone stavano però ancora danzando quando c'è stata la devastante esplosione, che ha scatenato l'inferno.

I soccorritori giunti poco dopo sul posto con decine di ambulanze hanno descritto scene apocalittiche. In terra e sui muri, per un raggio di decine di metri, sono stati proiettati detriti, sangue e parti di corpi umani. L'asfalto era disseminato di cadaveri, tra cui quelli di numerose donne e bambini. E gente che urlava, in preda al dolore, alla disperazione, al terrore.

Oggi centinaia di persone si sono radunate per i funerali delle vittime, le cui bare erano avvolte in teli verdi, il colore dell'Islam. Ma non tutti i morti verranno sepolti entro le prossime ore, come prescrive la religione islamica. Decine di persone fatte a pezzi dall'esplosione non sono state ancora identificate. Per dare un nome a molti resti sarà necessario procedere con l'esame del Dna. I due sposi novelli, Besna e Nurettin Akdogan, sono tra i sopravvissuti. Sono feriti, ma non in pericolo di vita. Lui è un esponente dell'Hdp, il partito filo-curdo. Proprio di recente, si erano trasferiti dalla città di Siirt, per sfuggire ai combattimenti e violenze tra ribelli curdi e forze di sicurezza. Nell'arco di poche ore, sono arrivati ad Ankara da tutto il mondo messaggi di solidarietà. 

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