Espulso imam radicalizzato perché poteva agevolare gli jihadisti

Marocchino di 52 anni cacciato dall'Italia

I suoi sermoni si erano progressivamente radicalizzati, testimoniando la sua vicinanza all'ideologia estremista di matrice salafita. Per questo Mohammed Madad (nella foto) , marocchino di 52 anni e imam del centro di preghiera islamica «Asonna» di Noventa Vicentina, è stato espulso dall'Italia con provvedimento del Ministero dell'Interno Angelino Alfano per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato. Sul provvedimento c'è scritto che potrebbe agevolare organizzazioni o attività terroristiche, anche internazionali.

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Ma più dei documenti giudiziari parlano i fatti: aveva chiamato una dei suoi quattro figli Jihad, come la guerra santa contro gli «infedeli». L'imam è stato prelevato dalla Digos della Polizia di Vicenza, e, dopo la convalida del provvedimento da parte del giudice di pace, imbarcato da Fiumicino su un volo per il Marocco. Assieme all'espulsione gli è stato comunicato un divieto di reingresso in Italia particolarmente duro: in ragione della sua presunta pericolosità non potrà tornarci per i prossimi 15 anni. Per il suo legale, Mario Faggionato, è un provvedimento infondato perché non contesta fatti specifici e ci sarà un ricorso al Tar.

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Madad era arrivato nel Vicentino nel dicembre 2015, diventando predicatore retribuito al centro «Asonna», dopo aver svolto lo stesso ruolo nel Reggiano. Era un intransigente. I fedeli gli avevano chiesto di aprire una riflessione sulle stragi in Europa, ma non aveva mai accolto l'invito né preso le distanze dalla violenza.

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