Associazione Nautica Italiana fuori da Confindustria

La scelta dei grandi marchi della nautica di uscire da Confindustria «è stata ben ponderata, e al punto in cui si era arrivati non era più rinviabile». In questi termini l’amministratore delegato di Ferretti Group, Alberto Galassi, ha commentato la scelta del suo e di altri gruppi (Baglietto, Azimut, Perini) di uscire definitivamente da Confindustria.

«Come Associazione nautica italiana abbiamo chiesto di riunire la nautica italiana sotto un unico ombrello di Confindustria dando vita con Ucina a una federazione interna. Da otto mesi aspettiamo una risposta: lungaggini burocratiche, non-risposte, rinvii. A questo punto abbiamo detto basta: il mondo in cui noi operiamo ha tempi e modi certi, ben diversi da quelli per certi versi medievali che contraddistinguono questa Confindustria. Che non è solo lenta, è immobile. In otto mesi non si può non sciogliere una riserva».

L’attuale gestione della nautica da parte di Confindustria secondo Galassi «è fallimentare». «I grandi marchi da soli danno lavoro a 4.500 persone. E sono 15mila i posti di lavoro creati nell’indotto. Bisogna agire, in linea con le esigenze dei mercati, e con la velocità che impongono la Brexit o la Turchia.

Invece i tempi di reazione di Confindustria sono da Medioevo. E nel nostro settore la sua è una battaglia di retroguardia». Per questo Nautica italiana sta lavorando per organizzare un nuovo Salone Nautico («sarà in Toscana o in Liguria»).

E - ha concluso l’ad di Ferretti Group - non è affatto da sottovalutare l’ipotesi di un Salone del Mare alla Fiera di Milano: «A Dusseldorf ospitano il più grande d’Europa, lo fanno in pieno inverno ed è sempre tutto esaurito. Dunque, perchè non farlo a Milano?».

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