Florida, l'ex moglie del killer omofobo «Mi picchiava e abusava sempre di me»

«Mi picchiava e abusava di me ripetutamente»: a parlare è l’ex moglie di Omar Mateen, l’autore della strage di Orlando

«Mi picchiava e abusava di me ripetutamente»: a parlare è l’ex moglie di Omar Mateen, l’autore della strage di Orlando, una tragedia con 50 morti e altrettanti feriti in un locale per gay e lesbiche.

Parlando con il Washington Post, Sitora Yusufiy afferma: «Non era una persona stabile. Mi picchiava.
Tornava a casa e iniziava a picchiarmi perché la lavatrice non era finita o per motivi analoghi».
I due si erano incontrati diversi anni fa online e la donna dopo un periodo si era trasferita in Florida per stare con lui.

«Sembrava una persona normale» mette in evidenza la donna, ricordando che i due hanno divorziato nel 2011.
La donna non lo descrive come un devoto alla religione: «Preferiva trascorrere il suo tempo in palestra».

Daniel Gilroy, un ex collega di lavoro del killer, aggiunge: «Era costantemente arrabbiato, aveva dei problemi. Parlava sempre di uccidere delle persone e usava spesso espressioni razziste».

Gilroy aveva fatto presente alla società per cui lavorano, G4S, il comportamento di Mateen: «Mi sento in colpa per non aver insistito con la società, se lo avessi fatto forse 50 persone sarebbero ancora vive».

Parlando con Repubblica, Michael Cunningham, celebre scrittore americano, rilancia la lotta alla violenza: «Basta Ora basta. Bisogna limitare la vendita di armi in America. Immediatamente. E tutti i personaggi pubblici che hanno parlato contro i gay negli ultimi tempi sono anch’essi colpevoli del massacro di Orlando. Se lo ricordino. Prendete Ted Cruz, il candidato repubblicano sconfitto da Trump. Ha ricevuto il sostegno anche da un predicatore evangelico (Kevin Swanson) secondo cui i gay dovrebbero essere giustiziati. E Cruz lo ha accettato.
Poi ha perso le primarie repubblicane. Ma quel religioso è ancora lì. E nessuno dice niente».

«Persone come queste - sottolinea - sono corresponsabili della strage di oggi. Trump e gli altri - aggiunge - non sono la causa ma l’effetto di una retorica conservatrice devastante che arriva da molto lontano.

Soggetti come Trump danno solo un megafono più estremo a sentimenti di destra che hanno avuto sfogo per decenni: omofobia, sessismo, isolazionismo. E oggi abbiamo raggiunto questo climax inquietante».

Sul Corriere della Sera, il politologo americano Fareed Zakaria osserva: «Ciò che mi lascia attonito in questo tipo di radicalismo islamico, parlo della versione ispirata dall’Isis o all’Isis, è l’assenza di rivendicazione. Quando Al Qaeda lanciava i suoi attacchi, aveva delle richieste: via le truppe americane dall’Arabia Saudita, uno Stato palestinese, eccetera. Ora vedo solo nichilismo, una specie di celebrazione della violenza più brutale per sè».

Zakaria sottolinea come ci si trovi in presenza di un «cocktail micidiale» rappresentato dal radicalismo islamico associato all’accesso alle armi.

Sull’ipotesi che la strage stia già influendo sulla campagna elettorale con il candidato repubblicano Donald Trump che cerca di sfruttarla in suo favore, il politolo afferma: «Sì, purtroppo. E con lui altri esponenti della destra. In passato, gli argomenti di xenofobi e bigotti non hanno resistito a lungo: la gente dopo un pò riconosceva che non si possono punire collettivamente 1,6 milioni di musulmani per le azioni di una esigua minoranza. E inoltre appariva presto chiaro che per affrontare questo problema c’è bisogno dell’appoggio di intelligence e della collaborazione di molti musulmani nei Paesi dove l’Isis è attivo».

«Se c’era un piano - prosegue - mi colpisce che questa volta sia stata presa di mira la comunità gay. Finora le azioni degli estremisti avevano radicalizzato la destra, non la sinistra. Ora invece viene presa di mira una componente della società americana tradizionalmente liberal. Segno che l’islamismo radicale punta a una contrapposizione totale».

Sempre sul Corriere, lo scrittore americano Joe Lansdale aggiunge: «I terroristi hanno capito che è più facile attaccare persone vulnerabili, e molti estremisti stanno spingendo questa idea. All’interno dell’intolleranza religiosa, sia essa cristiana, musulmana o di altre fedi, è spesso contenuto un odio irrazionale nei confronti dei gay. È possibile che l’America sia costretta ad affrontare una situazione simile a quella che si vive da tempo in Israele. I terroristi non vogliono veramente nulla di concreto. Odiano solamente».

Alla domanda se nessuno sia più al sicuro in America, Lansdale osserva: «Il problema di fondo è la disponibilità di armi letali. Ne circolano quantitativi enormi in America, armi militari, da guerra. Un conto è la pistola che uno vuole avere per proteggere la propria casa, ma qui parliamo di armi che dovrebbero appartenere soltanto all’esercito o alle squadre speciali della polizia».

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