In aula la legge per ridursi le indennità Se passa, ogni consigliere potrà «sacrificarsi»

di Luisa Maria Patruno

In attesa che il consiglio regionale si decida finalmente a trattare il disegno di legge di iniziativa popolare, promosso dalle Acli, che prevede un taglio delle indennità dei consiglieri dai 9.800 euro lordi attuali a 7.500 euro, oltre ad altre riduzioni sui rimborsi spese e sulle indennità di carica, approda oggi in aula un altro disegno di legge sui compensi dei consiglieri che, se approvato, non darebbe più alibi a chi dichiara di essere favorevole a ricevere indennità più basse.

Il disegno di legge, proposto dalla presidente del consiglio regionale Chiara Avanzo e dalla maggioranza dell’ufficio di presidenza, consente ai consiglieri di poter rinunciare in modo autonomo e volontario a tutta o a parte dell’indennità consiliare e anche alla previdenza complementare.

Il consigliere può anche firmare una rinuncia retroattiva, che avrà valore però solo per l’anno solare in cui viene presentata la richiesta. Il disegno di legge, che è già piuttosto datato perché è stato depositato nel marzo dell’anno scorso, è nato in attuazione di un ordine del giorno presentato dai consiglieri provinciali altoatesini Andreas Pöder ed Elena Artioli a dicembre 2014, in occasione della trattazione della legge finanziaria regionale, proprio perché si adottasse una norma che consentisse ai consiglieri di dichiarare di rinunciare all’indennità o parte di essa prima che avvenga l’esborso da parte delle casse regionali con l’assegnazione ai singoli consiglieri.

L’ordine del giorno dei due consiglieri, che era stato presentato dai proponenti anche in polemica con i 5 Stelle, Filippo Degasperi e Paul Köllensperger, che dall’inizio della legislatura destinano parte della loro indennità a finanziare soggetti o attività individuati dal movimento, venne approvato all’unanimità. Sempre all’unanimità è stato approvato il disegno di legge che lo recepisce anche dalla commissione regionale competente.

Ora il testo arriva all’esame del consiglio regionale che dovrà farlo diventare legge. Molti consiglieri, infatti, hanno spesso sostenuto di non poter rinunciare all’indennità e dunque di non potersela ridurre autonomamente lasciandone una parte al bilancio regionale, visto che la norma non lo consente: oggi l’indennità viene assegnata, anche se nulla vieta ai consiglieri di fare un versamento di restituzione sul conto del consiglio regionale.

Con l’approvazione di questa legge, sempre che venga approvata e non venga fatta slittare, i consiglieri provinciali potranno dichiarare, se lo vogliono, che rinunciano a tutta o a parte dell’indennità e la Regione verserà solo la differenza. Va considerato, per altro, che i consiglieri regionali del Trentino e dell’Alto Adige dopo l’approvazione della legge del 2012 che aveva limato le indennità ma prodotto anche il pasticcio colossale sugli anticipi dei vitalizi a cui si è cercato di rimediare con la legge del 2014, ora sono molto restii all’idea di ridursi ancora l’indennità.

Sulla testa dei consiglieri pende comunque la riforma costituzionale, che pone come compenso massimo l’indennità del sindaco del capoluogo. Quella del sindaco di Trento è circa mille euro lordi più bassa di quella dei consiglieri provinciali.


Il comunicato di Degasperi (M5S): «Abbiamo sempre restituito i soldi ai cittadini, ma non li daremo mai alla Regione»

«Si fa molto parlare in questi giorni della legge che “permetterà di restituire parte delle indennità dei Consiglieri Regionali. Guardando ai fatti però, è facile constatare che da 2 anni i portavoce regionali del M5S restituiscono già ai cittadini la parte di indennità eccedente i 5 mila euro lordi (le mie 7 restituzioni sono valse finora 31.801 euro) e rinunciano alle indennità di funzione (15.000 euro finora per la rinuncia all’indennità di segretario questore).

Lo abbiamo sempre fatto senza bisogno di aspettare una legge ad hoc semplicemente rispettando l’impegno preso con gli elettori. Lo stesso fanno i parlamentari del MoVimento, guarda caso anche loro senza bisogno di una legge specifica.

Su questo punto è necessario precisare che il M5S non restituisce e non restituirà mai le rinunce alla Regione. Preferiamo di gran lunga far decidere i cittadini tramite una procedura trasparente, pubblica e partecipata come impiegare le risorse pubbliche così recuperate piuttosto che renderle ad un ente che i soldi li spende in vitalizi o in progetti che, a conti fatti, lasciano le briciole ai beneficiari e la polpa ai consulenti.

Convinti che la mancanza di una legge sulle restituzioni non è altro che una scusa per non rinunciare ad 1 euro giustificandosi in qualche modo presso l’opinione pubblica, resta da vedere cosa succederà ora. Visto che la tanto agognata norma si avvicina a grandi passi e che all’apparenza tutti o quasi la condividono, aspettiamo trepidanti di scoprire se resteremo gli unici a rinunciare a una parte dell’indennità a favore della collettività o se si aggiungerà davvero qualcun’altro. Di tutti questi entusiasti dell’ultima ora non ci risulta uno che finora abbia rinunciato a mezza lira di indennità»

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