Il Jobs act di Hollande fa arrabbiare i francesi

Decine e decine di fermi in Francia per gli scontri e le violenze a margine della quarta giornata di mobilitazione contro la riforma del codice del lavoro che vuole sostituire la flessibilità alle vecchie regole cui sono legati i frances, una riforma osteggiata da studenti, sindacati e lavoratori. Secondo la CGT, il principale sindacato di Francia, nella capitale hanno sfilato 60.000 persone. Altre fonti parlano di 50.000 persone in provincia. Solo a Marsiglia sono stati fermati 57 definiti facinorosi che si erano introdotti nella centralissima stazione ferroviaria di Marseille Saint-Charles approfittando del corteo contro la legge El-Khomri.

Stesso copione in altre città della Francia dove gruppi di casseur incappucciati si sono introdotti nella marcia pacifica per inscenare violenze e disordini. In molti casi la polizia ha risposto con cariche e lacrimogeni. Diciassette fermi a Rennes, tre a Parigi, dove sono stati feriti due poliziotti, come anche a Tolosa. Scontri e danneggiamenti anche a Nantes e Lione.

Secondo la polizia hanno partecipato al corteo parigino tra i 14.000 e i 15.000 manifestanti. Per il sindacato CGT, invece, nella capitale sono scese in piazza 60.000 persone.

La questura precisa che "300 manifestanti incappucciati" hanno attaccato le forze dell'ordine. Negli scontri, due agenti sono rimasti feriti, di cui uno, appunto, in stato grave. Teatro delle violenze è stata la zona del Pont d'Austerlitz, uno dei ponti che attraversano la Senna. A Parigi, aggiunge la polizia, sono scattati almeno cinque fermi.

Ma i casseur sono entrati in azione in tante altre città di Francia con decine di fermi, oltre sessanta soltanto a Marsiglia. Mentre su Twitter impazza la foto di una Porsche incendiata dai black bloc. Al termine della quarta giornata di mobilitazione la polizia ha dovuto procedere a 124 fermi tra casseurs e facinorosi che si sono introdotti nei cortei pacifici per seminare violenze e disordini. Ventotto sono invece gli agenti feriti di cui tre in condizioni gravi: è quanto ha riferito il ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve.

Il Jobs act di Hollande dunque infiamma la Francia. Migliaia di studenti e lavoratori erano scesi in piazza già un mese fa contro la riforma che vorrebbe rendere flessibili le regole per le imprese e che il governo ha già corretto per andare incontro ai sindacati. Ma i manifestanti ne chiedono il puro e semplice ritiro, proprio come è capitato ieri con la proposta di revoca della nazionalità per i terroristi. Per il presidente Francois Hollande e il suo primo ministro, Manuel Valls, sarebbe un'ennesima, insopportabile disfatta.

Due settimane fa François Hollande ha risposto a quattro cittadini francesi invitati per l'occasione - una giovane imprenditrice, un camionista del Front National infuriato per la crisi dei migranti, la mamma di un giovane jihadista morto in Siria, e un ragazzo deluso dalla gauche - insieme con i giornalisti della rete pubblica. Obiettivo? Cercare di risalire la china a un anno dal primo turno delle presidenziali del 2017. Al minimo nei sondaggi il presidente socialista si è detto determinato ad andare avanti con le riforme. Quanto ai recenti attriti sui migranti tra il premier Manuel Valls e la cancelliera Angela Merkel ha assicurato che la posizione di Parigi e Berlino "è identica. Sulla Siria - ha sostenuto - che la Francia "è stata esemplare. Sul fronte interno ha preso le distanze da Valls sull'opportunità di vietare il velo all'università. Allora, presidente, si candiderà nel 2017? "Deciderò a fine anno", ha risposto.

Al minimo nei sondaggi il presidente socialista, in camicia bianca, completo blu, e un paio di occhiali nuovi, si è detto determinato ad andare avanti con le riforme. E in particolare con quella del lavoro che "non verrà ritirata", ha affermato il capo dello Stato la cui popolarità è al 13%, il livello più basso per un leader europeo, e che per il 76% dei connazionali dovrebbe rinunciare alla candidatura nel 2017. Nelle ultime settimane migliaia di manifestanti tra giovani e sindacati sono scesi in piazza chiedendo il ritiro della cosiddetta legge 'El Khomri', dal nome di Miriam El Khomri, la ministra del Lavoro che l'ha presentata circa un mese fa.

Alle proteste diurne si è aggiunto, dal 31 marzo, il movimento cittadino Nuit Debout, una specie di versione transalpina degli 'Indignados' spagnoli, in lotta per un avvenire migliore.

François Hollande ha risposto a quattro cittadini francesi invitati per l'occasione - una giovane imprenditrice, un camionista del Front National infuriato per la crisi dei migranti, la mamma di un giovane jihadista morto in Siria, e un ragazzo deluso dalla gauche - insieme con i giornalisti della rete pubblica. Obiettivo? Cercare di risalire la china a un anno dal primo turno delle presidenziali del 2017. Al minimo nei sondaggi il presidente socialista si è detto determinato ad andare avanti con le riforme. Quanto ai recenti attriti sui migranti tra il premier Manuel Valls e la cancelliera Angela Merkel ha assicurato che la posizione di Parigi e Berlino "è identica. Sulla Siria - ha sostenuto - che la Francia "è stata esemplare. Sul fronte interno ha preso le distanze da Valls sull'opportunità di vietare il velo all'università. Allora, presidente, si candiderà nel 2017? "Deciderò a fine anno", ha risposto.
   

Al minimo nei sondaggi il presidente socialista, in camicia bianca, completo blu, e un paio di occhiali nuovi, si è detto determinato ad andare avanti con le riforme. E in particolare con quella del lavoro che "non verrà ritirata", ha affermato il capo dello Stato la cui popolarità è al 13%, il livello più basso per un leader europeo, e che per il 76% dei connazionali dovrebbe rinunciare alla candidatura nel 2017. Nelle ultime settimane migliaia di manifestanti tra giovani e sindacati sono scesi in piazza chiedendo il ritiro della cosiddetta legge 'El Khomri', dal nome di Miriam El Khomri, la ministra del Lavoro che l'ha presentata circa un mese fa. Alle proteste diurne si è aggiunto, dal 31 marzo, il movimento cittadino Nuit Debout, una specie di versione transalpina degli 'Indignados' spagnoli, in lotta per un avvenire migliore. E' del tutto "legittimo" che la "gioventù voglia esprimersi", ha commentato lui, estremamente prudente durante tutta la trasmissione, sempre attento a non urtare le diverse anime della gauche, nella continua ricerca di un equilibrio in grado di accontentare tutti ma che spesso produce l'effetto esattamente contrario. Quanto ai recenti attriti sui migranti tra il premier Manuel Valls e la cancelliera Angela Merkel ha assicurato che la posizione di Parigi e Berlino "è identica. Merkel ha pensato che fosse suo dovere accogliere un milione di rifugiati, poi è venuta da me per dirmi: 'stiamo attenti non è possibile non difendere le frontiere' esterne: la nostra posizione è identica". A chi faceva notare che la République si è impegnata ad accogliere appena 30.000 rifugiati nei prossimi due anni, lui si è difeso spiegando che i disperati in fuga da Siria ed Iraq "non vogliono venire in Francia", ma soprattutto in Germania, Gran Bretagna, e nei Paesi dell'Europa del nord. Rivolgendosi al camionista del Front National il presidente ha auspicato che un giorno possa ricredersi, poi il mea culpa: "considero di essere responsabile dell'impennata del Fn". Quanto alla Siria - ha sostenuto - la Francia "è stata esemplare. Abbiamo avuto ragione dal 2012, ed oggi è grazie a noi se c'è un negoziato". Sul fronte interno, Hollande ha preso le distanze da Valls sull' opportunità di vietare il velo all'università. "Non ci sarà una legge", ha detto. Allora, presidente, si candiderà nel 2017? "Deciderò a fine anno", ha risposto lui. All'Eliseo dal maggio del 2012, l'ex segretario socialista ha detto più volte che non si presenterà per un secondo mandato senza un netto miglioramento dei dati sulla disoccupazione. In tanti nella gauche lo hanno già scaricato da tempo e invocano elezioni primarie per scegliere una candidatura alternativa. Sarebbe la prima volta nella storia della Quinta Repubblica. Fino ad oggi, il presidente uscente è sempre stato il candidato naturale alla sua successione

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