Germania, su la destra xenofoba Salvini: ottimo, ora collaboriamo

Frauke Petry è raggiante. E la Germania, di fronte al successo della sua destra populista e anti-immigrati, l’Alternative für Deutschland scippata agli economisti antieuro che l’avevano fondata, è sotto shock.

«Elezioni in Germania, ottime notizie. Secondo gli exit poll Alternative fur Deutschland, il partito che si oppone all’immigrazione di massa e all’Europa dell’euro, supererebbe il 10, il 15 e il 20% nelle tre regioni al voto. Come Lega cercheremo dialogo e accordi con Afd», commenta il segretario della Lega Nord Matteo Salvini.

Afd entra in tutti e tre i parlamenti regionali dove si è votato, supera in ben due casi i socialdemocratici e sfonda nell’Est con un 24% in Sassonia-Anhalt. Il sul trionfo è una chiara batosta per Angela Merkel e Sigmar Gabriel, che hanno aperto le porte del Paese ai profughi, accogliendone oltre un milione nel 2015 e rifiutando il reclamato tetto-limite.

Va rilevato, peraltro, che oltre alle posizioni estreme contro l’immigrazione e ostili all’Unione europea, Alternative für Deutschland ha un programma di governo particolarmente conservatore dal punto di vista sociale e ultraliberista sul fronte economico.
Il partito di destra  propone, fra l’altro, l’abolizione dell’aborto legalizzato, la privatizzazione della sanità, la cancellazione delle norme sull’apologia del nazismo e del razzismo, il ritorno a un ruolo «tradizionale» della donna nella famiglia e nella società.

«Una cesura nella politica tedesca, il centro democratico viene sfidato», è il commento a caldo del vicecacelliere socialdemocratico, nella serata del ‘super-Sunday’ tedesco, in cui si è andati alle urne in Baden-Wuettemberg, Renania-Palatinato e Sassonia-Anhalt.

E Bild on line titola: «Il giorno dell’orrore per la cancelliera Merkel». «Un giorno amaro - si commenta in casa dei cristiano-democratici - in cui si deve prendere atto di una dichiarazione di guerra, e molto seriamente, da parte di Afd».

«È fatta - ha esultato in uno sfogo liberatorio il vincitore di Alternativa nel Land di Stoccarda, Jörg Meuthen -. Ci hanno fatto passare per degli idioti. Non hanno ascoltato i nostri argomenti. Ci hanno dato degli estremisti di destra, il che non siamo, e non diventeremo. Ci hanno dato dei razzisti e degli xenofobi, cosa che neppure siamo».

Il socialdemocratico Gabriel è stato salvato dal disastro totale dalla candidata renana: la presidente uscente Malu Dreyer, che si è affermata con netto scarto sull’astro nascente della Cdu, Julia Kloechner, quella che aveva attaccato la linea generosa della sua stessa leader sui richiedenti asilo facendo da sponda alla Csu.

Va constatato che, al di là dell’esito indiscutibile della destra che raccoglie voti di protesta provenienti da tutti i partiti, gli altri portano a casa un risultato complesso da decifrare: chi vince in un Land, perde poi clamorosamente nell’altro.

È il caso dei socialdemocratici, letteralmente umiliati a Stoccarda e Magdeburgo.

Ma anche i Verdi, che riportano un risultato storico in Baden-Württemberg, dove il presidente uscente Winfried Kretschmann li rende primo partito in una regione per la prima volta, superando la Cdu, subiscono una pesante sconfitta, invece, in Renania.

In Baden-Württemberg vincono dunque i Verdi di Kretschmann con il 30,7%, e sorpassano la Cdu di Guido Wolf al 27,3%.

Seguono Afd al 14,5%, Spd al 12,7%, i Liberali all’8,1%, mentre è fuori dal parlamento la Linke (Sinistra) col 3,2%. In Renania, si afferma l’Spd di Malu Dreyer con il 36%; batte la Cdu della Kloechner al 32%. Afd conquista il 12,6%. Seguono i Liberali al 6,1%, i Verdi al 5%, e la Linke è fuori con il 2,7%.

In Sassonia-Anhalt la Cdu di Reiner Haselhoff vince con il 30%. Afd segna un impressionante 24,2% con Andrè Poggenburg, spiazzando la Linke, tradizionalmente forte nell’est e ora al 15,9%, e l’Spd che crolla al 10,6%.
A rischio la soglia di ingresso per i liberali dati al 4,9%.

In questo scenario non saranno affatto facili neppure le coalizioni per governare: anche perchè nessuno vuole allearsi con Alternativa. In Baden-Wuerttemberg non è ripetibile la coalizione rosso-verde, e si può immaginare un esperimento fra ecologisti e Cdu, con la novità che i primi guiderebbero l’alleanza.
In Renania si può immaginare una Grosse Koalition, anche se la Dreyer ha parlato di «ultima ratio».

Cdu e Spd si dovranno mettere assieme anche in Sassonia-Anhalt, e avranno bisogno anche di un’altra sponda.

Il suo ex marito, teologo e pastore protestante in Sassonia, ha recentemente lodato la linea di accoglienza dei profughi di Angela Merkel, e si è iscritto alla Cdu.

Invece Frauke Petry, che con la cancelliera condivide le origini nell’ex Ddr e la formazione scientifica, alla testa di Alternative für Deutschland, della cancelliera chiede da tempo le dimissioni. La vincitrice assoluta delle regionali del super-sunday tedesco, vorrebbe limitare gli ingressi ai migranti in Germania. E continua a ripetere, in un controcanto insistente rivolto alla cancelliera, che «no, il Paese non ce la fa».

«Siamo pronti a stare all’opposizione. Anche da lì si possono muovere le cose», ha detto commentando le proiezioni delle urne che danno Afd al 24% in Sassonia-Anhalt, sopra il 14% in Baden-Wuerttenmberg e oltre il 12% in Renania-Palatinato.

«I grandi partiti riflettano sulle loro drammatiche perdite di voti», ha aggiunto, ritenendo di raccogliere quell’opposizione, a cui in Germania ormai mancherebbe la voce.
Nata a Dresda, quarant’anni, 4 figli, bassina, tratto nervoso, capelli neri acconciati in un taglio corto che le sagoma le mascelle, viso acqua e sapone, la Petry, comparsa in abito lungo a novembre persino al gran Ballo della Stampa di Berlino, nella missione di rendere il suo partito «credibile», Alternativa per la Germania l’ha scippato all’economista Bernd Lucke, che lo aveva fondato con un gruppo di colleghi per predicare le sue teorie antieuro.

Ma con l’euro non si vincono le regionali: ed ecco che arrivano i profughi, e il fenomeno tutto «ossi» anti-islam di Pegida, a rafforzare l’elettorato locale. Come si è visto stasera. In un recente incontro a Berlino con la stampa estera, la Petry ha accusato stampa e politica di «diffamare» il suo partito: non ha neppure concesso che si posizioni alla destra della Cdu, salvo poi a definire la Le Pen «troppo socialista» per i suoi gusti. E adesso è chiaro che il suo obiettivo è l’elettorato più moderato, per crescere ancora.

Intanto il programma di Afd predica una linea ultra-conservatrice: è terreno fertile per la satira televisiva il passaggio in cui si dice che «musei orchestre e teatri sono in dovere di promuovere una relazione positiva con la cultura della propria patria».

E i media oggi hanno attaccato per tutto il giorno la politica di retroguardia su donne e famiglie: anti-quote rosa, quelli di Afd vogliono limitare il diritto all’aborto, spingono sui tre figli, e sulla parità di scelta fra scuola e lezioni a casa per i figli.

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