Omofobia e «Gaystapo», il giudice dà torto a Cia

«Il giudice del tribunale di Trento ha respinto la denuncia di Claudio Cia, considerando il mio post una legittima critica politica».

Lo rende noto attraverso un comunicato Alessandro Giacomini, segretario di Laici Trentini per i diritti civili.

Il riferimento è a un post su un social network, in cui Giacomini nel settembre scorso scrisse: «Ora dobbiamo usare armi non convenzionali. Ad ogni suicidio legato all’omofobia va corrisposto un politico di turno, ad esempio Claudio Cia è un assassino ha ucciso Samuelle», parlando del transgender di Riva che aveva deciso di togliersi la vita.

Una dichiarazione da cui i Laici trentini si erano dissociati, ritenendola a titolo personale, pur sottolineando come ritenessero che «chiunque neghi l’esistenza in Trentino e in Italia di omofobia e transfobia e chiunque si opponga all’educazione di genere nelle scuole si renda corresponsabile da un punto di vista morale e sociale di ogni atto di violenza nei confronti delle donne così come delle persone trans e gay».

Giacomini quel post lo aveva scritto, spiega, dopo che Cia «con una provocazione inaccettabile ha deciso di devolvere una piccolissima ma molto piccola parte del suo stipendio ad una associazione che accomuna alla Gestapo le comunità Gay, apostrofandole "Gaystapo"».

«Le persone come Claudio Cia - conclude - d’ora in poi staranno più attente a provocare la sensibilità di chi non la pensa come loro».

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