Unioni civili, si cerca una nuova via per il ddl

Dopo una notte incandescente seguita allo stop del M5S al "canguro" Marcucci il Pd opta per una pausa di riflessione sulle unioni civili e chiede (e ottiene) lo slittamento a mercoledì del ddl. Segno che, sul testo, regna lo stallo anche perchè la bocciatura M5S all’emendamento premissivo che ne avrebbe blindato l’impianto sottraendolo al voto parlamentare,  scatena una deflagrazione interna ai Dem e porta Angelino Alfano a tornare alla carica.

«Speriamo che il Pd comprenda che occorre ripartire dalla maggioranza di governo», è il nuovo avvertimento del leader di Ap, che fa dello stralcio della stepchild adoption la ‘conditio sine qua non’ per un suo sostegno alla legge. Stralcio sul quale il Pd, nonostante l’impasse di queste ore ribadisce di escludere dalle ipotesi in campo.

Per il resto, però, la partita è apertissima. Si cercherà di fare da qui a mercoledì ciò che si è cominciato a fare questa notte, spiega chi, nel Pd, è impegnato a riannodare i fili del gruppo cercando, allo stesso tempo, di trovare una maggioranza ‘sicurà sull’impianto del ddl. Testo sul quale il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi si dice anche oggi «ottimista» assicurando: «continuiamo a lavorare».

Mentre non si esclude che il ddl sia stato oggetto del colloquio di ieri pomeriggio tra il premier Matteo Renzi e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, formalmente tenutosi in vista del Consiglio europeo. Il capo dello Stato, del resto, solo pochi giorni fa dagli Usa ribadiva il suo ruolo di «arbitro» sottolineando come il suo compito sia «vigilare che le leggi  siano conformi dalla Costituzione».

Nel frattempo, dopo il sì dell’Aula al rinvio dei lavori sulle unioni civili (scelta contestatissima da Lega e M5S), a Palazzo Madama è un viavai di riunioni. I senatori di Rifare l’Italia (la corrente dei Giovani Turchi che in mattinata si riunisce anche con il ministro Andrea Orlando) chiedono una nuova assemblea mentre le minoranze Pd (sinistra e Retedem) spingono affinché non sia toccato l’impianto del ddl Cirinnà, inclusa la stepchild adoption.

Nel pomeriggio è Alfano a vedere alcuni dei senatori Ap prima di diramare una nota nella quale giudica il rinvio delle votazioni «una vittoria del buon senso» e ribadisce i ‘palettì, a cominciare dalla non omologazione tra unioni civili e matrimonio, sulla quale i centristi non transigono. Mentre il M5S torna ad accusare i dem di «strumentalizzare» la loro posizione ribadendo di esser sempre stati a favore della legge e contro lo strumento del ‘cangurò.

Nel Pd, invece, cresce l’attesa per un segnale del premier Matteo Renzi. In tanti si aspettano che il segretario, nell’assemblea nazionale di domenica, si soffermi sul tema benché non sia all’odg e benchè più volte abbia detto che si tratti di un dossier tutto parlamentare. Ma una linea del premier-segretario potrebbe essere decisiva per rimettere ordine in un Pd che sembra aver intanto chiuso ogni contatto con il M5S. «Mi sono fidata e pagherò per questo», è lo sfogo della relatrice del ddl, Monica Cirinnà che sull’ipotesi che il "canguro" Marcucci sopravviva osserva: «lo valuteremo alla luce dei numeri».

La strada, allora, potrebbe tornare ad essere quella dello spacchettamento del canguro (cosa gradita ai Cattodem), lasciando così la parte relativa alla stepchild al destino dell’Aula, con i cinquestelle che ieri hanno ribadito con forza che voterebberro a favore anche a questa parte della legge.

Ma  nell’ipotesi di bocciatura di Palazzo Madama, malgrado il sostegno M5S, si arriverebbe a un inevitabile stralcio.

In caso contrario, invece, si proverebbe l’ultima mediazione sugli emendamenti che prevedono un periodo di pre-adozione o una certificazione che il figlio da adottare non sia ‘fruttò di una maternità surrogata. Il percorso, in realtà, è ancora lungo. E domenica vedrà nell’assemblea Pd una tappa cruciale.

comments powered by Disqus