Congresso Upt: Dellai ritira la candidatura dopo lo scontro politico con Mellarini

Lorenzo Dellai alla fine ha deciso di ritirare la sua candidatura alla guida dell'Upt: lo ha fatto intervenendo al congresso del partito (al centro congressi di Interbrennero). Il nuovo segretario, dunque, sarà l'assessore provinciale Tiziano Mellarini, rimasto da solo in campo.

 

Per Dellai, in questo duro confronto con Mellarini sulla collocazioen politica del partito, è uno strappo forte nel partito di cui è padre fondatore, partito che vede «mutare geneticamente» e in cui stenta a riconoscersi.

L'intervento di poco fa, tuttavia, non ha lasciato intravedere rischi immediati di scissioni o abbandoni: Dellai ha fatto riferimento al lavoro futuro da svolgere al'interno del partito.

Intervenendo subito dopo Dellai, Tiziano Mellarini ha letto il suo discorso, come se un attimo prima non fosse successo nulla di clamoroso, chiedendo fra l'altro una nuova assemblea per modificare lo statuto (richiesta contestata da parte presenti).

Allapertura delle urne. duqnue, verso le 12.30, votano solo i «mellariniani» che monopolizzano anche i candidati per il parlamentino.

Per Dellai è la fine di un'epoca: l'analisi nel blog «L'elettore» di Paolo Micheletto.

Ecco la parte del discorso di Dellai in cui annuncia il ritiro

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L'ex presidente della Provincia e oggi deputato ha fatto il clamoroso annuncio dopo aver ascoltato le relazioni del presidente dell’assemblea, Andrea Tomasi, e della segretaria uscente, Donatella Conzatti, il saluto del presidente della Provincia, Ugo Rossi.

Dellai aveva  incontrato di nuovo, ieri sera, i suoi sostenitori. E una certezza era uscita: al congresso, contestato per quelle che sono ritenute «gravi irregolarità procedurali» (che hanno portato alle dimissioni di Mauro Betta e Alessia Gabrielli dal Comitato organizzatore), Dellai partecipa e porta la sua voce.

Sulla carta, Mellarini aveva dalla sua il grosso dell’Upt, in primis il gruppo in Consiglio provinciale che, secondo i dellaiani, avrebbe esercitato una opa ostile sul partito, e quindi per Dellai sarebbe stata durissima sul piano dei numeri.

Evitata la frattura del voto, ora si vedrà quali siano gli eventuali spazi di ricomposizione di una situazione che pare compromessa anche nei rapporti personali, oltre che politici.

Ritirare la candidatura permette a Dellai a un tempo di non legittimare il congresso, non uscire dall’Upt il giorno dopo (la scissione, sempre più vicina, a parole non la vuole nessuno), prendere tempo e, soprattutto, valutare quali saranno i primi passi di Mellarini.


LE DUE VISIONI A CONFRONTO

Dellai: partito in un centro sinistra plurale

L'incipit della tesi congressuale di Lorenzo Dellai era chiaro: «Un congresso straordinario si convoca quando straordinarie sono le difficoltà politiche, organizzative e di clima interno». Il padre fondatore d[[{"type":"media","view_mode":"media_preview","fid":"881941","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"180","style":"float: right;","width":"180"}}]]ella Margherita, poi Upt, vuole un partito che «si colloca naturalmente nel campo del centro sinistra e ricerca rapporti di tipo confederativo con movimenti e soggetti politici e parlamentari che dichiarino coerentemente il proprio riferimento a questa cultura». Questo non è un tempo «ordinario», dice, e «blindare semplicemente ciò che oggi è rimasto dell'Upt o affidarsi alla sola virtù dell'unità dei vertici, che è pure un valore, non è una risposta adeguata».

Da qui l'invito a recuperare la «vocazione originaria», che l'Upt può ritrovare «se non disperde il senso del suo progetto, se rafforza la sua funzione di servizio alla comunità. Ciò richiede pensiero, coraggio, libertà, costanza e apertura».


Dellai invita l'Upt a «ricercare una bussola che orienti e ispiri una azione che diversamente degrada nel pragmatismo esasperato, nella aridità culturale e nella prevalenza degli interessi di breve momento». Una bussola che coglie il messaggio di Papa Francesco: «Ripartire dalle periferie. Da tutte le periferie: geografiche, umane, sociali, culturali».

Dellai vuole un partito che dell'Autonomia, dell'autogoverno e della cooperazione fa «un laboratorio in grado di evitare la banalizzazione». Un partito in un «centro sinistra plurale, responsabile, aperto, autonomista, alleato con il Patt, del quale rispetta la scelta di non voler attribuire alla coalizione un valore politico strategico». Un partito che si ripensa dentro i nuovi scenari. «Dobbiamo» sostiene «immaginare una forma partito in evoluzione, a matrice "federale" nel senso cioè di saper mettere assieme (e non dividere) tutte le opportunità di militanza e di partecipazione politica».

Dal punto di vista politico, è l'indicazione della tesi di Dellai, «l'Upt si rapporterà con il livello nazionale sulla base della sua cultura democratica e popolare: perciò si colloca naturalmente nel campo del centro sinistra (...). L'Upt non è interessata a confluire nell'attuale struttura del Pd né a partecipare a raggruppamenti variamente definiti "Moderati per Renzi" che siano equivoci sotto il profilo della identità e che si configurino come semplici ed interessati riposizionamenti di ceto politico». Sul piano nazionale, un'Upt interessata ad «una alleanza con il Pd le cui modalità saranno definite in base alle regole elettorali vigenti al momento del voto», e «in ogni caso disponibile - ove se ne ravvisino le condizioni - a partecipare alla costruzione di infrastrutture politiche nuove, che consentano pluralismo culturale, sinergia programmatica, innovazione nella forma della rappresentanza».


 

Mellarini: l'Upt non vuole farsi assorbire da un listone del Pd

Nella sua tesi congressuale, Tiziano Mellarini parte dalla «nuove esigenze dei cittadini», che alla politica chiedono «maggiore vicinanza ai bisogni veri e quotidiani della gente» e, tra le altre cose, «capacità di selezionare maggiormente la classe dirigente a tutti i livelli». Da qui l'indicazione di «sette punti per rilanciare l'azione dell'Unione per il Trentino».

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Al primo posto, la «chiarezza sulla nostra identità»: «L'Upt è una forza politica territoriale, radicata nelle valli, nei piccoli paesi e nelle città, che ribadisce la propria autonomia da Patt e Pd».

«Stop dunque a speculazioni su prossime confluenze dell'Upt nel Pd o in altri partiti e stop alle ambiguità interne» dice Mellarini: l'Upt «non può e non vuole farsi assorbire da un "listone Renzi nazionale" annullando la propria identià e la propria storia. Va quindi risolta una volta per tutte l'anomalia del "partito nel partito" rappresentata dal Cantiere civico democratico, dicendo no a progetti che disorientano i cittadini e creano spaccature all'interno dell'Unione per il Trentino». Qui, la distanza con Dellai è massima.

Così come lo è la traduzione del riferimento al «solco del Partito popolare europeo e dell'europeismo degasperiano». «Per catalizzare le forze vive della società trentina, mettendo fattore le energie positive che esse rappresentano, occorre pensare ad un Partito più snello e dinamico, che si muova all'interno dell'area popolare e moderato, nella quale si riconosce gran parte dell'elettorato trentino sulla scia della tradizione degasperiana che da sempre ha segnato questa terra e ha contribuito alla sua crescita socio-economica».

Una tradizione che «richiede fortemente un'area di riferimento che probabilmente i partiti attuali non sanno più interpretare, oppure sanno farlo solo in modo parziale».

Per quanto riguarda il contesto nazionale, anche considerando l'introduzione del sistema elettorale «Italicum», Mellarini ribadisce: «La questione non può certo essere risolta con una semplice adesione incondizionata al Pd, poiché ciò significherebbe abbandonare i nostri principali valori di riferimento (...). Sarà invece importante ricercare insieme delle strade di accordo politico-territoriale per riuscire a mettere a fattore e convogliare le potenzialità elettorali dell'Unione per il Trentino su candidati condivisi che sappiano rappresentare al meglio il Trentino al di là delle etichette politiche».

 

Ecco le due tesi congressuali integrali:

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