Riccardo Bossi: «Pensavo che i soldi fossero di papà»

«A mia insaputa pagava la Lega». È questo in sintesi quello che avrebbe sostenuto rispondendo alle domande del pm Paolo Filippini, Riccardo Bossi il figlio del fondatore del Carroccio, interrogato oggi al processo con rito abbreviato (e quindi a porte chiuse) in cui figura come unico imputato per appropriazione indebita per le presunte spese personali con i fondi del partito.

«Come tutti i figli chiedevo a papà - è la sua spiegazione al pm - e papà mi diceva di parlare con i suoi segretari. Poi mi arrivavano i soldi». Quanto all'emolumento mensile di 3.200 euro ricevuto dal partito, il primogenito del Senatur, che all'epoca dei fatti aveva più di 30 anni, ha detto di aver "perso" il contratto e di essere stato pagato in contanti e ha riconosciuto di aver ricevuto soldi non solo nel 2011 ma anche nel 2010 e 2009. Si ritorna in aula il 10 febbraio. Domani invece riprende il processo con rito ordinario in cui sono imputati, Umberto Bossi, il figlio Renzo e l'ex tesoriere Francesco Belsito

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