"Non avrete il mio odio", la lettera dell'uomo che ha perso la moglie commuove il mondo

«Non avrete il mio odio». Fa il giro del mondo la lettera di Antoine Leiris, un uomo che ha perso la moglie in uno degli attentati di venerdì sera. Nella lettera, pubblicata su Facebook l'uomo ricorda la moglie, «l'amore della mia vita», rivista (evidentemente per il riconoscimento) e «bella come quando l'ho conosciuta 12 anni fa». La madre di suo figlio di 17 mesi. Ma essere rimasto da solo con lui, assicura, non lo spaventa: «Insieme siamo più forti di tutte le armate del mondo».


La lettera.

«Venerdì sera avete rubato la vita di un essere eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, ma non avrete il mio odio. Non so chi voi siate e non lo voglio sapere, siete delle anime morte. Se questo Dio per il quale uccidete ciecamente ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Non vi farò il regalo di odiarvi. Voi l’avete cercato certamente, ma rispondere all’odio con l’odio sarebbe cedere alla stessa ignoranza che vi fa essere quello che siete. Voi volete che io abbia paura, che guardi con sospetto i miei concittadini, che sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. Avete perso. Io sono ancora in gioco. 

 

L'ho vista questa mattina. Finalmente, dopo giorni di attesa. Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi sono innamorato di lei 12 anni fa. Ovviamente sono devastato per il dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di breve durata. So che lei ci accompagnerà ogni giorno e che la ritroveremo nel paradiso delle anime libere, al quale voi non avrete mai accesso. Siamo in due, io e mio figlio, ma siamo più forti di tutte le armate del mondo. Non più tempo  da dedicarvi, devo raggiungere Melvil che si è svegliato dal suo sonnellino. Ha appena 17 mesi, mangerà la sua pappa come ogni giorno, giocheremo come ogni giorno e per tutta la sua vita questo bambino vi farà l’affronto di essere felice e libero. Perché no, non avrete nemmeno il suo odio».


 

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Si moltiplicano le storie e i racconti legati alla strage di venerdì sera. Come quella di un sopravvissuto dopo aver parlato per un'ora con un attentatore. 

Il sopravvissuto che ha parlato per un'ora con l'attentatore - «All'inizio - dice ai microfoni di Rtl - ci hanno fatto la predica. Ci hanno spiegato che erano lì per le bombe sganciate in Siria e per dimostrare a noi occidentali gli effetti degli aerei laggiù». Sébastien è sopravvissuto al massacro del Bataclan, prima nascondendosi, poi una volta trovato dai terroristi, parlando con loro per un'ora, con un kalashnikov puntato verso di lui.

«Potevano uccidermi subito. Ma quando hanno cominciato a parlarmi, ho capito che forse ero destinato a vivere». «Ci hanno chiesto se capivamo le loro ragioni, vi lascio immaginare il silenzio che è calato in quel momento» tra gli ostaggi, prosegue Sébastien, aggiungendo che i terroristi chiedevano loro di fare da intermediari con la polizia dalla finestra.

«Ci chiedevano di urlare agli agenti di non avvicinarsi, altrimenti si facevano esplodere». È l'unica richiesta che gli assalitori hanno avanzato: «Abbiamo pensato che forse volevano salvarsi la vita, ma ci sembrava improbabile dopo la carneficina che avevano fatto in sala. E poi volevano dei giornalisti».

«In ogni momento una parola sbagliata può provocare la tua morte» ricorda ancora Sébastien che oggi si ritiene «nato una seconda volta».

 

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