Il libro sulle spese pazze in Vaticano L'attico di Bertone e i vestiti su misura

I fondi del Vaticano destinati alla carità non sembrano essere stati generosi con i poveri. Lo rileva il giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi nel suo libro «Avarizia» sugli «scandali e segreti della Chiesa di Francesco» al centro di Vatileaks2, in uscita domani, 5 novembre e del quale è stata diffusa un’anticipazione.

«Lo Ior gestisce anche quattro fondi di carità. Incrociando le tabelle i preti non sembrano essersi svenati per i meschini e i disgraziati: nel 2013 e nel 2014 il fondo a disposizione della Commissione cardinalizia guidata dal cardinal Santos Abril y Castelló non ha scucito un soldo bucato, nonostante un saldo in attivo di 425 mila euro», si legge nel libro.

Fra i casi svelati da Fittipaldi, la vicenda dell'attico del cardinale Tarcisio Bertone, con grande terrazza proprio sotto la cupola di San Pietro. Un mega appartamento di diverse centinaia di metri quadrati (circa 400 secondo l’interessato, 700 secondo l’autore del libro) recentemente ristrutturato utilizzando, secondo il giornalista, 200 mila euro pagati dalla fondazione Bambino Gesù. Questa informazione ha trovato conferme nelle dichiarazioni dell’ex presidente dell’istituzione, Giuseppe Profiti, mentre il cardinale sostiene di aver pagato di tasca sua i lavori eseguiti prima di prendere possesso della dimora.

E Fittipaldi prosegue nel suo J’Accuse sulle spese vaticane: «Il Fondo per opere missionarie ha in pancia 139 mila euro, somma costituita soprattutto da donazioni interne, ma negli ultimi due anni ha “elargito per opere missionarie” solo 17 mila euro.
Anche il fondo nato per finanziare le “Sante Messe”, seppur più cospicuo (ha un saldo arrivato a 2,7 milioni di euro)- prosegue - ha preferito tenere i denari in saccoccia: nel 2014 sono stati girati ai sacerdoti di tutto il mondo la minuscola cifra di 35 mila euro».

È lungo l’elenco delle “spese pazze” effettuate dalla Segreteria per l’economia pubblicato nel libro.

«A gennaio del 2015 - si legge - qualcuno ha inviato al Papa tutte le voci di spesa della neonata segreteria per l’Economia, che Bergoglio aveva affidato qualche mese prima a George Pell, il cardinale chiamato dall’Australia per raddrizzare usi e abitudini nefaste della curia che ha spadroneggiato durante l’era di Benedetto XVI».

In quell’elenco ci sarebbero, secondo l’autore, «centinaia di migliaia di euro per voli in business class, vestiti su misura, mobili di pregio, perfino per un sottolavello da 4600 euro».

Un elenco di spese pazze «che ha raggiunto per appena sei mesi di attività del nuovo dicastero un totale di oltre mezzo milione di euro».

Un patrimonio immobiliare vasto e per lo più sconosciuto quello di proprietà del Vaticano a Roma ma anche in Gran Bretagna, Francia e Svizzera. Nel libro si punta il dito sulle criticità dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica.

«L’Apsa - scrive l’autore - è proprietaria a Roma di migliaia di appartamenti (in tutto il Vaticano nella Capitale ne conta circa 5000, ma non sanno nemmeno loro quanti ne posseggono in totale: in un altro studio della prefettura degli Affari economici si evidenzia tra le criticità dell’Apsa l’assenza di bilanci che mostrino il patrimonio immobiliare nella sua completezza) che valgono cifre importanti.

Nel 2013 l’Apsa ha segnato in bilancio tre voci distinte: le proprietà in Inghilterra per 25,6 milioni, quelle in Svizzera per 27,7, mentre case, negozi, palazzi e appartamenti in Italia e in Francia per appena 342 milioni.

Ma in Vaticano sanno bene - conclude Fittipaldi - che si tratta di una cifra sottostimata: il documento interno della Cosea fa chiarezza sul punto, specificando che il portafoglio contabile Apsa deve essere moltiplicato per ben sei volte».

Nel 2012 il Vaticano «ha venduto 27 milioni di benzina: di questa cifra il 18% è stato venduto a clienti “sconosciuti”», è scritto ancora in «Avarizia».

«Il carburante - si legge - rappresenta per il dipartimento la fonte di guadagno e di margini più importanti, scrivono gli analisti di Ernst&Young.
Le pompe di benzina sono due, e il prezzo per i consumatori è 20 per cento più basso rispetto a quello italiano».

Fittipaldi sottolinea inoltre che ci sono 550 tessere, vale a dire soggetti che hanno la possibilità di fare benzina in Vaticano, «che hanno superato il limite annuale di acquisti, pari a 1.800 litri». Ed inoltre, «hanno fatto la fila alla pompa ben 27 mila persone, molte più di quelle autorizzate».

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