Amnesty teme l'imminente esecuzione di tre giovani in Arabia Saudita

Amnesty International ha detto oggi di temere che siano imminenti le esecuzioni in Arabia Saudita di tre giovani attivisti sciiti condannati a morte per reati che avrebbero commesso quando erano minorenni: non solo Ali al Nimr, il cui caso ha sollevato nelle scorse settimane un’ondata di proteste in tutto il mondo, ma anche Dawud Hussein al Marhun e Abdullah Hassan al Zaher. I tre detenuti, afferma Amnesty, sono stati posti in regime di isolamento dal 5 ottobre nella prigione Al Hahir di Riad. Alcuni media filo-governativi hanno detto che il corpo di Ali Al Nimr potrebbe essere crocifisso ed esposto dopo la sua esecuzione mediante decapitazione.

I tre sono stati arrestati nel 2012, quando Al Nimr e Al Marhun avevano 17 anni e Al Zaher 16 anni. I giovani sono stati condannati a morte per reati simili, tra i quali aver preso parte a manifestazioni anti-governative, aver attaccato le forze di polizia e aver compiuto rapine a mano armata. Tutti e tre - condannati a morte lo scorso anno - affermano di essere stati costretti a fare false confessioni sotto tortura.

«La pena di morte - afferma in un comunicato James Lynch, vice direttore di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa - è una punizione crudele, disumana e degradante. Usarla per punire qualcuno per un reato presumibilmente commesso quando aveva meno di 18 anni, è una flagrante violazione della legge internazionale».

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