Provincia, un miliardo di euro da sbloccare a Roma Il Trentino chiede di poter utilizzare la cassa residua

di Luisa Maria Patruno

In ballo c'è circa 1 miliardo di euro depositato in Banca d'Italia. Sono soldi della Provincia, una cassa residua diventata molto consistente, che raccoglie le somme che l'ente pubblico ha dovuto «congelare» a causa dei vincoli del patto di stabilità. All'interno di questo totale ci sono anche circa 130 milioni di euro, relativi agli impegni dei comuni trentini, considerato che in base agli accordi finanziari siglati con Roma, i vincoli verso lo Stato di comuni trentini e Provincia, vengono considerati insieme, in termini complessivi, come sistema unico.

In queste ore convulse alla vigilia dell'approvazione da parte del governo - prevista per giovedì - della legge di stabilità con le riduzioni fiscali annunciate, che rischiano di incidere pesantemente sulle entrate del bilancio provinciale del 2016, il presidente della Provincia, Ugo Rossi, è in trepidante attesa di una buona notizia, l'unica capace di rendere più digeribili le prospettive di una riduzione molto consistente del gettito, manovrata da Roma, su Irpef (circa 80 milioni) e su Ires (6 milioni nell'ipotesi della riduzione di due punti percentuali).

Il governatore si aspetta infatti un allentamento del patto di stabilità, come promesso dallo stesso Renzi a primavera e poi confermato dal ministro Graziano Delrio e dal sottosegretario Gianclaudio Bressa, in vari incontri più o meno informali, che consenta di utilizzare in tutto o almeno in parte questa mole di risorse che oggi la Provincia e i comuni trentini non possono spendere.

Il Trentino ha urgenza che si sblocchi almeno qualche centinaia di milioni proprio sul 2016 per compensare il fatto che il bilancio di previsione dell'anno prossimo dovrà essere stilato in base alle nuove regole sul pareggio di bilancio per cui non si potranno più sommare sul fronte delle entrate gli avanzi di consuntivo presunti che ammontano a circa 200 milioni di euro per il 2016, obbligando dunque a ridurre di molto le possibilità di spesa.

L'allentamento del patto di stabilità consentirebbe invece di poter spendere queste ingenti somme già dal 2016, per investimenti che diversamente rischierebbero di subire una forte contrazione, ben superiore rispetto a quanto comunque la Provincia ha dovuto fare negli ultimi anni rinviando molto in avanti tante opere pubbliche che erano già programmate. Il patto di Roma sui rapporti finanziari firmato l'anno scorso tra lo Stato e le Province di Trento e Bolzano prevedeva, infatti, che si potessero aprire spazi sul patto di stabilità già nel 2016 , in caso contrario si stabiliva che andavano garantiti i saldi in termini di patto attualmente previsti fino al 2017 che per il Trentino sono 655 milioni per ciascun anno. Dal 2018 , poi, il patto di stabilità si considera superato.

Il problema urgente, dunque, si pone sul 2016 quando oltre a dover garantire un saldo di 655 milioni, si deve fronteggiare il previsto calo consistente del bilancio sul fronte delle entrate.
La richiesta di un allentamento del patto è comune però non solo alle due Province ma anche ad altre Regioni più «ricche» che hanno disponibilità di cassa. Lo stesso vale per i Comuni. E riguardo a questi ultimi il premier Matteo Renzi ha rilasciato delle dichiarazioni che lasciano ben sperare.
L'assessore provinciale agli enti locali, Carlo Daldoss dice: «Siamo in attesa. Renzi ha detto che potrebbero essere svincolate le risorse utilizzabili per le ristrutturazioni delle scuole, per fare i marciapiedi, insomma un po' per tutte le principali opere pubblich. Per i comuni trentini stiamo parlando di circa 130 milioni di euro che se sbloccati sarebbero molto utili per far ripartire il ciclo degli investimenti».

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