Giovane evade dagli arresti domiciliari «Meglio in carcere che in casa con mia suocera»

di Flavia Pedrini

Meglio in carcere che con la suocera. Chissà quanti mariti (o mogli) ai ferri corti con la madre della loro dolce metà l’avranno pensato. In questo caso, però, un tunisino di 26 anni ha davvero preferito una cella alla convivenza «forzata» in casa della suocera, dove stava scontando gli arresti domiciliari. E così, dopo essere evaso ed avere trascorso una notte in giro, nel tardo pomeriggio di giovedì si è presentato spontaneamente presso una stazione dei carabinieri. Per lui è così scattato l’arresto e ieri mattina, processato per direttissima, ha patteggiato sei mesi. A quel punto per il giovane si sono «finalmente» aperte le porte del carcere di Spini.

 È una vicenda decisamente singolare quella approdata ieri mattina in Tribunale, davanti al giudice Guglielmo Avolio. Protagonista un giovane tunisino, residente in un sobborgo di Trento. Il 26enne, che in Italia aveva trovato l’amore - era sposato con una trentina - da circa tre settimane si trovava agli arresti domiciliari in casa della suocera. L’uomo era infatti stato arrestato per un furto commesso a Rovereto e doveva scontare un anno e due mesi. Ma la possibilità di scontare quella pena agli arresti domiciliari, anziché in una cella, si sarebbe rivelata la peggiore punizione. Da qui la decisione di andarsene di casa.

L’uomo ha trascorso la notte in giro e anche una parte del giorno seguente. Poi, alle 17.30 di giovedì, si è costituito spontaneamente presso una stazione dei carabinieri vicina al capoluogo. Ai militari ha spiegato di essere evaso dai domiciliari perché non sopportava più la suocera. La convivenza con la madre della sua compagna sarebbe divenuta insostenibile, al punto da spingerlo ad andarsene. Parole ripetute ieri mattina anche al giudice di essere evaso dall’abitazione dove si trovava ai domiciliari perché la situazione era divenuta insostenibile: «Non voglio stare più agli arresti domiciliari perché la convivenza con mia suocera è impossibile - ha detto - Accetto la custodia cautelare in carcere. Sono evaso perché non ce la facevo più». Ma l’esasperazione «da suocera» non è una esimente prevista dal codice penale e, dunque, per quell’evasione, il giovane è stato processato ieri mattina e dovrà scontare una pena aggiuntiva rispetto a quella già inflitta per il furto.  Il giudice Guglielmo Avolio ha convalidato l’arresto eseguito dai carabinieri e il 26enne tunisinio, assistito dall’avvocato Giovanni Rambaldi, ha patteggiato una pena di sei mesi di reclusione. Il giudice, alla fine, ha disposto la custodia cautelare in carcere e, dunque, l’uomo è stato condotto presso la struttura di Spini.

Un epilogo che la maggior parte delle persone arrestate si augura di potere evitare. Ma in questo caso, la possibilità di trascorrere i prossimi mesi in cella, lontano dalla suocera, è stata accolta come una liberazione: «Accetto il carcere», ha detto il tunisino.  Quanto all’evasione non è chiaro cosa abbia fatto durante la libera uscita: nel corso della perquisizione personale i militari gli hanno trovato alcune tessere sanitarie appartenenti a cittadini italiani minorenni. Documenti che l’uomo sostiene di avere trovato in città e che a questo punto i carabinieri provvederanno a restituire ai legittimi proprietari.

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