Orsi, l'Ispra boccia il "numero chiuso"

di Luisa Maria Patruno

Nel giorno in cui il presidente della Provincia, Ugo Rossi, incontra il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, per chiedergli di poter ridurre il numero di orsi presenti in Trentino perché "sono troppi", l'esperto di orsi e consulente dell'Ispra, Piero Genoveri, boccia questa proposta.

«Non è che esiste una soglia sotto la quale siamo tranquilli e sopra sopra la quale siamo in pericolo. Abbiamo avuto alcuni orsi problematici quando la popolazione era bassa e anni tranquilli quando la popolazione era già abbondante: non c'è una relazione diretta». Piero Genovesi, responsabile del servizio consulenza in materia faunistica dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ed esperto di orsi, confuta l'idea - sostenuta dalla Provincia di Trento - secondo cui la soluzione di ogni problema di convivenza starebbe nel porre dei limiti ai numeri di orsi presenti sul territorio trentino, provvedendo dunque a trasferire o addirittura abbattere gli esemplari ritenuti in eccesso. Viceversa, secondo l'esperto, consulente del ministero dell'Ambiente, si deve agire tempestivamente sul singolo esemplare che si dimostra pericoloso, oltre che potenziare gli strumenti di informazione e prevenzione.

Dottor Genovesi, c'è però una questione di probabilità: più sono gli orsi, più aumentano i rischi in un territorio così antropizzato come quello trentino.

È anche vero, ovviamente, che i Paesi che hanno migliaia d'orsi più frequentemente hanno problemi. Ma non è un aspetto numerico, l'orso non è una specie come il cinghiale o il cervo, per cui si può programmare il numero per abbassare i danni; negli orsi la pericolosità è così tanto legata ai comportamenti individuali, che si deve essere efficaci nel trattare i singoli problemi, ovvero i singoli individui.

Come si deve intervenire per la sicurezza della popolazione?

Come ho chiarito anche alla Provincia di Trento, tutti i Paesi in cui ci sono popolazioni di orso hanno la necessità di intervenire per rimuovere gli esemplari potenzialmente più pericolosi, perché l'orso se si abitua a frequentare l'uomo può assumere comportamenti di un certo rischio. Lo avevamo previsto già nello studio sulla reintroduzione, è inevitabile che possa succedere. Già due anni fa con l'orso che aveva predato delle pecore vicino a S. Valentino, avevamo dato parere favorevole alla rimozione e il ministero aveva dato l'autorizzazione. Io sposterei dunque l'attenzione dai numeri. Se questo caso di Cadine si fosse verificato 6 anni fa l'avremmo dovuto affrontare allo stesso modo: caso per caso con una risposta estremamente
rapida ed efficiente.

Il piano di azione interregionale per la conservazione dell'orso (Pacobace), concordato anche dalla Provincia di Trento, oggi non prevede la possibilità di trasferire gli orsi in altri Paesi, come la Romania, è così?

È un'opzione che non è prevista.Tutto può essere discusso, ma mi pare improbabile che un altro Paese sia disposto ad accogliere orsi pericolosi. Se non è pericoloso non è necessario spostarlo, se è pericoloso non ci sono contesti così selvatici da escludere la correlazione con l'uomo, mi sembra una ipotesi irrealistica. Poi, noi siamo pronti a valutare anche azioni diverse, si potrà valutare con il ministero dell'Ambiente.

L'esemplare che ha aggredito il podista a Cadine va sicuramente rimosso o abbattuto?

Se si conferma la dinamica emersa dai primi accertamenti, il Pacobace prevede la cattura per mettere l'animale in cattività al Casteller, costruito per questo, o l'abbattimento. Dal nostro punto di vista, l'obiettivo è la rimozione dell'animale dalla popolazione: le due opzioni, la cattività o anche l'abbattimento, da un punto di vista ecologico hanno una differenza limitata. Spetta agli organi più politici valutare qual è l'opzione più opportuna.

Come fate a sapere se viene catturato l'orso giusto?

Venerdì ci sono stati trasmessi i campioni organici e quindi nel giro di qualche ora dovremmo riuscire ad avere una risposta per capire chi è il responsabile dell'attacco. Quindi si rimuove l'orso responsabile, anche se le operazioni di cattura da parte dei forestali per identificare l'orso non sono così facili. L'emergenza assoluta adesso è identificare l'animale.

Per la vostra esperienza, il comportamento di questo orso è raro o non poi così tanto?

Io sono stato per anni vicepresidente dell'associazione mondiale per la tutela degli orsi, per cui abbiamo ottimi contatti, e con la Provincia di Trento abbiamo concordato di discutere con esperti di Finlandia, Norvegia, Romania, Slovenia,
Stato Uniti su questo caso. È un comportamento abbastanza strano e inaspettato. In tutte le terre dove si convive con migliaia di orsi non c'è alcun pericolo ad andare nei boschi, salvo i casi particolari, quando ci si avvicina a una femmina con cuccioli o si spaventa un orso, insomma conosciamo i casi in cui il rischio è spiegabile. Questo è invece un comportamento da approfondire e alla luce dei dati per ora disponibili pare ragionevole rimuovere l'animale.

Alla popolazione che è preoccupata cosa si può dire?

Perché l'orso possa sopravvivere sulle nostre montagne è necessario che venga accettato. È importante comunicare i comportamenti corretti da assumere. In molti contesti convivono numeri molto più alti di orsi con la presenza dell'uomo nei boschi. Le nostre Alpi sono molto frequentate dai turisti, ma gli orsi in Nord America sono presenti nei parchi più frequentati dai turisti e nei Paesi dell'Est europa la presenza dei pastori è più diffusa che da noi. La coesistenza è possibile, ma richiede uno sforzo maggiore da parte di tutti - organi centrali e amministrazioni locali - nell'informare e affrontare ogni conflitto tra uomo e orso e prevenire i casi di assuefazione all'uomo che sono spesso all'origine dei problemi.                                            

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