Fusioni comunali: alle urne il 7 giugno dalle 8 alle 21

di Angelo Conte

Fino alle ore 21, si tengono in Trentino 19 referendum consultivi sulla fusione di complessivamente 55 comuni. Gli elettori interessati sono 45.783. Affinchè il referendum sia valido occorre che in ogni Comune partecipi almeno il 40% degli aventi diritto al voto e le fusioni saranno possibili se in ogni Comune i voti favorevoli saranno la maggioranza. Alle ore 11 l'affluenza più alta si è registrata a Cinte Tesino con il 31,17% e quella più bassa a Civezzano con il 7,7%.

QUI i dati completi sull'affluenza Comune per Comune.

IL REFERENDUM

Meno autonomia nella gestione dei servizi e meno risorse dalla Regione per investimenti e spesa corrente. È alta la partita in gioco per gli abitanti dei 55 Comuni chiamati a esprimersi sulla fusione e dare vita a 19 nuove amministrazioni che porterebbero il totale da 208 a 172 in Trentino. Gli oltre 45.000 elettori che domenica 7 giugno, tra le 8 e le 21, daranno il loro voto sulle fusioni decideranno davvero il futuro prossimo dei loro territori.

Da un lato, infatti, chi riuscirà a fondersi potrà derogare all'obbligo delle gestioni associate, ovvero alla necessità di trovare alleati nei Comuni contigui per superare la soglia dei 5.000 abitanti su servizi come l'urbanistica, le tasse, la programmazione finanziaria e così via.

Dall'altro, fondersi permetterà di mantenere intatti i contributi regionali per il nuovo Comune« con le vecchie regole che consentono di avere aiuti sugli investimenti per un periodo di 10 anni e finanziamenti sulla spesa corrente per 20 anni. In caso di mancata fusione domani, per i Comuni ci sarà invece una decurtazione dei contributi che caleranno del 50% per la parte corrente e saranno cancellati per la parte destinata agli investimenti.

I contributi regionali per i nuovi Comuni che nasceranno se i referendum di domani andranno a buon fine sono quelli definiti dalla delibera della giunta regionale del novembre del 2013 che aveva messo sul tavolo una serie di incentivi per le amministrazioni che intendevano fondersi entro il settembre dell'anno successivo, termine poi spostato al 10 marzo di quest'anno.

Per fare un esempio, il Comune del Contà, se dovesse avere l'ok domani, avrà a disposizione contributi per 20 anni dalla Regione sulla spesa corrente per 1 milione 295.000 euro, e sugli investimenti per 416.000 euro circa. Se la fusione dovesse fallire domani e essere riproposta nuovamente ricevendo il via libera dalla popolazione, ci sarebbe un taglio di circa il 70% dei contributi: rimarrebbero solo 650.000 euro sulla parte corrente e per soli 10 e non 20 anni di concessione. Ovviamente tutte e due le voci, spesa corrente e spesa in conto capitale, verrebbero azzerate nel caso in cui i Comuni non facessero alcuna fusione.

Altra differenza sostanziale tra chi si fonderà domani e chi invece non ce la farà riguarda le gestioni associate. Per i Comuni che superano l'asticella del referendum, anche se raggiungono i 5.000 abitanti, c'è una deroga di tre anni all'obbligo di gestioni associate. Per gli altri, resta un'ultima possibilità: quella di deliberare, ma entro il 10 novembre, un referendum di fusionecon almeno 2 altri Comuni o per raggiungere una popolazione di almeno 2.000 abitanti e di ottenere il via libera nell'ambito della consultazione popolare.

Altrimenti, per chi supera il 10 novembre, ci sarà l'obbligo di allearsi con Comuni contigui sulla gestione dei servizi obbligatori per arrivare ad almeno 5.000 abitanti. E di farlo entro al massimo i primi mesi del 2016, altrimenti se l'iter non partirà, i Comuni inadempienti saranno commissariati per far partire il processo di gestione associata per i servizi previsti dalla tabella della legge provinciale numero tre del 2006 che ne indica una dozzina dall'ufficio tecnico all'anagrafe, dalla statistica al commercio. Si tratta di una strada che, secondo la Provincia, cerca di aumentare l'efficienza dei servizi che si danno ai cittadini in alternativa a quella, considerata principe, delle fusioni, da cui ci si attende anche un risparmio e una maggiore efficienza delle amministrazioni.

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