Il ciclone Podemos sulla campagna elettorale italiana

Spagna, nuovo laboratorio politico dell’Europa: dopo il trionfo di Syriza ad Atene, i nuovi movimenti «anti-casta» dilagano fra Madrid e Barcellona. Un fenomeno che irrompe nella campagna elettorasle in Italia, salutato con entusiasmo dalla sinistra critica con il Pd ma anche dal movimento CInque stelle. Mentre lo stesso premier Matteo Renzi, in tour elettorale ligure, sottolinea che il voto spagolo conferma una forte richiesta all’Europa di cambiare. E in Spagna Podemos ora punta alla conquista del potere centrale alle politiche di novembre, scalzando un Rajoy che però non si dà per vinto. E annunciando che «sarà candidato premier», punta il dito sulla «crisi», ma anche sui casi di «corruzione» che hanno coinvolto esponenti del suo partito nel commentare il deludente risultato. Pronto a rilanciare una nuova strategia: «dobbiamo concentrarci sull’economia, essere più vicini alla gente e comunicare meglio».

I post-indignados di Podemos domenica hanno trionfato a Barcellona, Madrid, Valencia, Saragozza. «Da indignados a deputatos» li definisce El Pais. Il partito antisistema spagnolo entra con fracasso nelle istituzioni, da sinistra.

Gli ex-rivoluzionari del 2011 ora dirigeranno grandi città e regioni. Con la speranza di presto andare al governo. Podemos, in coalizione con il «vecchio» partito socialista (Psoe), dovrebbe guidare le città più importanti del paese, strappate al controllo soprattutto del Pp.

A Barcellona la pasionaria della lotta anti-sfratti Ada Colau ha battuto il sindaco uscente, il nazionalista catalano Xavier Trias. A Madrid l’ex-giudice Manuela Carmena, seconda dietro la popolare Esperanza Aguirre, diventerà però sindaco grazie alla probabile alleanza fra Podemos e il Psoe. Stesso scenario a Valencia, Saragozza, Siviglia. Nella sede del Pp di Via Genova a Madrid, squillano tutti i campanelli d’allarme.

Le cifre dicono che pur perdendo 2,6 milioni di elettori dal 2011 il Pp rimane il primo partito del paese con il 27%. Ma la sensazione è che le cose difficilmente potevano andare peggio. Le politiche di novembre, che decideranno il futuro di Rajoy oltre che del paese, appaiono ora per il Pp ad alto rischio. Podemos e Ciudadanos hanno sfidato il premier già la notte scorsa, e avvertito che punteranno ora alla conquista del governo.

I socialisti, è vero, non stanno molto meglio. Sono secondi con il 25%, ma è il loro peggiore risultato alle amministrative dalla morte di Franco. A Madrid e Barcellona sono stati dimezzati e hanno subito l’umiliante sorpasso di Podemos, che si candida a sostituirli come futuro grande partito della sinistra spagnola. Il Psoe ha perso quasi un milione di voti dal 2011.

Il Pp arriva primo in 8 delle 13 regioni su 17, in cui si è votato ieri Ma in almeno sei perderà il potere se socialisti e Podemos come sembra probabile faranno alleanza. Il Pp potrebbe salvare la regione della capitale se Ciudadanos accetterà di appoggiare Cristina Cifuentes. Madrid con ogni probabilita è persa. La dama di ferro del Pp Esperanza Aguirre arriva prima ma una alleanza Podemos-Psoe darà la poltrona di sindaco alla ex-giudice Manuela Carmena, candidata dei  post-indignados. Lo stesso dovrebbe accadere a Valencia, terza città del Paese e come Madrid storica roccaforte da 25 anni dei popolari.

«Crolla l’enorme potere locale di Rajoy» scrive El Pais. Nel 2011 il Pp aveva tinto di blu il paese, lasciando ai socialisti solo Andalusia e Asturie. Ora ha perso quasi tutto. Per salvare due regioni e alcune città dovrà negoziare l’appoggio di Ciudadanos, il partito dei ‘mani pulitè. Ma il suo leader Alberet Rivera ha avvertito che sarà alle sue condizioni, durissime: a cominciare dal «via tutti i corrotti».

Da La Spezia, dov’era in tour per la campagna elettorale in Liguria, ieri Matteo Renzi ha commentato questa «rivoluzione» spagnola, ma non ha perso l’occasione per attaccare di nuovo ciò che si muove alla sinistra del Pd: dopo aver definito queso laboratorio politico «masochista», oieri lo ha chiamato «bertinottismo 2.0» allundendo a quando Rifondazione comunista fece mancare il suo appoggio al primo governo Prodi.

Renza ha analizzato anche il tentativo del centrodestra di «rimettersi in moto», nonché la tentazione di tanti italiani di non votare. E il «vento» del cambiamento che ha fatto vincere Syriza in Grecia, Podemos in Spagna, la destra nazionalista in Polonia.

«L’esito delle regionali non cambia assolutamente niente per il governo», ha messo le mani avanti il premier. Ma, dopo oltre un anno a palazzo Chigi, con la protesta dei precari della scuola a far da sottofondo a quasi ogni comizio, la sfida è trasformare un agevole 4 a 3 sul centrodestra, in una vittoria 6 a 1. E, a partire dalla contesa Liguria, dove a sinistra ogni voto può fare la differenza.

«L’astensionismo è il nostro nemico», avverte il ministro ligure Andrea Orlando. E Raffaella Paita si rivolge ai militanti dem: «Vi prego di provare a convincere ogni indeciso, tentato dall’astensione o dalla protesta». «Andate a votare. Non fate i bischeri», dice il premier alla toscana Rtv38, una delle tante interviste che concederà alle tv locali nei prossimi giorni. In mattinata, mantenendo una promessa fatta a Barack Obama, è stato a San Casciano, nel cimitero militare americano dei Falciani, per il Memorial Day. Il 70° anniversario della Liberazione, spiega, è anche l’occasione per ricordare che «votare è il motivo per il quale hanno perso la vita migliaia di persone».

Attraverso il voto, osserva Renzi, passa una forte richiesta all’Europa di cambiare: prima Syriza in Grecia poi Podemos in Spagna e («nella direzione opposta») la destra nazionalista in Polonia hanno colto quel «vento». «Spero - dice il leader del Pd - che l’Italia potrà portare forte la voce per il cambiamento dell’Europa nei prossimi mesi». Le amministrative di domenica, è il sottotesto, potranno dare più forza a quella voce.

All’ora di pranzo, dopo una visita ai cantieri Baglietto del gruppo Gavio, il segretario sale sul palchetto allestito in un piccolo parco nel quartiere Limone di La Spezia e lancia la volata finale a Raffaella Paita, che lì è cresciuta. «Da qui con la Lella dimostriamo che in gioco non ci sono i laboratori di politica nazionale ma la scelta di chi nei prossimi cinque anni governerà la regione. È l’ora di farla finita di trasformare le elezioni in uno scontro per i giochi politici romani».

Renzi si rivolge agli elettori di sinistra. «Non dobbiamo consentire a nessuno di usare la vostra regione per fare il bertinottismo 2.0: mandare a casa la sinistra e spalancare le porte ancora una volta alla destra», dichiara in risposta a Nichi Vendola e Pippo Civati che sostengono Luca Pastorino, il candidato alternativo a un Pd cui si rimprovera di essersi alleato, in Liguria come a Roma, con una fetta del centrodestra.
«Vogliono fare della Liguria, con la candidatura di Luca Pastorino, un laboratorio della nuova sinistra? No, è l’infermeria della nuova destra. È una sfida a due tra Paita e Toti, la sinistra può arrivare quarta o quinta», commenta irriverente Renzi.

Ma il premier parla anche agli elettori 5 Stelle: «Grillo sembra un biglietto della lotteria vincente non riscosso». E ai moderati del centrodestra: «È un errore attaccare Berlusconi, non lo demonizzerò mai ma venti anni di centrodestra hanno lasciato macerie. Berlusconi ha governato più di De Gasperi, Moro, Fanfani, Andreotti. Perché non ha realizzato le sue belle idee?».

E a un gruppetto di una decina di precari della scuola che lo fischia, replica deciso: «Potete fischiare quanto vi pare, noi non fischiamo gli altri, siamo il Pd». Si accende una discussione animata tra militante Pd e i contestatori. Renzi si ferma un’oretta prima di ripartire per Roma.

Poi, in serata, va in scena su Skytg24 il confronto  fra i quattro principali candidati che si contendono la presidenza della Liguria.
In scena Raffaella Paita, Pd; Giovanni Toti, centrodestra; Alice Salvatore M5S; e Luca Pastorino, sostenuto da Rete a sinistra. La scelta ha provocato la reazione del candidato presidente di Liguria Libera Enrico Musso, escluso dalla serata.

«Vogliamo parlare di onestà trasparenza e competenza», ha detto Salvatore mentre Toti e Paita hanno sostenuto che il voto di domenica riguarda la Liguria mentre Pastorino ha accusato il premier Renzi di avere trasformata il voto in test nazionale. «Mai visti così tanti ministri qui», ha sottolineato.

Otto i temi regionali sui quali si è svolto il confronto: occupazione, tutela del territorio, porti, infrastrutture, sanità, immigrazione e sicurezza, questione etica e spese pazze.
I quattro candidati si sono detti d’accordo sulla riduzione degli stipendi dei consiglieri e sull’abolizione dei vitalizi, hanno elencato il loro reddito e si sono divisi sul rimborso ai pensionati.

Toti ha assicurato che il centrodestra rimarrà unito dopo la vittoria, Paita non è sembrata temere il pronostico del 4-3. «Festeggeremo una grande vittoria il primo di giugno, sicuramente in Liguria e in quasi tutte le regioni», ha affermato.

Il tema dell’occupazione e la proposta del M5S del reddito di cittadinanza ha visto protagoniste soprattutto le due candidate in un botta e risposta. «Non bisogna dire balle», ha detto Paita a Salvatore sul reddito di cittadinanza, attaccando poi il M5S sulla questione morale.

Paita ha accusato il movimento di Beppe Grillo di avere schierato l’unico candidato che si è poi ritirato perché «in odore di mafia». «È incensurato e non si è dovuto ritirare ma ha preferito farlo» ha puntualizzato Salvatore che ha sua volta accusato la candidata del pd: «qui l’impresentabile sei tu», perchè indagata per disastro colposo per l’alluvione di Genova.

Dopo quasi due ore di confronto il sondaggio di opinione fra i telespettatori di Sky, che hanno risposto alla domanda «chi ti ha convinto di più»? ha visto prevalere Salvatore col 35%, seguita Toti (27%), Paita (25%) e Pastorino (13%).

Escluso dalla serata Musso ha accusato SkyTv «di falsare la competizione elettorale per la presidenza della Regione?Liguria»?. spiegando di valutare azioni legale. Da Sky non si commentano eventuali iniziative, ma si fa notare che Musso ha partecipato ad un confronto con Antonio Bruno dell’Altra Liguria e con Matteo Piccardi, Partito comunista dei lavoratori, andato in onda venerdì a Skytg24 del pomeriggio.

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